mercoledì 28 aprile 2010
Ci sono anche sette donne tra le persone presunte affiliate al clan calabrese nei confronti delle quali, in Calabria e in Lombardia, sono stati eseguiti i provvedimenti emessi dalla Dda di Reggio Calabria.
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È iniziata dall'ottobre 2006, quando fu ucciso Domenico Sabatino (ritenuto organico alla cosca Pesce), l'indagine che ha portato all'operazione All Inside condotta - in Calabria e Lombardia - dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros, insieme con la polizia di Stato, con l'esecuzione di 40 provvedimenti cautelari (dieci ancora da eseguire) nei confronti di esponenti della cosca Pesce di Rosarno. «L'attività - riferiscono gli investigatori - ha fornito lo spunto per capire le dinamiche criminali, comprenderne le logiche e gli equilibri e ascoltare in diretta, per voce dei principali protagonisti, il contenuto delle relazioni e degli accordi, oltre che registrare le modalità di esecuzione di progetti criminosi alla base dell'associazione mafiosa». Nel corso delle indagini dei carabinieri per quel primo delitto si è incrociata l'attività della polizia di Stato che si è trovata a investigare su un altro omicidio, quello di Domenico Ascone, avvenuto nell'agosto 2007. I Pesce e i Bellocco, nei cui confronti sono già stati eseguiti diversi provvedimenti cautelari a partire dal luglio 2009, costituiscono due poli intorno ai quali gravitavano altre famiglie a essi legate, oltre che da legami di parentela (a volte opportunamente creati con fidanzamenti e matrimoni), anche da rapporti di affari.«Non si tratta di poli contrapposti - spiegano ancora gli investigatori - ma ognuna delle due cosche costituisce baricentro di interessi di tipo economico, e in alcuni campi le rispettive sfere di influenza si intrecciano, stando bene attenti a non creare fratture, intervenendo per ricomporre gli attriti eventualmente creatisi tra le famiglie satelliti».Ci sono anche sette donne tra i 40 destinatari del provvedimento di fermo. Il loro ruolo, riferiscono gli investigatori, si è elevato. «Le loro condotte - spiegano - non sono più paragonabili alla cosiddetta "sorella d'omerta" incaricata secondo tradizione di fornire mera assistenza agli uomini d'onore», bensì hanno assunto parte attiva nella gestione degli affari illeciti, in particolare nella gestione del patrimonio della cosca. Le indagini condotte contemporaneamente dalla guardia di finanza di Reggio Calabria, in collaborazione con lo Scico di Roma, hanno consentito di accertare una forte sproporzione tra l'ingente patrimonio individuato e i modesti redditi dichiarati dai destinatari del provvedimento e dai componenti dei nuclei familiari, tali da non giustificarne la legittima provenienza.C'è anche una radio privata, Radio Olimpia, tra i beni sequestrati a Rosarno su disposizione della Dda di Reggio Calabria. Dall'indagine è emerso, infatti, che l'emittente radiofonica veniva utilizzata per mandare messaggi in codice ai boss della cosca Pesce rinchiusi in carcere. Inoltre sono stati messi i sigilli a diverse ditte individuali. Sono stati sequestrati numerosi conti correnti e autovetture intestate ai familiari degli arrestati, per un valore di 7,5 milioni di euro.
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