venerdì 8 febbraio 2019
L'industria alimentare ha già pronto il nuovo fenomeno, in arrivo dopo le bacche di Goji, la curcuma, il sale rosa... (che non sempre mantengono quello che promettono)
Semi di Chia

Semi di Chia

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Quale sarà il supercibo del 2019? Se le cose procedono come da copione, l’industria alimentare ha già pronto il nuovo fenomeno, un alimento poco conosciuto alle nostre latitudini a cui affidare il compito di risanare i danni che infliggiamo al nostro fisico con regimi alimentari tanto creativi quanto eccessivi.

La nutraceutica, che individua nei cibi le sostanze che possono avere effetti benefici sulla salute, è stata - suo malgrado - un’utile alleata del mercato: intere linee di prodotti, in costante aumento, vengono presentate come se fossero farmaci da banco. Ma le proprietà vantante dalle confezioni raramente sono supportate da riscontri scientifici. Quali quantità di una data sostanza vanno assunte quotidianamente per ottenere un qualche effetto? Non lo si trova scritto da nessuna parte.

I cibi ricchi di nutrienti, con una buona percentuale di minerali e vitamine, magari con proprietà antiossidanti, vengono definiti “superfood” ma a provare questa loro superiorità non esistono adeguati studi clinici sugli esseri umani.

Bacche di Goji

Sono il frutto rosso, a forma di ciliegia leggermente allungata, del Lycium barbarum e Lycinium Chinense, due specie molto simili che crescono sugli altopiani asiatici di Tibet, Cina e Mongolia, a circa 3.000 metri di altezza. Appartengono alla famiglia delle Solanaceae (come, per esempio, la patata, i pomodoro, la melanzana, il tabacco. Alle bacche vengono attribuite molte proprietà benefiche: sono antiossidanti, antinfiammatorie, riducono il colesterolo, regolano gli zuccheri nel sangue, supportano il sistema immunitario… Ma nessuna di queste affermazioni si basa su evidenze scientifiche approvate. Finora l’Efsa, l’Agenzia
europea per la sicurezza alimentare, non ha approvato nessun claim riferito a nessuna delle proprietà delle bacche.

Di sicuro sono un frutto molto nutriente: contengono polisaccaridi, vitamine, flavonoidi, tocoferoli e composti fenolici. Ma lo stesso si può dire dei frutti di bosco più comuni alle nostre latitudini. Senza contare che sono a volte contaminati con pesticidi, alcuni dei quali vietati in Europa per la loro tossicità.

Semi di Chia

I semi di Chia - piccoli, piatti, grigio-neri - sono le sementi della Salvia Hispanica, comune nelle zone del centro e del sud America. Sono ricchi di proteine, Omega-3, fibre e antiossidanti. In particolare risulta significativo il contenuto di fibra, calcio, fosforo, magnesio, rame, selenio e manganese. Sono stati ipotizzati – ma non scientificamente provati – effetti positivi sulla pressione arteriosa e sullo stress ossidativo. Più probabilmente, e sulla base delle evidenze disponibili, la loro assunzione può contribuire alla qualità della dieta. Il quantitativo raccomandato è di 25 grammi al giorno.

Il miele di manuka

Deriva dall’albero di manuka (o Leptospermum scoparium), che cresce in Nuova Zelanda e nell’Australia orientale e ha proprietà antibatteriche grazie al metilgliossale (MGO), un composto che si forma a partire dal dihydroxyacetone, sostanza presente nel nettare dei fiori di manuka. È proprio la quantità di metilgliossale presente nel miele a determinarne il prezzo: in media un chilogrammo costa tra i 90 e i 500 euro. Ci sono evidenze scientifiche che il miele di manuka possegga una particolare attività antimicrobica nei confronti di diversi microrganismi e che sia efficace contro alcuni batteri antibiotico-resistenti. Queste proprietà antibatteriche sono state studiate in campi molto specifici,per esempio nell’applicazioni su ferite. Ma i mieli utilizzati e appropriati per questo tipo di casi sono mieli di tipo medico, trattati per l’uso medicale e diversi dal miele alimentare. Al contrario, non c’è nessuna prova che mangiando il miele di manuka si abbiano benefici speciali. Anzi, sembra che il potente MGO neppure sopravviva al processo di digestione. Quello di manuka, anche se venduto a così caro prezzo, è solo miele.

Il sale dell’Himalaya

Che sia rosa dell’Himalaya, rosso delle Hawaii, blu di Persia, di miniera o di mare, il sale è sempre cloruro di sodio, solo con una diversa colorazione. Da anni vengono decantate le proprietà del sale rosa dell’Himalaya: controlla la ritenzione idrica, promuove l’equilibrio del pH cellulare, contrasta l’invecchiamento, rinforza le ossa… Ma basta fare un’analisi per scoprire che, esattamente come nel caso del sale da cucina, la componente principale è il cloruro di sodio (attorno al 97%). Il colore rosa è dovuto alle impurità di alcuni minerali, tra cui ferro, zinco, magnesio, calcio, cadmio, nichel e soprattutto ossido di ferro (in altre parole ruggine). Questi elementi sono presenti in quantità così minuscole da non portare alcun vantaggio né danno. Inoltre, nel sale rosa manca lo iodio, che ha un ruolo importante per il nostro metabolismo.

Curcuma

È la curcumina – che costituisce dal 2 al 5% della spezia – il composto maggiormente attivo nella curcuma, che appartiene alla famiglia delle Zingiberaceae, come lo zenzero. Studi condotti in vitro e sugli animali hanno dimostrato le proprietà della curcumina
come antimicrobico, antitumorale, antinfiammatorio: tuttavia le evidenze non sono ancora sufficienti. Gli studi differiscono notevolmente e ancora non c’è consenso né unanimità sulle quantità da assumere per avere benefici né sul tempo per cui si debbano protrarre. In tempi recenti il ruolo della curcumina è stato messo ampiamente in discussione. Inoltre, va sempre tenuto presente che la curcuma proviene spesso da Paesi dove la sicurezza alimentare non è garantita, l’uso dei pesticidi è eccessivo e le contaminazioni microbiologiche frequenti.

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