mercoledì 3 ottobre 2018
Il fratello: «Mimmo è sorpreso, amareggiato e anche un po’ arrabbiato. Ma è sereno, ha visto che non è solo». Giovedì l'interrogatorio
Mimmo Lucano in un ritratto di Igor Petyx

Mimmo Lucano in un ritratto di Igor Petyx

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L'arresto di Mimmo Lucano ha diviso l’Italia, e non solo. Tra chi difende il modello d’integrazione riuscito al sindaco di Riace e chi rivendica il rispetto delle regole "senza se e senza ma". Ventiquattr’ore dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti, la prefettura di Reggio Calabria ha sospeso Lucano dall’incarico amministrativo. Il provvedimento, notificato in municipio, è stato reso noto dal vicesindaco Giuseppe Gervasi, che ha assunto le funzioni di primo cittadino. «C’è tanta incredulità e paura anche tra chi si è visto inserito nella lista degli indagati, ossia giovani impegnati nelle varie coop sociali, che tremano al pensiero di dover comparire davanti ad un giudice. C’è incertezza, paura e smarrimento pure tra i tanti migranti che si trovano a Riace con le loro famiglie da tanto tempo» ha aggiunto.

«Mi hanno messo agli arresti per un reato di umanità» ha commentato "Mimmo il curdo", parlando oggi col fratello Giuseppe che lo ha definito «sorpreso, amareggiato e anche un po’ arrabbiato. Comunque oggi è più sereno, ha visto che non è solo». Giuseppe Lucano ricorda che Riace stava morendo, quando nel ’98 arrivarono in paese i primi migranti, anzitutto curdi.

Quindi dà voce al sospetto di molti. «Capisce che è come colpire un simbolo nel contesto di quello che avviene ora in Italia, il vento che spira impetuoso».

Giovedì mattina davanti al gip di Locri Domenico Di Croce è previsto l’interrogatorio di garanzia di Mimmo Lucano, che potrà difendersi dalle accuse contestategli dalla magistratura inquirente oggi rappresentata dal pm Michele Permunian. «La nostra inchiesta non ha rappresentato un attacco al modello Riace che, se dovesse fallire, non sarà certo per colpa della procura di Locri», ha sottolineato il procuratore Luigi D’Alessio, insistendo: «Abbiamo ravvisato delle ipotesi di reato e quindi, procedendo, abbiamo fatto il nostro dovere».

La solidarietà a Lucano è pure inquietudine per il destino di quanto sperimentato a Riace. "Mimmo libero", hanno scandito ieri decine di migranti davanti alla casa del 60enne ex insegnante per esprimergli vicinanza. Sabato pomeriggio è in programma una grande manifestazione sempre a Riace.

Tra le numerose prese di posizione, interventi e iniziative, fa rumore l’autodenuncia del sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci. «Ho deciso di autodenunciarmi per lo stesso reato: se serve la disobbedienza civile di un sindaco per mettere in pratica la solidarietà e l’accoglienza ci dichiariamo tutti colpevoli e complici e invito tutti i primi cittadini impegnati in difesa dei valori della Costituzione italiana a seguire questa strada. Come insegna il modello vincente di Riace, la vera politica di integrazione si deve basare su diritti e doveri equivalenti e condivisi, per arrivare nel tempo ad una cultura dell’integrazione responsabile» ha concluso Pascucci.

L’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini, sul soglio episcopale di Locri dal ’94 al 2007, ha manifestato «profonda amarezza e dolore per lui e per tutta la comunità del paese e della Calabria. I migranti, come si impara da Riace, sono una risorsa non un pericolo. Ritengo che l’agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene e fortemente progettuale».

Anche l’Alto commissariato Onu dei rifugiati segue quanto sta accadendo a Riace «con grande apprensione, perché il sindaco Domenico Lucano è diventato un po’ il simbolo dell’Italia che accoglie», ha sottolineato una nota.
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