sabato 26 gennaio 2019
Nell’emendamento del Pd (votato da tutti) il ritorno dello sconto Ires è «a tempo». Il primo Reddito di cittadinanza non prima del 27 aprile. Nelle famiglie ci sarà una card a testa
Una mensa per i poveri (Ansa)

Una mensa per i poveri (Ansa)

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La paura per il 2019 è passata, ma il futuro fiscale del Terzo settore è ancora zeppo di incognite e ombre. L’emendamento al dl-semplificazioni, approvato giovedì sera in commissione al Senato e adesso atteso al vaglio dell’Aula, nei fatti non cancella l’aumento dell’Ires dal 12 al 24 per cento ma, più precisamente, ne rinvia l’applicazione. La stangata, insomma, non è eliminata come si ci attendeva ma solo «sospesa». Il testo parla chiaro: il comma 51 dell’articolo 1 dell’ultima legge di bilancio, con cui si abroga l’Ires agevolata, resta in vigore. Ciò che cambia è il comma 52 della manovra, che rendeva immediatamente applicativa la misura. La nuova formulazione, piuttosto vaga, prevede che l’Ires resti al 12% sino al varo di «successivi provvedimenti legislativi » che individuino «misure di favore» nei confronti «dei soggetti che svolgono con modalità non commerciali attività che realizzano finalità sociali nel rispetto dei principi di solidarietà e sussidiarietà» e compatibilmente «con il diritto dell’Unione europea».

Molte di queste «misure di favore» sono inserite nel regime fiscale del Codice del Terzo settore che però deve essere sottoposto al vaglio della Commissione europea. La domanda è: cosa succede se Bruxelles boccia gli incentivi previsti nel Codice? C’è il rischio che di colpo gli enti del non profit si trovino con l’Ires raddoppiata e senza le compensazioni promesse? Inoltre, l’emendamento potrebbe avere un altro punto debole: oggi beneficiano del regime Ires agevolato anche enti che non rientrano nel Codice del Terzo settore: quando l’Ires tornerà al 24%, di quali benefici godranno? Una domanda che riguarda molti enti religiosi. Il Forum del Terzo settore sta analizzando nel dettaglio l’emendamento del Senato per capire se può reggere a ogni urto. Al momento lo stato dell’arte è che il regime agevolato Ires può durare, in teoria, per pochi mesi o ancora a lungo. Un’incognita che pesa.

La «tassa sulla bontà» - ricordiamo andava a prelevare dal non profit 118,4 milioni nel 2019 e 157,9 dal 2020 in poi. Per molte organizzazioni si sarebbe trattato di una mazzata fatale, sufficiente per chiudere i battenti. A leggere ancora più attentamente l’emendamento presentato dal Pd per mettere una pezza a quello che il governo ha definito «un errore» - e cofirmato poi dall’intero arco parlamentare - si comprende anche che la sospensione dell’aumento Ires ha una data di scadenza: il 2021. Le coperture individuate, infatti, coprono l’agevolazione per il 2019, per il 2020 e per il 2021. Non oltre.

Altre novità intanto arrivano sul fronte del Reddito di cittadinanza. La più corposa è la possibilità, per le imprese che assumono i beneficiari del sussidio al Sud, di un doppio sgravio: l’importo corrispondente agli assegni ancora da erogare al neo-lavoratore e lo scontro contributivo rifinanziato in manovra per gli ' under 35' del Meridione. È una novità che si è appresa insieme alla comunicazione ufficiale dell’arrivo del testo al Quirinale per la firma del capo dello Stato. Altra precisazione, che era nell’aria: le card distribuite nella famiglia che percepisce il Reddito di cittadinanza saranno tante quante sono i membri maggiorenni. Su ciascuna sarà caricata una quota uguale. Il decreto ministeriale Lavoro- Mef su questo aspetto è atteso entro sei mesi, ma si proverà a fare entro aprile. Intanto circola una data: 27 aprile. Il giorno in cui sarà erogata la prima mensilità a chi dal 6 marzo ne farà richiesta e ne avrà diritto.

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