mercoledì 12 febbraio 2025
Bonifiche ferme al 2%,riconversione del polo industriale siciliano ancora al palo: flash mob delle associazioni cattoliche e laiche. «Qui la popolazione si ammala e muore ancora»
Un momento del sit-in organizzato a Priolo da Legambiente, Acli, Ac, Agesci, Arci e Libera

Un momento del sit-in organizzato a Priolo da Legambiente, Acli, Ac, Agesci, Arci e Libera

COMMENTA E CONDIVIDI

Ancora in piazza, ancora in campo per dire basta ai tanti simboli del Paese inquinato. La campagna che vede insieme associazionismo laico e cattolico ha fatto tappa a Priolo, in Sicilia, quarto atto del viaggio "Ecogiustizia subito, in nome del popolo inquinato", nata con lo scopo di affermare il principio di giustizia ambientale nei Sin, i Siti d’interesse nazionale, da bonificare. Dopo Casale Monferrato, Taranto e Marghera, è stata dunque la volta dell'isola.

La denuncia di Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera è netta: dopo più di venticinque anni dalla sua istituzione, la bonifica e la riconversione industriale del Sin di Priolo risultano un miraggio, ostaggio di promesse mancate, ritardi burocratici e fondi bloccati, con le aziende coinvolte che ricorrono strumentalmente al Tar per sfuggire all’assunzione di responsabilità.

Il flash mob organizzato di fronte al depuratore di Priolo Gargallo, è il segnale di una mobilitazione che continua per chiedere alle istituzioni, ai decisori politici e alle strutture commissariali un’accelerazione di passo nel risanamento e nella riconversione industriale del Polo Petrolchimico di Siracusa, produttore del 20% dei carburanti consumati in Italia e di tutti i territori interessati.

«A qualche settimana dalla storica condanna della Corte europea dei diritti umani all’Italia per non avere garantito il diritto alla vita degli abitanti della Terra dei fuochi in Campania – hanno sottolineato le associazioni - ricordiamo che il Sin di Priolo è dal 1998 in attesa di bonifiche, giustizia ambientale e sociale. L’ennesima storia italiana di promesse mancate, ritardi burocratici, tempi incerti e fondi bloccati. Dei 5.075 ettari di aree a terra e dei 10.129 di area a mare, secondo i dati del ministero dell’Ambiente, dal 1998 a giugno 2024 risultano bonificati con certificazioni rispettivamente appena il 2,2% (129 ettari) e il 2,1% (121 ettari). Dunque, ben oltre il 90% del SIN è in attesa di bonifiche, mentre la popolazione continua ad ammalarsi e morire per l'esposizione a sostanze contaminanti quali amianto, diossine, Pcb, metalli pesanti e solventi. Non solo la bonifica è in gravissimo ritardo – aggiungono le associazioni – ma sono urgenti anche interventi di riconversione industriale».

Il rischio, molto concreto e attuale, è che il principio secondo cui “chi inquina paga”, il diritto alla salute di 178.651 cittadini sul territorio, secondo i dati del censimento 2019, e lo sviluppo sostenibile, ambientale, sociale ed economico rimangano lettera morta.

Dopo la Sicilia, la campagna "Ecogiustizia subito" proseguirà a Brescia il 12 marzo e a Napoli il 3 aprile.




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: