venerdì 1 marzo 2013
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A Gaetano Quagliariello, esponente di punta del Pdl (confermato al Senato), chiediamo un consiglio da dare a Bersani: «Faccia reset e ricominci da capo». E a Grillo? «Provi a non vincere facile: non si limiti a sfruttare gli assist della sinistra, faccia un passo in più».Voi del Pdl vi sentite tagliati fuori, per ora?No, la politica è più seria di una partita a risiko. Abbiamo una linea responsabile perché responsabilmente riteniamo che il Paese vada governato comunque, anche in questa situazione.Ma il Pd?Il Pd, avendo la maggioranza alla Camera, ha fatto una prima mossa lanciandosi nella ricerca di quella che ritiene una sua costola, l’M5S, ma mi sembra che stiano già sbattendo contro un muro. Se ha un obiettivo più alto di quello di farsi insultare in Parlamento dai grillini, vanno allora trovati elementi di rafforzamento del quadro istituzionale.Per un governo di pochi mesi?Partire con un orizzonte ristretto è un errore, significherebbe proseguire nella campagna elettorale. Bisogna puntare a un patto - non dico di legislatura - basato sulla legittimazione reciproca.Un patto solo fra Pdl e Pd?La legittimazione di per sé è aperta a tutti. E deve basarsi su tre punti. Il primo è una soluzione per un nodo che va avanti da 20 anni e che è tornato a palesarsi di nuovo...Se allude a Berlusconi di nuovo indagato a Napoli, non salta subito ogni ipotesi di patto?Sta agli altri dirlo. Noi siamo pronti a discutere anche dell’attuazione di quei punti che voterebbe anche Grillo, per riscrivere il capitolo dei costi della democrazia - quindi dal dimezzamento dei parlamentari all’abolizione del finanziamento ai partiti - e di riforma dello Stato. A proposito: al Pd ricordo che se avesse accettato lo scambio fra l’elezione diretta del capo dello Stato e il sistema elettorale a doppio turno, oggi sarebbe un’Italia diversa.Può bastare per un governo che duri?No. Poi vengono le note dolenti: le questioni economiche e quelle che impropriamente sono chiamate etiche. Qui bisogna trovare il modo di rafforzare ciò che, nell’impostazione dei due poli, è paradossalmente condiviso e sterilizzare ciò che è inconciliabile.Fuor di metafora?Andranno trovati dei compromessi. Sulle tasse, a esempio, bisogna valorizzare la convinzione che - sia per noi che per loro - non si può, per far riuscire la cura, ammazzare il malato. Questo implica un rapporto con la Germania e con l’Europa diverso da quello impostato da Monti. E sui temi etici serve una moratoria: via i matrimoni gay, in cambio magari di un impegno a ridurre le tasse per tutte le coppie con figli.I tempi vanno accorciati rispetto al 15 marzo?Viste come stanno le cose, già fare questo percorso entro il 15 sarebbe un miracolo.E la presidenza delle Camere?La direzione indicata da D’Alema è quella più realistica. Ma è solo una tappa, non credo alla politica del carciofo, cioè foglia dopo foglia. Il percorso va visto nel suo insieme.

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