«Trump taglia i fondi ad Harvard? I ricercatori li prendiamo al San Raffaele»

Record di ricavi per il Gruppo San Donato. Paolo Rotelli: «Grandi investimenti per vincere le demenze in 10 anni. Le liste di attesa? Si abbattono con 30 miliardi». Marco Centenari è il nuovo ad
June 2, 2025
«Trump taglia i fondi ad Harvard? I ricercatori li prendiamo al San Raffaele»
Ufficio stampa Gsd | Da destra a sinistra i tre vicepresidenti del Gruppo San Donato: Paolo Rotelli, Kamel Ghribi e Marco Rotelli
«Siamo nella top 10 per qualità della ricerca a livello internazionale e ringrazio il presidente americano Donald Trump per aver cancellato i finanziamenti agli stranieri in America. Vorrà dire che possiamo fare la lista della spesa e da Harvard portare tanti ricercatori al San Raffaele». Parola di Paolo Rotelli, azionista e vicepresidente del Gruppo San Donato (Gsd), il maggiore della sanità italiana, intervenendo, all’Irccs Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio di Milano, alla presentazione dei dati di bilancio 2024 e della nuova governance. «Grazie al governo precedente e a quello attuale, abbiamo un limite di tasse per chi rientra dall'estero. Vogliamo usare l'attrazione fiscale italiana - precisa Rotelli a margine della conferenza stampa -. Abbiamo già tre o quattro nomi su cui stiamo puntando». Del resto, la ricerca è un pilastro della missione imprenditoriale della famiglia Rotelli. Grazie all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, il fiore all’occhiello del Gruppo, «entro 10 anni dobbiamo arrivare a vincere le demenze -dichiara il vicepresidente -. Stiamo investendo tantissimo nelle scienze neurologiche ma non è questo l’unico obiettivo delle nostre ricerche. Siamo molto avanti negli studi sul diabete, sulle maculopatie, sul trattamento di altre patologie neurologiche ma anche sui vaccini». Non a caso, il San Raffaele, con i suoi 1.771 ricercatori, le 3.414 pubblicazioni scientifiche, i 762 brevetti, i 100 laboratori high-tech e i 1.364 esperimenti clinici, si conferma al primo posto in Italia per Impact factor medio, numero di brevetti e finanziamenti Ue. Eccellenze, sottolinea Rotelli, che investono anche l’Università Vita-Salute San Raffaele.
Sono sfide che il Gsd potrà rinnovare anche in futuro visto che ha appena celebrato il 2024 come l’anno dei ricavi record: 2,57 miliardi, in crescita di quasi il 30% rispetto agli 1,97 registrati l’anno precedente e un ebitda di 323 milioni (più 40% su base annua). Crescita guidata principalmente dall'incremento dei pazienti solventi, dalle acquisizioni dei due gruppi polacchi American Heart of Poland e Scanmed, dalla piena operatività dei due nuovi poli ospedalieri, l'Iceberg del San Raffaele e il nuovo Galeazzi - Sant'Ambrogio, dalla gestione degli ospedali in Iraq. «Oggi il Gruppo San Donato mira alla riduzione significativa dell'incidenza delle malattie e a democratizzare l'accesso alla salute e al benessere, rendendoli più facilmente accessibili a tutti, attraverso soluzioni innovative e sostenibili nel settore sanitario», afferma Angelino Alfano, presidente del Gruppo, affiancato dagli altri vicepresidenti, Marco Rotelli, che ha relazionato sui dati economici, e Kamel Ghribi (nel cda assieme ad Augusta Iannini e Nicola Grigoletto), e dal nuovo amministratore delegato del Gruppo San Donato, Marco Centenari che, dopo aver guidato con risultati di rilievo il San Raffaele, passa ora a dettare i tempi di un colosso che tratta 5,8 milioni di pazienti l’anno, in 161 strutture sanitarie, di cui 58 in Italia, con oltre 8.000 posti letto e 11.000 medici che gestiscono, tra l’altro, 250.000 accessi in Pronto soccorso.
«Esportare il know-how sanitario italiano - dice Ghribi - è una missione in cui credo profondamente. Parliamo di un sistema fondato su competenze mediche d'eccellenza, capacità gestionale e valori umani. Condividerlo con altri Paesi, soprattutto in aree come il Medio Oriente, significa promuovere non solo benessere, ma anche stabilità, cooperazione e diplomazia». C’è la sua regia, e il lavoro della società Gksd, di cui il manager tunisino è presidente, in molti dei progetti sviluppati all’estero: dall’Albania all’Iraq (dove il Gsd gestisce l’“Al Najaf Al Ashraf teaching hospital” a Najaf, e il “Sayyab teaching hospital” a Bassora), dall’Egitto all’Arabia Saudita, e poi in Libia e in Siria, come in Polonia e in Romania.
L'ospedale Al Najaf Al Ashraf teaching a Najaf, in Iraq, gestito dal Gruppo San Donato - Ufficio stampa Gsd
L'ospedale Al Najaf Al Ashraf teaching a Najaf, in Iraq, gestito dal Gruppo San Donato - Ufficio stampa Gsd
Per ulteriori espansioni Paolo Rotelli non esclude potenziali partner in futuro: «Continuiamo a incontrare fondi, investitori e partner potenziali, per noi è normale. Quando troveremo il partner perfetto, allora apriremo il capitale». Probabilmente è una prospettiva compatibile con una compagnia assicurativa, con la quale il Gsd potrebbe costruire una sinergia strategica e con obiettivi convergenti.
Alla presentazione ci sono anche il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, e la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, si collega da Roma: «Stiamo costruendo la sanità del terzo millennio in un contesto che cambia - commenta -. Abbiamo davanti a noi sfide complesse, ma anche grandi opportunità per migliorare la qualità del nostro Servizio sanitario nazionale, che resta uno dei beni più preziosi della nazione. Servono anche alleanze virtuose tra pubblico e privato convenzionato - continua -, capaci di valorizzare le risorse, integrare i servizi, garantire equità e accessibilità delle cure ad ogni cittadino». Grazie ai fondi del Pnrr, conclude il ministro, «stiamo investendo sull'assistenza territoriale domiciliare, sul processo di modernizzazione e digitalizzazione della sanità. Al contempo, assieme alle Regioni, lavoriamo per abbattere le liste d'attesa, che oggi sono forse il problema più sentito dai cittadini».
Ma proprio sulle liste di attesa, Paolo Rotelli non fa giri di parole: «Vogliamo cancellarle? Aggiungiamo 30 miliardi al Fondo sanitario nazionale - taglia corto -, così domani le strutture già esistenti avranno la capacità di produrre». Secondo Rotelli, occorre «passare dal 6-7% del Pil che spendiamo attualmente per la sanità», al modello di «Francia e Germania, che spendono il 9-10% del Pil e non hanno due anni di liste d'attesa. Non c'è bisogno di una riforma in Italia, abbiamo già il modello migliore».

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