giovedì 7 novembre 2013
Storia di Gaetano, 16 anni. Senza ascensore e con le scale a pezzi, il padre deve prenderlo in braccio per uscire di casa. La madre: «Quando chiamai il fisioterapista, disse che in questo quartiere non sarebbe venuto». (di Pino Ciociola)
IL VIDEO A Scampia non è solo "Gomorra"
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C’è una frase, scritta a mano, su un muro dei sotterranei della "Vela celeste" a Scampia: Cerca le meraviglie nascoste nelle persone. Qui se ne trovano. Qui è nato e vive Gaetano, sedici anni, con la sua famiglia: la mamma, il papà, una sorella più grande. Con un ritardo psicomotorio da quando venne al mondo. E «da qui non me ne voglio andare», sussurra. Sebbene non sia facile. Le scale sono tante e vanno in pezzi, gli ascensori sono morti da chissà quanti anni e fino a un po’ di tempo fa suo padre doveva prenderlo in braccio per farlo uscire e rientrare da casa. Adesso, che Gaetano bene o male cammina, va meglio. Sorride. Aveva una passione sfrenata per il computer e i social network, ma «è volubile!», spiega la mamma, e così ora s’è trasformata in una per la musica napoletana da ascoltare e vedere sulle tivù locali.Il primo fisioterapista ebbe paura. «Alle Vele non vengo»«Me ne andrei da qui, ma non per la gente», dice mamma Carmela: «È stato ricoverato a Roma due mesi e mezzo e quando siamo tornati tutti gli hanno fatto una bellissima festa, coi fuochi d’artificio, un banchetto di dolci, torte, palloncini... La gente qui è meravigliosa». Eppure il primo fisioterapista assegnato dalla Asl non volle arrivare proprio nel bel mezzo di Scampia e in una delle famigerate "Vele": «Ci disse che aveva paura». Il secondo che fu contattato dalla famiglia di Gaetano, invece, un anno dopo continua ad andare a casa loro: «All’inizio spesso lo fermava la Polizia, adesso lo conoscono anche... gli agenti». Ha mai avuto qualche problema con qualcuno? «No, mai».Un’umanità come non si trova da nessun’altra parteLa stanza di Gaetano è stracolma del suo tifo per il Napoli fra peluche, soprammobili, quadretti e palloni: scherziamo su questo, dopo aver preso il caffè con la madre in cucina ed esserci arrivati pian piano, nella sua camera. Sulle pareti, negli angoli in alto, c’è umidità. Il degrado delle "Vele" più che evidente, è sfacciato. E che Scampia sia feudo della camorra lo sanno pure i bambini. Ma c’è anche tanta brava gente. «Bisogna venire a mettere i piedi a mollo in questa realtà, per capirla – spiega Davide Cerullo, che a 14 anni faceva il pusher proprio per la camorra e adesso anima (e salva) i più piccoli di Scampia, oltre a scrivere libri –. Per scoprirvi un’umanità che non c’è da nessun’altra parte». Dal balcone, salgono voci di ragazzini che corrono e donne che rientrano con la spesa. È una bella giornata e anche la guerra fra clan, girati e scissionisti, qui sembra essersi trasformata in tregua.«Non me ne voglio andare ma vorrei poter uscire di più»È appena tornato da scuola. Gateano ha i capelli tagliati di fresco come chiunque o quasi alla sua età: cortissimi sui lati, decisamente più lunghi davanti e sopra e anche su questo lo prendiamo in giro e ci ridiamo su a lungo. Scampia mette i brividi vista da dentro. Eppure, insieme, adesso in qualche modo rassicura. No, «non me ne voglio andare», ripete Gaetano. Ma «mi piacerebbe uscire di più». Perché a farlo proprio da solo ancora non ce la fa e il papà torna dal lavoro nel tardo pomeriggio. E poi – aggiunge la mamma – «dove potrebbe andare anche solo qui sotto? Non c’è niente per loro, per i ragazzi della sua età». Ha ragione. Sterpaglie, immondizie, asfalto sbrecciato e una macchina della forze dell’ordine fissa nel parcheggio. Null’altro. A parte un’altra scritta, con la vernice spray, che da molto tempo si legge sopra un portone della "Vela" di fronte a questa: «La cultura è l’unica arma di riscatto».Ha già subìto diversi interventi e altri dovrà farne. Ma la famiglia se lo coccola e la gente della "Vela celeste" gli sta dietro. Gli piace il motorino e sta imparando ad andarci. La tivù è accesa su un canale che, ovviamente, sta mandando un pezzo neomelodico, fra poco torneranno la sorella Jessica e papà Abramo. Ha fatto grandi passi avanti da quando è nato, può farne altri. E sarebbe bello se ci si prendesse più cura dei più deboli di Scampia...
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