giovedì 22 maggio 2025
Una società sportiva per ogni km² di città, oltre 31.000 partite in un anno e il 14% di tesserati in più: il bilancio sociale 2024 del CSI Milano racconta una realtà che educa, rigenera e unisce.
Lo sport che fa rete, educa e rigenera
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Si dice spesso che alcuni numeri parlano da soli. Quelli del Centro Sportivo Italiano di Milano lo fanno davvero: 181 società sportive per un’estensione di 181 km² della città, una per ogni chilometro quadrato. Cinquemila squadre iscritte ai campionati, 31.715 partite disputate in un anno. E un aumento del 14% dei tesserati rispetto al 2023. Sono alcuni dei dati emersi dal bilancio sociale 2024 del CSI di Milano, presentato ieri nella sede di Banco BPM, che raccontano non solo di un radicamento capillare sul territorio, ma anche del ruolo significativo che questa rete svolge all'interno del sistema sportivo milanese e lombardo. «C’è ancora l’idea che lo sport in oratorio sia da guardare con simpatia, ma che conti un po’ meno rispetto ad altre realtà sportive. I numeri raccontano un’altra storia: ci dicono che lo sport in oratorio non solo sta bene, ma è un’eccellenza», ha sottolineato con emozione il presidente del CSI Milano, Massimo Achini.


Un capitale sociale che ha anche un peso economico importante, incidendo in modo concreto sulla rigenerazione urbana, sulla sicurezza e sull’educazione. Le 630 società sportive del CSI Milano rappresentano a tutti gli effetti delle agenzie educative. Producono almeno – e la cifra è per difetto – 2.704.000 ore di volontariato all’anno. Se questi numeri non bastano a raccontare l’impegno degli educatori che, ogni settimana per dieci mesi, si mettono a fianco dei giovani, danno almeno un’idea del patrimonio valoriale che viene trasmesso. Un impegno che non si ferma con la fine dei campionati a giugno: oltre 50.000 bambini sono coinvolti nei progetti estivi promossi da CSI Milano in collaborazione con la FOM negli oratori estivi. Attenzione e cura che sono stati sottolineati anche da Monsignor Carlo Azzimonti, Moderator Curiae e Vicario per gli Affari Generali, che ha annunciato che il tema scelto per il prossimo Consiglio Pastorale Diocesano sarà proprio la pratica sportiva, definita «strumento privilegiato per tessere relazioni».


La realtà del Csi ha segnato anche il percorso personale e educativo dell’assessora allo Sport, Martina Riva: «Ero tesserata Aspis!», ha raccontato con orgoglio, riferendosi alla società sportiva del CSI nella zona di Wagner. «Una società sportiva ogni chilometro quadrato e un oratorio raggiungibile in dieci minuti a piedi: significa dire che un presidio sociale a Milano c’è, e dobbiamo tornare a dire che è una realtà di serie A». L’assessora ha poi elogiato la capacità del CSI di ascoltare i bisogni dei quartieri, come dimostra il progetto Selinunte, dove un ex mercato comunale è stato trasformato in un polo ludico-sportivo. Qui il CSI ha svolto 1.390 ore di attività, diventando un punto di riferimento per i ragazzi della zona, con laboratori multisportivi, corsi di ginnastica, lezioni di arti marziali.


Ma la vera forza del CSI Milano, e di chi lo guida, è l’energia instancabile che li porta a voler fare sempre di più e sempre meglio. È quella voglia di non accontentarsi che li ha spinti lo scorso settembre, in occasione degli 80 anni dell’associazione, a trasformare piazza Duomo nella più grande palestra a cielo aperto della città. E di questa capacità di sognare in grande, restando fedeli ai propri obiettivi, ne sono testimonianza gli oltre 92.000 chilometri percorsi tra Camerun, Zambia, Madagascar e Perù per portare lo sport nelle periferie del mondo. O la Winners Cup, torneo per giovani con patologie oncologiche, che coinvolge 12 ospedali da tutta Italia e dall’Europa. O ancora le 725 ore di attività svolte all’interno dei carceri di San Vittore, Beccaria e Monza con il progetto Liberi di Giocare. «È la prima volta che mi capita di vedere un’attenzione di questo tipo alla cura dei giovani – ha commentato la presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano Maria Carla Gatto –. Solo investendo nell’attenzione alle nuove generazioni e ai più fragili possiamo sperare in un futuro migliore. Altrimenti, ci limitiamo a constatare le problematicità dell’oggi, ma questa visione miope ci sta portando a constatare oggi una situazione sconfortante».

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