
L'ex Ilva di Taranto - Ansa
Anche a Taranto domenica e lunedì si voterà per il nuovo sindaco, dopo le dimissioni di 17 consiglieri comunali, lo scioglimento anticipato del Consiglio e il commissariamento del Comune. Sono sei i candidati a sindaco. Il centrodestra si presenta diviso: tavoli, riunioni e interlocuzioni, anche nei palazzi romani, non hanno portato Fratelli d’Italia e Lega a convergere. Così i nomi sulla scheda elettorale saranno due: Luca Lazzaro, ex presidente di Confagricoltura Puglia, alla prima esperienza, sostenuto da quattro liste, tra cui FdI e Forza Italia, e Francesco Tacente, avvocato, già presidente del Consorzio Trasporti Pubblici. Volto giovane, si presenta come civico ma tra le sue sette liste una è della Lega, che compare con il simbolo “Prima Taranto”. Ieri sera, 20 maggio, il ministro Salvini era a Taranto per sostenere la sua candidatura. Con Tacente anche l’Udc e molti ex sostenitori del sindaco defenestrato Melucci e pure l’anomala presenza dei Socialisti e Riformisti, che non hanno trovato spazio a sinistra. Scontano l’aver sostenuto la sfiducia al presidente del Consiglio comunale Piero Bitetti, mandato a casa dal sindaco Melucci senza un comprovato motivo, prima di cadere lui stesso. Oggi Bitetti, politico locale di lungo corso, espressione di “Con”, movimento del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, è il candidato unico del centrosinistra. Lo appoggiano otto liste, dal Partito democratico a Democrazia cristiana, da Azione ad Alleanza Verdi Sinistra. Nel gruppo sembrava dovesse rientrare anche il Movimento cinque stelle, che invece corre solo, con due liste a sostegno della giornalista Annagrazia Angolano, unica donna candidata. Con lei, Rifondazione comunista. I pentastellati avevano già pescato nelle fila del mondo dell’informazione, candidando alle politiche Rosalba De Giorgi, volto conosciuto della tv locale, deputata dal 2018 al 2022. Erano tempi diversi però, i grillini in città raccolsero un ampissimo consenso puntando sulla chiusura dell’ex Ilva. Parole a cui non seguirono fatti. Un “errore” che oggi i candidati alla carica di sindaco non fanno più, forse anche consci che la partita non si giochi in città. Del siderurgico, nella più breve campagna elettorale che Taranto ricordi, due mesi scarsi, non hanno parlato quasi mai, se non direttamente interpellati. Frasi brevi, tutte uguali, spesso già sentite. Meglio puntare su altro, dalla città sporca, con la raccolta differenziata che non decolla, ai parcheggi che mancano, alle strade da rimettere a nuovo, insomma l’ordinaria amministrazione che forse è anche quello che i tarantini si aspettano. O è quello che un sindaco lo fa ricordare, come è accaduto per Giancarlo Cito, primo cittadino a metà anni ’90, poi deputato fino al 2001, i cui funerali sono stati celebrati il 20 maggio, dopo una lunga malattia. Condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, molti i tarantini che lo rimpiangono, come colui che portò ordine e pulizia in città. Oggi il figlio Mario, candidato sindaco con una sola lista, vorrebbe prendere il suo posto. Chiude il cerchio Mirko Di Bello, giovane avvocato alla prima esperienza politica, anche lui con una parente illustre e defunta alle spalle, Rossana Di Bello, la sindaca con cui Taranto conobbe un periodo di grande fermento ma pure il dissesto. Su di lui convergono sei liste, tutte civiche. A fronte di sei candidati sindaco, sono 868 gli aspiranti consiglieri comunali, per soli 32 seggi. D’altronde sedersi in Consiglio permette di ottenere stipendi fino a 2700 euro lordi al mese. Cifre fuori media, per una città che vive una grave situazione economica e sociale. Non a caso cinque dei ventitrè candidati che la Commissione Antimafia ritiene “impresentabili” sono di Taranto. Secondo l’Antimafia violano il codice di autoregolamentazione delle candidature Rossella Basile imputata per autoriciclaggio, Mimma Albano a processo per usura, Antonio Damiano Milella della Democrazia cristiana che attende l’appello per una condanna a sei mesi per turbata libertà degli incanti, Rosario Ungaro e Cataldo Renna di Forza Italia imputati rispettivamente per corruzione aggravata e turbativa e traffico di influenze. Rispettivamente, rappresentano liste a sostegno dei candidati a sindaco Di Bello, Tacente, Bitetti e Lazzaro. «Dobbiamo essere selezionatori critici – ha detto ai tarantini l’arcivescovo della diocesi ionica Ciro Miniero – e non sono giustificabili improvvisazione, inadeguatezza, incompetenza. Fare l’amministratore pubblico non può essere considerato un posto di lavoro qualsiasi. Le sfide che ci attendono richiedono tutt’altro, non vorremmo tra qualche tempo ritrovarci nella stessa situazione di oggi».