mercoledì 26 aprile 2023
I Paesi con deficit sopra il 3% o debito sopra il 60% dovranno presentare dei piani di aggiustamento di bilancio di quattro anni per ridurre il debito. Ma la proposta lascia tutti scontenti
Il vice presidente della Commissione Ue Dombrovskis e il Commissario Gentiloni

Il vice presidente della Commissione Ue Dombrovskis e il Commissario Gentiloni - Ansa

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I Paesi con deficit sopra il 3% o debito sopra il 60% dovranno presentare dei piani di aggiustamento di bilancio di quattro anni per ridurre il debito. Avranno l'obbligo di un aggiustamento di bilancio dello 0,5% e in caso non lo facessero saranno soggetti in automatico a una procedura d'infrazione.

Per tutelare gli investimenti strategici - green, digitale e difesa - potranno contare su più tempo per la riduzione del debito (sette anni invece di quattro) ma non sono previsti esenzioni o trattamenti particolare per gli investimenti. La proroga verrebbe annullata se non dovessero essere compiute le riforme e fatti gli investimenti richiesti dagli Stati e concordati con Bruxelles.

Sono gli elementi principali della proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentato dalla Commissione europea e che dovrà - possibilmente - essere approvato dagli Stati entro fine anno per entrare in vigore dal 2024, quando torneranno ad applicarsi le regole fiscali sospese a causa della pandemia e della guerra.

Per un monitoraggio stretto del percorso di riduzione del debito gli Stati membri presenteranno relazioni annuali sullo stato di avanzamento, seguendo il modello degli attuali Piani nazionali di ripresa e resilienza.

"La situazione fiscale, le sfide e le prospettive economiche variano notevolmente nei 27 Stati membri dell'Ue. Pertanto, un approccio unico per tutti non funziona. Le proposte mirano a passare a un quadro di sorveglianza più basato sul rischio che ponga al centro la sostenibilità del debito pubblico, promuovendo nel contempo una crescita sostenibile e inclusiva", spiega la Commissione europea nella sua proposta.

Per questo i piani degli Stati membri definiranno i loro percorsi di aggiustamento di bilancio. Saranno formulati in termini di obiettivi di spesa pluriennali, che costituiranno l'unico indicatore operativo per la sorveglianza fiscale, semplificando così le regole di bilancio.

Le nuove regole europee su debito e deficit lasciano tutti scontenti

Se la Commissione Europea puntava a scontentare un po’ tutti, con la proposta avanzata per la riforma del Patto di stabilità sembra esserci riuscita davvero. Critiche sono giunte per opposte ragioni da Italia, Francia, Germania. Bruxelles, comunque, tira dritto. «Sulla base di tutti gli input ricevuti – ha dichiarato il vicepresidente Valdis Dombrovskis – le nostre proposte rappresentano un approccio equilibrato, che renderà le regole di bilancio Ue più efficaci. Sono disegnate intorno a quattro aree: semplicità, titolarità, salvaguardie e attuazione». Le regole proposte, aggiunge il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, «favoriranno la crescita, sosterranno la sostenibilità dei conti pubblici e affronteranno le priorità comuni dell’Ue».

La Commissione punta a negoziare con i singoli Stati membri piani individuali di aggiustamento di bilancio di quattro anni, prorogabili a sette. La base è la «traiettoria tecnica» indicata da Bruxelles per rimediare al debito in eccesso ed eventualmente il deficit se questo sarà superiore alla soglia del 3% del Pil (che rimane invariata al pari di quella del 60% per il debito), fondandosi ora su un solo parametro: la spesa pubblica. Starà poi ai governi modulare questa traiettoria disegnando i piani, che dovranno contenere riforme e investimenti con l’occhio alle priorità Ue (clima, digitale, difesa, sociale). Il debito sarà ridotto in modo molto più morbido rispetto alle regole attuali in merito. «Quello che possiamo dire – ha spiegato Gentiloni – è che quando questa riforma verrà approvata l'Italia potrà farlo in modo più graduale e potrà farlo anche in un modo che avrà deciso l'Italia». La procedura scatterà qualora uno Stato membro devii dal percorso concordato, e questo accadrà in moto «automatico» per i Paesi con «sostanziali sfide di debito pubblico».

La Commissione ha respinto il pressing della Germania e dell’Olanda per un coefficiente numerico fisso per tutti di riduzione del debito (Berlino proponeva l’1% del Pil l’anno per i Paesi a più alto debito). Alla ricerca di un compromesso, però, ne ha inserito uno, lo 0,5% del Pil, per i Paesi che sforino la soglia del 3% per il deficit. Una misura che scatterà «in automatico», anche in assenza di una procedura. Secondo fonti comunitarie, per l’Italia (che ha un deficit sopra il 3%) significherebbe un aggiustamento annuo pari allo 0,85% del Pil (circa 16 miliardi di euro) se il piano sarà di quattro anni, ma Bruxelles preferirebbe che Roma opti per i sette anni, il che vorrebbe dire 0,45% (circa 9,5 miliardi). Secondo le regole attuali, l’aggiustamento sarebbe stato invece di almeno lo 0,6% del Pil (circa 11,5 miliardi), sostenuto per molti anni. Lo sforzo richiesto dalla proposta di Bruxelles è inferiore a quello indicato dal governo nel Def, dove si prevede già un aggiustamento del 3,6% per quest’anno e dello 0,9% per il prossimo.

Elemento importante: manca la “golden rule”, l’esclusione dal computo del deficit di investimenti strategici. Per Gentiloni, l’effetto si ottiene ugualmente «allungando il tempo dell'aggiustamento fiscale». Roma però non ha gradito. Le proposte della Commissione, ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rappresentano «certamente un passo avanti ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d'investimento». Critico anche il collega francese Bruno Lemaire: «Ci opponiamo – ha dichiarato – a regole automatiche uniformi di riduzione del deficit e del debito, sono contrarie al principio di differenziazione che è alla base della riforma».

Berlino, neanche a dirlo, al contrario vorrebbe norme uniformi molto più cogenti. «Le proposte della Commissione – tuona il ministro delle Finanze Christian Lindner - non soddisfano le richieste del governo tedesco», servono «aggiustamenti chiari per trasformare la proposta della Commissione in norme realmente affidabili, trasparenti e vincolanti». Il dibattito entrerà davvero nel vivo nell’Eurogruppo e nell’Ecofin di giugno. Non c’è tempo da perdere: il 31 dicembre 2023 scade la clausola di salvaguardia, che ha sospeso l’applicazione del Patto. Gentiloni è fiducioso che l’accordo arriverà entro fine anno.

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