sabato 19 giugno 2021
L’autista, un 25enne casertano che lavora per una ditta esterna alla Lidl, è stato arrestato per omicidio stradale, resistenza e omissione di soccorso. Il cordoglio dell’azienda
Il cadavere del sindacalista Adil Belakhdim, ancora sulla strada, davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate. L'uomo è stato investito e ucciso durante un sit-in di lavoratori della logistica

Il cadavere del sindacalista Adil Belakhdim, ancora sulla strada, davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate. L'uomo è stato investito e ucciso durante un sit-in di lavoratori della logistica - Ansa

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Anche questa volta c’è scappato il morto e ora volano parole grosse. «Lavoriamo per delinquenti, evasori fiscali, che ci costringono a turni massacranti, nell’illegalità totale...». Nessuno si sorprende a sentire parlare così questo ragazzone senegalese. Un po’ perché è un sindacalista del SiCobas, come Adil Belakhdim, e un po’ perchè sotto quel camion poteva esserci lui. E poi, da queste parti tutti sanno che la situazione nello stabilimento della Lidl di Biandrate era veramente tesa. Sotto sotto, però, fa male che a pronunciarle sia un sindacalista dalla pelle nera. Spiazza la sua chiamata di correo delle istituzioni, mai così netta e argomentata: «Quando facciamo uno sciopero – riferisce Pape Ndiaye (SiCobas) – la polizia arriva subito, ma quando denunciamo delle illegalità si fa il vuoto: non c’è prefettura d’Italia che non sapesse, ma nessuno nei palazzi tutela questi lavoratori. C’è un razzismo istituzionale».

Si dirà che è sconvolto per la perdita dell’amico, ma è un fatto che gran parte dei lavoratori della logistica abbia la pelle scura. E che ce l’abbiano le vittime di questi "incidenti". Come Adil Belakhdim, il 37enne marocchino con cittadinanza italiana che è stato investito e ucciso ieri mattina da un camion che ha forzato un picchetto a Biandrate, nel Novarese. E come Abdelssalam Eldanf, l’egiziano che ha fatto la stessa fine nel 2016 a Piacenza, sempre durante uno sciopero.

Ieri la mobilitazione riguardava un magazzino della Lidl, cinque anni fa il corriere Gls. L’autista del tir che aveva ucciso il facchino a Piacenza è stato assolto. Più complicata la posizione dell’omicida novarese, arrestato per omicidio stradale, resistenza e omissione di soccorso. Secondo i carabinieri, l’autista, un 25enne casertano che lavora per una ditta esterna alla Lidl, bloccato dalla manifestazione dei Cobas e «spazientito dall’attesa, ha improvvisamente impegnato contromano la corsia di entrata, muovendo il mezzo con ripetute accelerazioni, nonostante i manifestanti fossero davanti al veicolo, e pertanto chiaramente visibili dall’abitacolo».

In questi momenti, il dolore interroga il diritto penale. «Sia chiaro – dice Fulvio Di Giorgio dei Si Cobas – che mentre scioperiamo, noi, non blocchiamo l’uscita di persone dalle fabbriche e non ci mettiamo davanti ai cancelli pedonali. Noi blocchiamo, eventualmente, solo l’uscita di merci». Si precisa e si puntualizza, ma il nodo è che «questi lavoratori chiedono di non essere trattati senza diritti o da schiavi» come ricorda Di Giacomo. O come recita una nota congiunta Filcams-Cgil e Filt-Cgil, Fisascat-Cisl e Fit-Cisl e Uiltucs e Uiltrasporti. «Non è possibile morire mentre si esercita il diritto costituzionale ad esprimere la propria opinione e non si devono mai mettere lavoratori contro lavoratori».

La tragedia novarese matura in un contesto di relazioni aziendali molto diverso dal caso piacentino. Là era il mondo del facchinaggio in appalto, mentre nel magazzino novarese (dove operano trecento dei quasi duemila lavoratori impiegati nel polo di Biandrate) si utilizza solo personale regolarmente assunto. Tuttavia, a sentire i sindacati, anche in questo caso i contratti verrebbero piegati ben oltre il limite alle logiche della produttività.

«Gran parte di noi – ci dice il rappresentante di fabbrica della Cgil, Gino Marangon – ha un contratto part-time e proprio per questo è costretto a fare un elevatissimo numero di straordinari. Trattandosi di mansioni pesanti, ciò comporta un problema di affaticamento e di sicurezza sul lavoro».

Parliamo di operai che devono spostare manualmente cassette di frutta e verdura che verranno vendute al costo più basso della grande distribuzione e che quindi, a loro volta, debbono lavorare tanto e costare poco.

La paga base è 750 euro al mese per il part-time e il mansionario comporta lo spostamento di duecento cassette all’ora, le quali possono arrivare a pesare – è il caso delle mele – fino a 23 chili ciascuna.

«Il part-time è il contratto perfetto per avere in mano un operaio e per metterlo contro gli altri, perché per un’ora di straordinario, se devi dar da mangiare ai tuoi figli, venderai tuo fratello» spiega Antonita Velvet, nigeriana con cittadinanza italiana, rappresentante di fabbrica della Uil. Ma non c’è solo il gioco, legalissimo, degli straordinari a spostare l’asticella della produttività.

Un altro punto del negoziato in corso da due anni nello stabilimento di Biandrate riguarda le ferie. «All’inizio ci concedevano quattro settimane di seguito – spiega Velvet – ma poi si è passati a due o tre, per ottimizzare i turni. Per chi aspetta tutto l’anno di tornare in Africa dai propri cari, due settimane sono troppo poco». Naturalmente, ci sono anche tensioni sui livelli retributivi: secondo i sindacati, verrebbero addetti alle medesime mansioni operai di terzo e quarto livello, il che significa che tutti spostano le stesse cassette di frutta e verdura, ma alcuni prendono ottanta euro di più, ogni mese, con scorno dei colleghi.

Per queste ed altre ragioni, era stato scelto il magazzino novarese, che serve il Piemonte e la Liguria, per lo sciopero nazionale del SiCobas. Non era l’unico polo in tensione. La scorsa settimana si erano verificati scontri e tafferugli durante un presidio organizzato – sempre dal SiCobas – davanti a un magazzino della logistica a Tavazzano di Villasesco, in provincia di Lodi, dove era rimasto ferito gravemente un lavoratore straniero.

Anche in questo caso, tutto si è svolto in pochi secondi. Adil Belakhdim, che aveva lavorato alla Tnt di Peschiera Borromeo, nel Milanese, era sposato con Lucia e aveva due bimbi, da due anni era il coordinatore del SiCobas per il Novarese e ieri aveva organizzato il presidio davanti all’ingresso del deposito territoriale della Lidl con una ventina di colleghi.

Secondo i testimoni, forse dopo un diverbio, il camionista ha forzato il blocco, ha investito e trascinato la vittima con la motrice per una decina di metri. Inutile l’intervento del 118. Sono stati feriti lievemente anche altri manifestanti. Subito dopo, l’autista ha tentato la fuga ma è stato rintracciato grazie alle immagini della videosorveglianza e si è costituito ai carabinieri in un’area di servizio autostradale.

Cgil, Cisl e Uil hanno indetto due giorni di sciopero in presenza, oggi e domani, dei lavoratori di tutte le aziende del polo logistico. Come ha spiegato Attilio Fasulo, segretario generale della Cgil di Novara, «è una tragedia inaccettabile, anche perché entrambi i protagonisti, l’operaio morto e il camionista, sono due vittime. In questo periodo nell’ambito del settore della logistica c’è molta tensione con un forte confronto sindacale».

Lo conferma Enea Canai, responsabile del settore Salute e Sicurezza della Cisl per il Piemonte Orientale: «Ho visto nascere questo polo, nel 2008, ma la logistica, che avrebbe enormi potenzialità se ben organizzata, è stata snaturata, diventando sempre più aggressiva, mangiandosi vite e territori. La gente non si rende conto che dietro un prezzo sempre più basso sullo scaffale ci sono diritti conculcati».

Lidl Italia è intervenuta con una nota in cui esprime il proprio cordoglio e ricorda che applica ai dipendenti non il contratto della logistica ma quello della distribuzione e che «sono in essere costanti relazioni con le principali organizzazioni sindacali, orientate al dialogo e al confronto reciproco».

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