sabato 26 febbraio 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
Un padre che cerca disperatamente di salvare la sua giovanissima figlia dalla strada e dal vuoto di valori di questa società. Così in ansia per la sua creatura da cercarla a lungo ogni volta che scappa da casa e dalle comunità in cui viene via via ospitata. Disposto a tutto pur di vederla crescere retta, anche a rivolgersi, lui musulmano, a un Movimento per la vita cattolico. Il suo nome è El Mahroug M’Hamed, 56 anni mal portati per problemi di salute, venditore ambulante in Sicilia, povero ma dignitoso. Il nome di sua figlia è Karima, meglio nota come Ruby. Ruby Rubacuori.A scrivere la lettera è questo padre, che la firma insieme alla presidente del Centro polifunzionale per la Famiglia "Vittoria Quarenghi" di Messina, Irene Visigoti, «affinché si ponga fine alla lunga e insostenibile serie di menzogne riportate dai media sul conto del signor El Mahroug». Era stata la stessa Ruby in tivù a raccontare di maltrattamenti subìti da un padre intollerante e poi anche nelle comunità che l’avevano accolta, aveva persino mostrato le cicatrici. Aveva anche pianto, raccontando di essere stata cacciata di casa ancora bambina. Ma chi questa storia l’ha vissuta da vicino non ci sta: «Quattro anni fa il signor El Mahroug alla nascita del suo quarto figlio - ci racconta Irene Visigoti dal Centro "Quarenghi", che fa parte del Movimento per la Vita e che da 24 anni si occupa sotto ogni profilo del disagio di 350 famiglie nel Messinese - ha bussato alla nostra porta, attratto dal fatto che noi diamo il latte fino all’ottavo mese del neonato. Poi pian piano si è aperto e ha espresso tutta la sua preoccupazione per la bambina, allora 14enne, che puntava tutto sui capi firmati e su una vita sregolata, impressionata com’era dal "Grande Fratello", suo modello di vita». Un modello che il padre, «musulmano osservante e timorato di Dio, uomo che tiene a vivere in preghiera, anzi, per il quale la vita stessa è preghiera», non può condividere. La ragazzina scappa di casa e dalla scuola, «se non vuole stare con noi la mando dalla nonna in Marocco, purché non si perda», si torce le mani l’uomo, che vive con dignità e pudore ma fatica a sbarcare il lunario, e quei capi firmati anche volendo non glieli potrebbe comprare. «Non ha mai cacciato la figlia di casa - si legge nella lettera - ma da quando lei stessa, ancora 14enne, fuggì, iniziò a cercarla insieme alla madre nel tentativo di sottrarla alle disavventure...». Si è rivolto anche al Tribunale di Minori di Messina, e i documenti confermano tutto. Rintracciata, Karima stessa chiese di entrare in comunità, ma scappò sempre. La cicatrice? «Risale a un incidente avvenuto in Marocco all’età di un anno, come una perizia può facilmente dimostrare». Perseguitato dai media, oggi l’uomo fatica a lavorare, ma soprattutto ha un’amarezza, che l’avvocato del Centro "Quarenghi", Venera Scrima, ci racconta: «È già un paradosso che una ragazzina possa scappare da comunità che ricevono fior di sussidi per tutelare i minori, ma ancora più grave è che, nonostante tutte le questure avessero certamente la sua foto segnaletica, dato che era ricercata ovunque, proprio in questura nessuno l’abbia riconosciuta». Istituzioni gravemente latitanti, dunque: «Qui c’è omissione di atti d’ufficio ed è necessario far luce sull’operato di quanti, pur avendo in carico le sorti della minorenne, non l’hanno saputa proteggere, lasciando che fosse tranquillamente avviata alla prostituzione». «Non ho coraggio di andare in Marocco e guardare mia madre negli occhi», mormora oggi quel padre. Sconfitto dal mondo dell’effimero, che si è rapito sua figlia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: