giovedì 16 settembre 2021
Nella lettera di Nerbini il richiamo alla «Chiesa calpestata e travolta dallo scandalo» e l'invito alla preghiera in famiglia e nei santuari. Domenica la visita nella parrocchia del sacerdote
Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini

Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini - Ansa

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«Non perdiamo la speranza». Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, scrive alla sua gente, a tutta la diocesi, “ferita” dopo l’arresto di don Francesco Spagnesi, il sacerdote 40enne accusato di spaccio di droga che usava in prima persona e che acquistava anche con i fondi della parrocchia. Domenica Nerbini presiederà la Messa delle 11.15 nella chiesa dell’Annunciazione alla Castellina, dove il prete arrestato era stato parroco, per «incontrare la comunità in segno di vicinanza e di condivisione della sofferenza per quanto accaduto», spiega una nota.

Intanto il vescovo invia una lettera aperta all’intera Chiesa locale che verrà letta in tutte le parrocchie durante le celebrazioni del fine settimana. Il presule parla di «momento difficilissimo della vita diocesana» e di una «Chiesa ancora una volta calpestata e travolta dallo scandalo e dal conseguente discredito». Da qui l’invito a «guardare a Cristo crocifisso per capire cosa ci viene chiesto e cosa dobbiamo fare». Il richiamo è alla preghiera, invocando prima di tutto la Vergine «perché ci sia vicino come rimase vicina al Figlio nel momento della agonia e della morte». E Nerbini aggiunge: «Facciamolo in casa nostra, in famiglia, nel segreto della nostra camera invocando lo Spirito perché rinnovi tutti noi». Ma il vescovo sollecita anche «di recarsi in uno dei nostri santuari diocesani per invocare l’intercessione materna di Maria».

Secondo il presule, «abbiamo bisogno di essere purificati» e «senza questa trasformazione e conversione, personale e comunitaria non è possibile testimoniare Cristo né costruire alcunché». Inoltre, scrive Nerbini, «ci viene chiesto, e può apparire paradossale, di avere un cuore pieno di misericordia, di amore e di perdono per tutti» perché «gli errori di qualcuno non possono e non debbono nascondere la verità oggettiva». Nel testo si ribadisce l’«assoluta necessità di vivere il Vangelo, tutto, sempre, ovunque, nelle piccole cose come nelle grandi circostanze». Quindi il riferimento alla croce. «Solo attraverso la croce noi possiamo intravedere la luce della resurrezione che tutto trasfigura. In questa luce possiamo comprendere che il nostro soffrire non è vano, non sono inutili le nostre preghiere e il cercare di essere coerenti con la nostra fede».

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