sabato 18 aprile 2020
Gli Istituti religiosi al governo: siamo oltre il limite, non ci sono le condizioni per arrivare a giugno. Senza interventi concreti e coraggiosi una scuola cattolica su tre è destinata a fermarsi
Le scuole paritarie lanciano l'allarme

Le scuole paritarie lanciano l'allarme - Fotogramma

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Anche le congregazioni religiose (maschili e femminili) – molte delle quali hanno nel proprio carisma l’educazione dei bambini e dei giovani – scendono in campo per sostenere il grido d’allarme lanciato giovedì anche dalle pagine di "Avvenire" dal sottosegretario della Cei don Ivan Maffeis sulla drammatica situazione che stanno vivendo le scuole cattoliche paritarie. Situazione su cui si sofferma anche il documento finale della sessione primaverile del Consiglio permanente della Cei, ricordando che «la Chiesa c’è, è presente ed è aperta a una riflessione su valori fondamentali quali la famiglia, l’educazione, la sobrietà, la comunità, la solidarietà».
«È fondamentale dare una risposta alle attese di tanta gente, anche come contributo alla coesione sociale nei diversi territori – si legge nel comunicato finale del Consiglio permanente –. Così come è importante non sottovalutare la preoccupazione circa la tenuta del sistema delle scuole paritarie. Se già ieri erano in difficoltà sul piano della sostenibilità economica, oggi - con le famiglie che hanno smesso di pagare le rette a fronte di un servizio chiuso dalle disposizioni conseguenti all’emergenza sanitaria - rischiano di non aver più la forza di riaprire». Eppure, ricordano i vescovi italiani «la ripresa passa anche dal piano educativo: ormai in prossimità dell’estate, è necessario dare indicazioni alle famiglie circa lo svolgimento dei campi estivi e dei Grest, opportunità di crescita per i ragazzi e di aiuto per i genitori impegnati con la possibile ripresa delle attività lavorative».

A confermare sul campo la drammaticità della situazione delle scuole paritarie arriva la lettera aperta firmata congiuntamente dalla presidente dell’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi) madre Yvonne Reungoat e dal presidente della Conferenza italiana dei superiori maggiori (Cism) padre Luigi Gaetani. «Siamo consapevoli – scrivono – che, senza un intervento serio dello Stato, il 30% delle scuole pubbliche paritarie sarà destinato a chiudere entro settembre, se non si dichiarerà bancarotta già entro maggio». Allarmi tutt’altro che generici, perché «i segnali che arrivano dai gestori sono drammatici: si continua ad erogare un servizio pubblico e non ci sono più soldi per pagare i dipendenti; si pagano tutte le utenze ma non arrivano rette sufficienti per far fronte alle spese di gestione. Siamo oltre il limite, non ci sono le condizioni per arrivare fino a giugno 2020, se non indebitandoci ulteriormente».

Parole pesanti, come la situazione che descrivono. Anche per questo Usmi e Cism ringraziano la Cei per l’appello lanciato affinchè il governo e il Parlamento intervengano con gesti concreti e coraggiosi. «Guardiamo con preoccupazione allo stralcio degli emendamenti a favore del sostegno reale della scuola pubblica paritaria dalla bozza del “Decreto Cura Italia”» sottolineano Cism e Usmi auspicando un ripensamento al Senato per un comparto che coinvolge 900mila studenti (e altrettante famiglie), 180mila tra docenti e personale scolastico, con oltre 12mila sedi scolastiche. Dati che se riferiti ad altri comparti produttivi susciterebbero un immediato interessamento delle autorità. E, aggiungono Cism e Usmi: «non stiamo parlando di scuole della borghesia, ma di scuole frequentate da famiglie che ora fanno fatica a pagare le rette».

Ecco perché «non è più il tempo del silenzio» e «per questo chiediamo al governo non mezze misure, ma un gesto di coraggio e di giustizia sociale, dando compimento all’articolo 33 della Costituzione che parla del diritto di Enti e privati di istituire scuole e alla 62/2000, completando la riforma e riconoscendo fondi alle scuole pubbliche paritarie come alle pubbliche statali, così come accade in tutti i Paesi europei». Del resto queste scuole sono già parte integrante dell’unico sistema scolastico nazionale come disegnato 20 anni fa con la legge 62/2000.

Ma accanto alla forte richiesta di stanziare un fondo straordinario per il sostegno delle paritarie e il 100% di detraibilità delle rette pagate dalle famiglie, Usmi e Cism lanciano anche un “patto educativo e civico”, mettendo a disposizione delle scuole statali parti non utilizzate degli edifici della paritarie per poter garantire alla riapertura della scuola italiana “il distanziamento sociale” richiesto. «Crediamo che riaccendere i motori della scuola pubblica statale e paritaria – concludono Cism e Usmi – sarà un segnale forte di ripresa della vita sociale e produttiva del nostro Paese».

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