martedì 10 ottobre 2023
Appello al governo perché faccia «riforme coraggiose». Gap per la spesa sanitaria con Paesi Ue è 48,8 miliardi. Cartabellotta: «Ssn al capolinea, autonomia differenziata legittimerà le diseguaglianze»
Gimbe: un patto politico e sociale per salvare la sanità pubblica

Ansa

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C’è un faro che deve guidare la necessaria riorganizzazione del Ssn, con profonde «riforme di rottura» e «coraggiose»: l’articolo 32 della Costituzione. Come? Attraverso un patto politico e sociale per rilanciare la sanità pubblica, al di là delle ideologie partitiche e degli interessi di parte. A lanciare questo appello è la Fondazione Gimbe che ha presentato stamattina al Senato il sesto rapporto sul Servizio sanitario nazionale. Le parole chiave “universalità, uguaglianza ed equità”, infatti, secondo Gimbe sono state tradite negli ultimi 15 anni di politiche sbagliate, portando il Ssn «al capolinea».

Liste d’attesa, carenza di medici, pediatri ed infermieri (per quest’ultima categoria siamo sotto la media Ocse), «inaccettabili» diseguaglianze regionali che obbligano alla migrazione sanitaria e al ricorso alla sanità privata, Lea «mai raggiunti» impongono – dice il presidente Gimbe Nino Cartabellotta - «di non utilizzare più il fragile terreno della sanità e i disagi della salute per su sterili rivendicazioni politiche» su quale governo ha sottratto o dato più risorse al Ssn, anche perché «ci sono ampi margini di recupero su vari ambiti» e il «tempo della manutenzione è scaduto».

Ad aggravare all’orizzonte il rischio del regionalismo differenziato che, secondo Gimbe, «non potrà che amplificare le diseguaglianze registrate già con la semplice competenza concorrente in tema di tutela della salute». Per questo, ricorda Cartabellotta, in audizione al Senato «abbiamo proposto di espugnare la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie, perché l’autonomia differenziata legittimerebbe normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute». Da qui la proposta di un piano di rilancio del Ssn basato su 14 punti.

I dati

Il fabbisogno sanitario nazionale dal 2010 al 2023 è aumentato complessivamente di € 23,3 miliardi, in media € 1,94 miliardi per anno, ma con trend molti diversi tra il periodo pre-pandemico (2010-2019), pandemico (2020-2022) e post-pandemico (2023), su cui «è opportuno rifare chiarezza – ha chiosato Cartabellotta – per documentare che tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni hanno tagliato e/o non investito adeguatamente in sanità».

La spesa sanitaria totale per il 2022 è pari a € 171.867 milioni di cui € 130.364 milioni di spesa pubblica (75,9%), € 36.835 milioni di spesa out-of-pocket (21,4%), ovvero a carico delle famiglie e € 4.668 milioni di spesa intermediata da fondi sanitari e assicurazioni (2,7%). La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse (7,1%) che alla media europea (7,1%). Il gap con la media dei paesi europei dell’area Ocse è di 873 dollari pro-capite (pari a 829 euro) che, tenendo conto di una popolazione residente Istat al 1° gennaio 2023 di oltre 58,8 milioni di abitanti, per l’anno 2022 corrisponde ad un gap di quasi 51,4 miliardi di dollari, pari a € 48,8 miliardi.

L’opportunità del Pnrr

Partendo dal presupposto che la Missione Salute inserita nel Piano di ripresa e resilienza rappresenta «una grande opportunità per potenziare il Ssn, la sua attuazione deve essere sostenuta da azione politiche», secondo Gimbe. In particolare, si potrebbe cominciare con il ridisegnare ruolo e responsabilità dei medici di famiglia e facilitare l’integrazione con l’infermiere di famiglia; in secondo luogo, servono investimenti certi e vincolati per il personale sanitario dal 2027, oltre che un’adeguata rivalutazione del fabbisogno di personale infermieristico; infine, occorre una rigorosa governance delle Regioni per colmare i gap esistenti. Ma soprattutto la politica, oltre a credere nell’impianto della Missione Salute, «deve inserirlo in un quadro di rafforzamento complessivo del Ssn: altrimenti indebiteremo le generazioni future per finanziare solo un costoso “lifting” del Ssn».

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