giovedì 13 luglio 2017
Previsto da una legge del 2000, è un importante strumento di prevenzione perché impedisce le speculazioni sulle terre incendiate. Per 10 anni non è possibile costruire o esercitare pascolo.
Un Comune su 5 senza il «catasto»
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ROMA C’è uno strumento molto importante per prevenire gli incendi, un forte deterrente contro incendiari e gli interessi che li muovono. È il 'catasto delle aree percorse dal fuoco' previsto dalla legge 353 del 2000. Aree sottoposte a vincoli rigidissimi: per 15 anni non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio, per 10 non è possibile realizzare edifici e altre infrastrutture, per 10 sono vietati il pascolo e la caccia, per 5 sono vietati anche i rimboschimenti, sostenuti da finanziamenti pubblici, salvo autorizzazione del ministero dell’Ambiente. C’è tutto quello che si nasconde dietro gli incendi e che, con questi vincoli, sarebbe bloccato. Ma manca ancora nel 20% dei comuni e altri non lo aggiornano. «La legge 353 è stata una buona legge in termini di prevenzione. Chi bruciava prima degli anni duemila per poter poi fare cose diverse sul territorio, con vincoli così pesanti e persistenti è stato scoraggiato », spiega il tenente colonnello Marco Di Fronzo, comandante del Nucleo informativo antincendio boschivo (Niab) dei Carabinieri Forestale, i superesperti delle indagini sui roghi dei boschi. Dopo un avvio stentato, e dopo il terribile incendio del Gargano del 2007, si scoprì che pochissimi comuni avevano attivato il catasto con la scusa di non avere soldi e mezzi. Il governo Prodi così nominò commissario all’emergenza incendi l’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, obbligando i comuni a svegliarsi. Si ricorse ai dati in possesso proprio della Forestale. «Siccome durante le indagini effettuiamo anche la perimetrazione delle aree percorse dal fuoco – dice ancora l’ufficiale –, i comuni si possono avvalere dei nostri rilievi». Cosa che fecero. E i risultati si sono visti anche se non perfetti. «Nel 2012 facemmo una verifica sullo stato di attuazione del Catasto. Notammo che i comuni che lo avevano istituito dal 2007 e poi lo aggiornavano erano circa il 60-70%. Quelli che avevano avuto incendi e non avevano adempiuto erano il 20%. È però solo un termine numerico e non legato all’estensione degli incendi su quel territorio ». E poi, sottolinea Di Fronzo, «i vincoli sono per molti anni però si perde un po’ la memoria storica dei luoghi». Così dopo i primi anni non pochi comuni si sono fermati, senza aggiornare annualmente il Catasto. I problemi «più grossi» riguardano «i vincoli legati alla pastorizia. Su territori montani molto vasti, dove magari non si riesce a garantire un presidio costante, può capitare che vadano a pascolare dove si è bruciato». E i forestali hanno scoperto anche i soliti 'furbi'. «Abbiamo fatto delle importanti indagini in Campania e nel Lazio su alcuni allevatori che avevano dichiarato di utilizzare la 'condizionalità', la pratica che non prevede l’utilizzo del fuoco come elemento culturale del pascolo, per accedere così al sostegno dei contributi europei. Abbiamo trovato dei casi in cui si era bruciato lo stesso e li abbiamo perseguiti per truffa all’Ue. Un’attività delittuosa, per cifre rilevanti». Insomma, come sottolinea Chiara Braga, deputata del Pd e membro delle Commissioni Ambiente e Ecomafie della Camera, che ieri ha lanciato l’allarme, «è assolutamente necessario che i comuni provvedano subito all’obbligatorio aggiornamento delle aree percorse dal fuoco, perché il Catasto è davvero uno strumento estremamente efficace per combattere un crimine odioso». E il tenente colonnello Di Fronzo ci tiene a ricordare come «la protezione del nostro patrimonio forestale deve essere partecipata e condivisa con la popolazione perché quando brucia il bosco è come se bruciasse il giardino di casa e la devastazione di quei territori rimane non per un anno ma per decine. Solo se c’è questo comune sentire nel proteggere un bene così prezioso si riescono a fare un controllo e una protezione del territorio condivisi, non si può immaginare di delegare ad altri. Ricordando che quando un bosco brucia in montagna quella montagna dopo cinque anni crolla».

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