lunedì 26 ottobre 2015
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Ogni giorno nel mondo succede 37 mila volte, 13 milioni e mezzo di casi l’anno. Tutte minorenni, spesso bambine di 12, 10, perfino 8 anni, secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa). In Yemen, in Burkina Faso, in Bangladesh e in Aghanistan. Sono i matrimoni precoci e forzati, una piaga diffusa in molti paesi mediorientali, ma anche africani e asiatici. La sezione italiana di Amnesty International lancia la campagna di sensibilizzazione «Mai più spose bambine». Il 2 luglio 2015 il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato la prima risoluzione sulla prevenzione e l’eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, ribadendo che si tratta di una violazione dei diritti umani. Una pratica molto diffusa in Yemen dove sono stati registrati casi che coinvolgono bambine perfino di 8 anni. Uomini in Giordania scelgono spose minorenni nei campi profughi affollati di famiglie fuggite dalle aree rurali della Siria. In Burkina Faso la differenza di età tra gli sposi oscilla tra i 30 e i 50 anni. Il Bangladesh secondo l’Unicef è il paese col più alto numero di matrimoni di bambine sotto i 15 anni. In Afghanistan uno studio del governo registrava che il 57% delle donne intervistate era stato dato in sposa prima dei 16 anni, alcune anche a soli 9 anni. Di fatto una forma di schiavitù con pesantissime conseguenze psichiche – frequenti i suicidi – e fisiche a causa di abusi sessuali e gravidanze precoci. Fino al 1° novembre inviando un sms al 45594 si donano 2 euro a sostegno della campagna.Questa mattina, al lancio della campagna, Amnesty ha provocatoriamente messo in scena, davanti al Pantheon a Roma, un matrimonio tra Giorgia, 10 anni e Paolo, 47 anni. Gli invitati alle nozze, attivisti di Amnesty International Italia e partecipanti in abiti da cerimonia, si sono raccolti attorno agli sposi festosi finché non hanno ascoltato la testimonianza della sposa bambina a cui è stata sottrattal'infanzia.
 
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