lunedì 29 marzo 2010
Il centrodestra ha strappato al centrosinistra 4 regioni: Campania e Calabria oltre a Lazio e Piemonte dove c'è stato un testa a testa fino all'ultimo. Il Pd mantiene sette Regioni pur in chiara flessione: oltre a Emilia-Romagna, Toscana e Umbria, anche Liguria, Marche, Puglia e Basilicata. Il centrodestra si conferma in Lombardia e Veneto. Al Nord decisa avanzata della Lega, l'Idv e Grillo rosicchiano voti al Pd.
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Due, al di là di ogni dubbio, sembrano i veri vincitori di questa tornata elettorale per le Regioni. L’astensionismo, che ha colpito l’elettorato di un po’ tutti i partiti senza fare distinzioni, e la Lega Nord che ha aumentato di parecchi punti, considerando che è presente soltanto al Nord. Per il resto, ci sono tanti modi di leggere i risultati. Quello semplicemente numerico, per bandierina conquistata, che finisce al fotofinish per 7  a 6 a favore del centrosinistra, che mantiene Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Basilicata e Puglia. Mentre il centrodestra stravince in Lombardia e in Veneto. E strappa agli avversari Campania, Calabria e dopo un drammatico testa a testa il Piemonte e il Lazio, per una manciata di voti. Il dato complessivo dei consensi di per sé indica un certo equilibrio: non ci sono state né la sindrome francese (e il conseguente annunciato declino di Berlusconi), ma neanche la clamorosa avanzata delle forze di governo in tutta Italia. Il Pdl, però, perde parecchio consenso: anche considerando l’esclusione della sua lista dalla popolosa circoscrizione di Roma e provincia si assesta al 26,9 per cento, con un calo tra i 6 e i 7 punti rispetto alle ultime due consultazioni (europee del 2009; politiche del 2008). I flussi diranno se questa diminuzione sarà andata in prevalenza nella fascia dell’astensionismo o molto più probabilmente al nord, a ingrossare le file leghiste, che balzano al 12,7 per cento. Il Pd conserva, a livello nazionale, attorno al 26 per cento, rimanendo stabile rispetto alle scorse europee, ma molto lontano dal risultato del 34 per cento ottenuto nelle politiche del 2008. Ed è soprattutto costretto a fare i conti con la perdita di quattro governatori di peso: Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. Che fanno la differenza e che impediscono di parlare di «mutamento di tendenza». Si conferma il buon risultato dell’Italia dei valori, sopra il 7 per cento; e anche quello dell’Udc, attorno al 5,7 per cento (alle ultime europee aveva il 6,2). Nonostante la vittoria di Nichi Vendola in Puglia, queste elezioni non sono servite a far risorgere la sinistra radicale, già esclusa da Camera e Senato. Il risultato nazionale della Federazione della Sinistra, cumulato in alcune realtà con i verdi, rimane sotto il 3. Regione per Regione, i risultati mostrano alcune sorprese. Il candidato leghista Cota si è imposto in Piemonte. Smentendo una tradizione che voleva i "sabaudi" impermeabili alla penetrazione leghista e omogeneizzando la importante Regione del nord-ovest a tutto il resto del Settentrione (Trentino e Liguria esclusi). E in Veneto (ma non in Lombardia) la Lega ha superato di 9 punti il Pdl. Vittoria di misura nelle tradizionali regioni rosse per il centrosinistra, buon risultato in Liguria,  testa a testa nel Lazio, dove evidentemente lo scandalo Marrazzo ha "pareggiato" con i pasticci nel centrodestra per la presentazione della lista, che però alla fine ha prevalso. Forte la sconfitta del centrosinistra in due regioni importanti del sud: la Campania e la Calabria, dove c’è stato un giudizio evidentemente molto negativo sui governatori uscenti: Bassolino e Loiero. La Basilicata si conferma largamente un feudo del centrosinistra. Inaspettato, per le proporzioni, il successo riportato da Vendola in Puglia, che sembra essere andato anche oltre la somma dei due altri competitori: Palese (centrodestra) e Poli Bortone (lista locale più Udc). Qualche conclusione: i dati nazionali non terremoteranno il quadro politico nel breve periodo, visto che confermano una tenuta generale degli schieramenti rappresentati in Parlamento e la distanza ancora molto grande a favore del centrodestra. Degno di nota, tra le forze di governo, lo smottamento di voti dal Pdl e la Lega. Le cui conseguenze sono affidate al comportamento che terrà Umberto Bossi nei prossimi mesi. Difficile allo stato giudicare se gli elettori hanno premiato o meno la scelta dell’Udc, che si conferma una forza importante ma non sempre determinante. Il Pd dovrà fare seriamente i conti al suo interno con la classe dirigente locale, in crisi in molte zone.Calo di quasi 8 punti. Il Viminale conferma il dato ufficiale dell'affluenza alle urne: alle provinciali 68,31% contro il 73,39% delle precedenti elezioni, con un calo di circa il 5% della partecipazione. Alle comunali l'affluenza è stata del 74,43% contro il 77,48% delle precedenti elezioni, con un calo di circa il 3%. Ancora non si conosce il dato relativo alle Regionali, ma il Viminale prospettava una percentuale di affluenza alle urne tra il 63 e il 64%, in calo di quasi 8 punti rispetto alle regionali del 2005.Troppa astensione Sky  non diffonde gli intention poll. Le intention poll raccolte da Digis per Sky Tg24 e relative alle 13 regioni chiamate al voto non saranno diffuse. Lo ha reso noto Sky Tg24 in apertura dello speciale sulle regionali. «È una scelta di responsabilità giornalistica - spiegano dai microfoni della pay tv - La direzione di Sky Tg24 ha deciso all'ultimo minuto di non comunicare questi dati. Poiché l'elemento predominante di questa tornata elettorale e di queste ultime ore è stato l'astensionismo, il sensibile calo dell'affluenza al voto rischia di pregiudicare la validità degli intention poll».
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