mercoledì 28 febbraio 2018
Dopo i referendum regionali del 22 ottobre 2017, riconosciute forme particolari di autonomia previsti dall'articolo 116 della Costituzione. In trattativa anche Piemonte, Puglia e Campania
Un momento della firma, a Palazzo Chigi; da sx il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa  e i governatori delle Regioni Lombardia, Roberto Maroni; Veneto, Luca Zaia; Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

Un momento della firma, a Palazzo Chigi; da sx il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa e i governatori delle Regioni Lombardia, Roberto Maroni; Veneto, Luca Zaia; Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

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È stato firmato stamattina a Palazzo Chigi l'accordo sulla cosiddetta autonomia differenziata tra il Governo, rappresentato dal sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Soddisfazione sia dei presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che del Governo per la firma dell'accordo preliminare. Si tratta del riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia previsti dall'articolo 116 della Costituzione, terzo comma, che fu presentato dall'allora parlamentare Gianclaudio Bressa Pd, lo stesso che oggi, in qualità di sottosegretario, ha sottoscritto l'accordo e in questi mesi ha guidato la trattativa con le Regioni per conto del Governo.

E' stato il referendum sull'autonomia del 22 ottobre 2017 a dare il via a tutto il processo che ha visto muoversi per primi Veneto e Lombardia, seguiti a ruota dall'Emilia Romagna. Hanno iniziato la trattativa anche Piemonte, Puglia e Campania che però non
sono ancora arrivate a siglare accordi con l'esecutivo. Le Regioni Lombardia e Veneto hanno chiesto competenze (e quindi anche risorse) su 23 materie, l'Emilia Romagna su 12; 5 i tavoli già aperti (su sanità, istruzione, ambiente, lavoro, rapporti con l'Europa); bisognerà poi lavorare sugli altri 18. L'accordo di oggi, che dovrà passare al voto del prossimo Parlamento, avrà durata decennale e potrà essere rinnovato; dopo 8 anni avrà una sorta di 'tagliandò. Particolarmente soddisfatto il governatore del Veneto, Luca Zaia. »Io credo - ha detto - che l'autonomia diventerà virale ed endemica, oggi è una giornata stra-storica, non si torna indietro: verrà abbandonata la spesa storica, sì ai fabbisogni standard, compartecipazione su più aliquote e tributi, autonomia sulle 23 materie previste dalla Costituzione e la creazione della Commissione paritetica che già esiste nelle Province autonome».

«Sono molto soddisfatto di concludere in bellezza la mia esperienza di cinque anni alla guida della Regione - ha commentato visibilmente soddisfatto anche il governatore della Lombardia, Roberto Maroni - È un modello che potrà essere esportato in tutte le Regioni in cui i governatori accetteranno la sfida. Indietro non si torna». «Noi non avevamo fatto il referendum - ha sottolineato invece il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini - ma quello che avevamo immaginato come Regione si è dimostrata essere la scelta giusta, senza slogan ma con fatti concreti. Non sono più risorse da Roma, come erroneamente dice qualcuno, ma più risorse trattenute alla fonte per la gestione di alcune competenze e per garantire alcune peculiarità. In un prossimo accordo - ha aggiunto - si dovrà determinare il superamento della spesa storica per passare ai costi standard. Questa è una opportunità per tutte le Regioni, non c'è più un nord o un sud: noi ci sentiamo italiani prima che emiliano romagnoli».

All'incontro di oggi a Palazzo Chigi non era presente il premier Paolo Gentiloni «ha fatto un gesto che mi ha fatto molto piacere - ha raccontato il sottosegretario Gianclaudio Bressa ai cronisti - mi ha detto 'la trattativa l'hai condotta tu, è giusto che la chiudi tu"». Bressa si è poi augurato che, dopo la partenza con le prime tre Regioni, altri accordi sull'autonomia vengano chiusi con le altre che si sono messe in cammino lungo questo percorso.

Sull'accordo siglato è intervenuto anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha definito la «giornata storica: è solo il primo passo per la trasformazione dell'Italia in un Paese moderno, efficiente e federale. Al governo valorizzerò e sosterrò le autonomie convocando i tavoli delle regioni da Nord a Sud che lo vorranno con l'obiettivo di arrivare alle singole intese nel più breve tempo possibile».

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