lunedì 23 marzo 2009
Tra gli imputati condannati per l'incidente del 6 agosto del 2005, tutti tunisini, due piloti, quattro tecnici e il direttore della compagnia Tuninter. Nel diastro morirono 16 persone e altre 23 rimasero ferite.
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Si è concluso con 7 condanne per 62 anni di carcere complessivamente e due assoluzioni il processo per l'incidente dell'Atr 72 della Tuninter precipitato il 6 agosto del 2005 nel mare di Palermo al largo di Capo Gallo. Nel diastro morirono 16 persone e altre 23 rimasero ferite. La sentenza è stata emessa dal Gup di Palermo, Vittorio Anania, dopo tre ore di camera di consiglio.Le condanne. Gli imputati condannati, tutti tunisini, sono il comandante Chafik Gharby e il pilota Ali Kebaier (entrambi condannati a 10 anni di reclusione, la pena più pensante), il direttore generale della Tuninter Moncef Zouari e il direttore tecnico Zoueir Chetouane (che hanno avuto 9 anni ciascuno), il responsabile del reparto di manutenzione Siala Zouehir, il meccanico Nebil Chaed e il responsabile della squadra manutenzioni Rhouma Bal Haj (8 anni ciascuno). Assolti invece i capisquadra manutenzione Fouad Rouissi e Lofti Ben Jemia. Nessuno di loro era presente in aula. Le vittime. Il 6 agosto del 2005 l'Atr 72 della Tuninter era decollato da Bari diretto nella città di Djerba in Tunisia, e meno di mezz'ora dopo precipitò nel mare di Palermo al largo di Capo Gallo. Morirono Enrico Fallacara, Maria Grazia Derenato, Paola Di Ciaula, Giuseppe Francesco Scarnera, Anna Maria Palmisano, Antonella Capurso, Barbara Baldacci, Isabella Ruta, Elisabetta Acquaro e la figlia Chiara di 4 anni, Rosa Santoro, Carmela Amoruso, Raffaele Ditano e Francesco Cafagno, tutti pugliesi, e due membri tunisini dell'equipagio, Moez Bouguerra, capo cabina e Harbaoui Chokri, meccanico di bordo. Altre 23 persone rimasero ferite. I pubblici ministeri Marzia Sabella e Emanuele Ravaglioli avevano chiesto complessivamente 90 anni di carcere per i nove imputati, che rispondevano a vario titolo di disastro aereo colposo, omicidio e lesioni gravi colpose plurime.La ricostruzione dell'incidente. Secondo la ricostruzione dell'accusa, l'aereo cadde perché non era stato calcolato bene il livello del kerosene contenuto nei serbatoi, a causa della sostituzione dell'indicatore del carburante nel quadro comandi di bordo. Per accelerare i tempi, come pezzo di ricambio fu utilizzato un modello destinato all'Atr 42, che segnalava un livello di carburante superiore a quello effettivo. Dopo una complessa perizia l'accusa aveva chiamato in causa anche il direttore generale della compagnia, il direttore tecnico, il responsabile del reparto di manutenzione e i capisquadra responsabili e meccanico del gruppo manutenzione. I pm avevano sostenuto anche che il disastro si sarebbe potuto evitare se il pilota, invece di decidere di effettuare la manovra di ammaraggio che causò la spaccatura della fusoliera, avesse sfruttato le correnti d'aria per raggiungere l'aeroporto "Falcone e Borsellino" di Punta Raisi e atterrare sulla pista.Nel processo si erano costituite due parti civili, la Fondazione 8 ottobre, costituita dopo il disastro aereo di Linate del 2001, e Vito Albergo, zio di una bambina rimasta uccisa nel disastro, Barbara Baldacci. Entrambi avevano subito annunciato che un eventuale risarcimento sarebbe stato devoluto in beneficenza. Tutti gli altri familiari delle vittime, tranne appunto Albergo, avevano invece accettato l'indennizzo offerto dalla compagnia aerea tunisina e pertanto non si era costituiti nel processo. Alcuni dei congiunti, tuttavia, erano oggi al Palazzo di giustizia di Palermo per seguire il verdetto che è stato pronunciato comunque a porte chiuse dal gup. 
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