martedì 10 dicembre 2019
Il Capo dello Stato all'Arsenale della pace per i 55 anni del Sermig. La commozione di Olivero ricordando la moglie e il suo grazie alle migliaia di volontari e donatori
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed Ernesto Olivero durante la cerimonia per il 55° anniversario del Sermig a Torino (Ansa)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed Ernesto Olivero durante la cerimonia per il 55° anniversario del Sermig a Torino (Ansa) - Ansa

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«La paura è contagiosa, ma anche la bontà e la pace lo sono». Sergio Mattarella a Torino nell'Arsenale della pace per celebrare i 55 anni del Sermig lancia ancora una volta un messaggio chiaro all'Italia della «foresta che cresce», ai volontari e alle persone di buona volontà che si dedicano con determinazione al prossimo nonostante la stagione dei muri e dell'odio. E sceglie il luogo che forse più di molti altri rappresenta simbolicamente l'eccellenza del bene in Italia. Come i suoi predecessori da Sandro Pertini in poi, ricorda il miracolo compiuto dal Sermig e da decine di migliaia di sostenitori che hanno trasformato l'ex arsenale militare torinese in un monastero metropolitano di accoglienza, solidarietà e preghiera.

«Mentre giravo per vedere le novità - ha detto il Capo dello Stato - riflettevo sulla parola arsenale, che è un luogo dove si lavora per produrre armi da guerra. Ma in questo arsenale si lavora per la pace che va difesa e consolidata con opere di pace e un impegno attivo. Questo è un momento di grandi cambiamenti che creano paure, disorientamenti, e generano contrapposizioni pericolose. La paura è contagiosa, ma anche la bontà e la pace lo sono. Le cose al Sermig in questi 55 anni sono state fatte insieme, si tratta di aprirsi agli altri e di far emergere la bontà in ciascuno».

Emozionato il ringraziamento al Capo dello Stato, accolto con un lungo e caloroso applauso e più volte applaudito durante il breve discorso, e alle migliaia di volontari e ai donatori (il Sermig vive al 93% di offerte) da parte di Ernesto Olivero. Il quale ha avuto un momento di forte commozione ricordando la moglie Maria, mancata lo scorso maggio: «L'amore della mia vita, senza di lei tutto questo non ci sarebbe stato. Abbiamo fatto insieme e con altri amici un sogno, combattere la fame nel mondo e provare a cambiarlo, ed era il sogno che aveva fatto Dio».Secondo uno studio dell'ateneo torinese il bene del Sermig con i suoi 4 arsenali (oltre a Torino ci sono San Paolo del Brasile che accoglie i senza dimora, quello di Madaba in Giordania che ospita i disabili e l'eremo di Pecetto per bambini gravemente malati) vale 10 miliardi e ha un effetto moltiplicatore che vale 10. Ogni euro donato qui si decuplica.

«Risvolti non immaginati e significativi - ha concluso Mattarella -, un esempio di come fatti economici e solidarietà si incontrano spontaneamente. Mi associo alla riconoscenza a Maria, ad Ernesto e ai volontari di 55 anni. Quanto si fa al Sermig è semina che si diffonde nella nostra società e nel nostro Paese».

Che cos'è l'Arsenale della pace

Era un’antica fabbrica di armi in disuso, nel cuore di Torino. Dal 1983 il lavoro gratuito di tanti (soprattutto giovani) lo ha trasformato in un luogo di solidarietà, un monastero metropolitano aperto 24 ore su 24, un punto di incontro tra culture e religioni. Il primo Arsenale è stato aperto a chi cercava aiuto: madri sole, carcerati, stranieri, malati, disoccupati. Oggi ospita un asilo multietnico, il Laboratorio del suono, l’Università del Dialogo.

I numeri del Sermig

27 milioni. Le ore donate da seimila volontari del Sermig che dal 1964 si pagano le spese per aiutare il prossimo.

8.850. Le tonnellate di medicinali, abiti, alimenti e attrezzature riutilizzate in 155 Paesi del mondo.

93%. La percentuale di attività sostenute dalla gente comune, cui viene restituito l’impiego di ogni centesimo.

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