sabato 13 marzo 2021
Mezzo milione di somministrazioni da aprile, anche in strutture parrocchiali, centri commerciali e aziende. L’obiettivo dell’80% degli italiani vaccinati entro settembre
Il premier Draghi in visita al centro vaccinale all'aeroporto di Fiumicino

Il premier Draghi in visita al centro vaccinale all'aeroporto di Fiumicino - Reiters

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Il cambio di passo – atteso e annunciato – ora è anche messo nero su bianco. Eccolo, il piano vaccinale del nuovo commissario all’Emergenza, Francesco Paolo Figliuolo. Concreto e ambizioso, come si addice d’altronde al profilo da prima linea del generale. Primo obiettivo: vaccinare l’80% degli italiani entro fine settembre, ossia in poco più di sei mesi, a partire dall’attuale 3,2% (quasi due milioni che hanno ricevuto anche il richiamo). Arrivando a somministrare 500mila dosi al giorno, il triplo delle 170 mila di media dell’ultima settimana in cui, lo ha spiegato appena venerdì pomeriggio il premier Draghi, si è concentrato il 30% delle somministrazioni effettuate dall’inizio della campagna vaccinale. Un segnale già molto incoraggiante.



Il ruolo cruciale di Johnson&Johnson, che già da dopo Pasqua dovrebbe consegnare 7,3 milioni di dosi
Entro la fine di giugno ne dovrebbero arrivare in tutto altre 52 milioni




L’accelerazione

Per il nuovo piano vaccinale del governo, rivisto e potenziato, è decisiva la fornitura di Johnson&Johnson, che da metà aprile dovrebbe consegnare 7,3 milioni di dosi nel secondo trimestre e complessivamente fino a 27 milioni di dosi in Italia. Il vaccino Usa, si è detto più volte, è monodose e facile da conservare a basse temperature e potrebbe quindi compensare gli ulteriori tagli e ritardi di AstraZeneca nelle consegne. Insieme a 24,8 milioni di dosi di Pfizer e 4,6 milioni di Moderna Figliuolo conta di lanciare ad aprile la vera campagna vaccinale di massa, finora rimasta per lo più sulla carta e gestita in maniera del tutto scomposta (nel bene e nel male) dalle Regioni. «Ad oggi sono state approvvigionate 7,9 milioni di dosi, che si raddoppieranno entro le prossime tre settimane – si legge nel piano vaccinale –. Entro la fine di giugno è previsto l’arrivo di altre 52 milioni di dosi circa, mentre ulteriori 84 milioni sono previsti prima dell’autunno». Sempre che le aziende rispettino i contratti.
Riserve e “governance”
Una riserva dell’1,5% delle dosi sarà stoccata per fronteggiare emergenze in aree ad alto contagio, con l’impiego di rinforzi del Dipartimento di Protezione Civile e della Difesa, come il team congiunto già previsto per la Calabria. «La governance della campagna sarà accentrata a fronte di una esecuzione decentrata, con una catena di controllo snella», promette Figliuolo, che ha individuato nell’«ultimo miglio» sul territorio uno dei problemi principali. Si punta a uniformare i criteri di vaccinazione, partendo dalle categorie più fragili per poi passare agli over 70 e infine alle fasce più giovani, mettendo fine a un certo caos e a disparità evidenti nei primi tre mesi tra le regioni.

Vaccini dappertutto

Per la “capillarizzazione” delle somministrazioni si aumenterà la platea dei vaccinatori e verrà dato impulso all’accordo per impiegare medici di medicina generale (fino a 44 mila), odontoiatri (60mila), medici specializzandi (23mila). Un esercito di 120mila persone in più, in soccorso dei medici già impegnati sul fronte della nuova emergenza contagi. Per quanto riguarda il potenziamento della rete vaccinale, che attualmente conta di 1.733 punti, potranno essere utilizzati siti produttivi, le aree della grande distribuzione, le palestre, le scuole, le strutture di associazioni e della Conferenza episcopale italiana: che ha messo a disposizione oratori e spazi parrocchiali. Pure il mondo dello sport farà la sua parte con un accordo fra la struttura commissariale e il presidente del Coni, Giovanni Malagò. «Ogni comitato regionale e ogni delegazione provinciale individueranno una struttura da adibire all’accoglienza delle persone che dovranno sottoporsi alla vaccinazione. Le atlete e gli atleti faranno da testimonial», spiega il numero uno del Comitato Olimpico.

Francesco Paolo Figliuolo nuovo commissario straordinario all’emergenza Covid-19, che il premier Mario Draghi ha voluto al posto di Domenico Arcuri

Francesco Paolo Figliuolo nuovo commissario straordinario all’emergenza Covid-19, che il premier Mario Draghi ha voluto al posto di Domenico Arcuri - Reuters

Il ruolo delle imprese

Il commissario Figliuolo ha ricevuto anche la disponibilità anche di grandi aziende come Stellantis, Eni, Enel e Poste per vaccinare i dipendenti direttamente in sede, mentre accordi analoghi sono stati o saranno stipulati con Confindustria a livello regionale. E le imprese saranno coinvolte anche su un altro versante, dopo che la multinazionale Patheon Thermo Fisher ha firmato una lettera di intenti per la produzione di massa di un vaccino in Italia. Massimo riserbo su quale prodotto verrebbe realizzato nei due stabilimenti nel Lazio (Ferentino) o in Lombardia (Monza): potrebbe essere uno di quelli già utilizzati in questi mesi per vaccinare in Italia, Pfizer o Moderna, oppure uno di quelli in via di approvazione a livello europeo, come Novavax e Curevac. Intanto la sfida è superare i ritardi e le disparità tra Regioni nella campagna vaccinale, senza contare l’effetto psicosi per i casi di morte sospetti successivi all’inoculazione di AstraZeneca, con migliaia di cancellazioni delle prenotazioni.

Campagna vaccinale nazionale, il cardinale Bassetti: daremo un nuovo contributo di carità

“Il tempo della responsabilità non è terminato. La Chiesa che è in Italia saprà dare un ulteriore segno concreto di prossimità. Con la campagna vaccinale, infatti, abbiamo la possibilità tangibile di fornire un nuovo contributo di carità”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, commenta la campagna vaccinale nazionale antiCovid, presentata oggi dal Commissario straordinario, generale Francesco Paolo Figliuolo, che apre all’eventualità, tra l’altro, di utilizzare strutture edilizie delle Chiese che sono in Italia. La messa a disposizione di questi luoghi, che non sono quelli liturgici, tiene conto di vari fattori, non ultimo la continuità di un cammino già avviato in molti territori. Sono numerose, infatti, le Diocesi che hanno consentito e consentono l’utilizzo delle proprie strutture per medici, infermieri, Protezione civile, persone in quarantena, ammalati, poveri e quanti soffrono a causa del Covid. “Anche questa – afferma il porporato – è testimonianza autentica di un servizio alla persona, agli ultimi in particolare, a chi è in prima linea nella cura dei malati e, quindi, al Paese intero. Tutti insieme, uniti, possiamo costruire orizzonti di speranza”.


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