martedì 3 ottobre 2017
Il ministro dell'Economia, in audizione davanti alla Commissioni Bilancio di Camera e Senato, illustra la nota di aggiornamento al Def: ci sarà un milione di posti in più rispetto al 2013
Padoan al Parlamento: 1 milione di posti di lavoro in più (rispetto al 2013)
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«Persiste la fase di significativo miglioramento del mercato del lavoro» ed è prevedibile un «ulteriore progressivo aumento dell'occupazione nei prossimi mesi e anni». Lo ha detto oggi il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Nota di aggiornamento al Def. Padoan ha parlato di 1 milione di posti in più rispetto «al punto minimo» di settembre del 2013.

In Italia, ha proseguito Padoan, «ritorna il consolidamento della crescita» e «la ripresa dell'economia italiana sta guadagnando robustezza, in un quadro di prospettive di crescita positiva» europeo. Il ministro ha sottolineato che «ci sono le condizioni per un ulteriore rafforzamento della crescita nel terzo trimestre». Lo sforzo di consolidamento degli ultimi 10 anni «risulta tra più significativi nell'area euro», ha aggiunto, evidenziando che «dopo 7 anni di aumenti, il debito ha registrato una prima flessione nel 2015», che verrà seguita da una riduzione «anche nel 2017, che accelererà poi nel 2018 e negli anni successivi». Gli sforzi portati avanti sui conti pubblici «consentiranno di assorbire la fase di aumento dei tassi di interesse». La prossima manovra conterrà «misure selettive di impulso alla crescita, agli investimenti pubblici e privati, di promozione sociale e per i giovani», ha assicurato il titolare del dicastero di via XX Settembre. Ma «l'impatto sulla crescita delle misure espansive è significativo», uno 0,3%, che è «una valutazione prudenziale». Padoan ha ricordato che la manovra comporta maggiori oneri per l'1,1% del Pil ma che al netto della sterilizzazione delle clausole e della necessità di ridurre il deficit «le risorse disponibili sono limitate».

Manovra parte da un valore di 19,58 miliardi

In un documento consegnato alle commissioni in vista dell'audizione, il Mìinistero dell'Economia e delle Finanze (Mef) quantifica gli interventi della manovra per il 2018, che parte da un valore di 19,58 miliardi. In dettaglio si tratta di 10,9 miliardi di deficit (nella differenza tra tendenziale e programmatico). E 8,62 di coperture tra entrate e tagli di spesa. Gli impieghi, al netto della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, valgono 3,8 miliardi. Le coperture arriveranno da 3,5 miliardi di tagli di spesa (compreso uno a carico dei ministeri con la nuova spending review) e da 5,1 di nuove entrate, rappresentate da misure allo studio per la lotta all'evasione. Tra gli interventi ipotizzati: 300 milioni per investimenti pubblici, 338 per incentivare assunzioni di giovani, 600 milioni per le politiche di coesione (tra l'altro per dar maggiori fondi al reddito di inclusione). Infine 2,6 miliardi per le "politiche invariate", tra le quali i fondi per il rinnovo dei contratti degli statali.

«Con eccessiva restrizione sui conti, a rischio la coesione sociale»

Padoan si è anche soffermato sulle ricadute sociali e ha accennato all'iter politico della manovra. Una «eccessiva restrizione» sul fronte dell'aggiustamento dei conti pubblici metterebbe «a rischio la ripresa e la coesione sociale del Paese». Inoltre, ha ricordato dal punto di vista politico «abbiamo avviato un percorso con le forze di governo, Pd, Mdp, Ap e gli altri gruppi, volto a definire le ipotesi di intervento per investimenti, lavoro, lotta alla povertà e salute», mantenendo il «giusto equilibrio tra politiche di bilancio e per il futuro». Comunque, ha avvertito il ministro, «non c'è spazio per i compiacimenti, c'è ancora tanto da fare» sul fronte delle riforme, sia in Italia, sia in Europa.

Bankitalia: «Sentiero meno angusto grazie a congiuntura»

«La politica di bilancio si deve muovere lungo un "sentiero stretto" tra l'esigenza di non soffocare la ripresa congiunturale e l'imperativo di ridurre ii debito», come più volte sottolineato da Pier Carlo Padoan. Tuttavia, in questo momento il sentiero «pur sempre arduo, è un po' meno angusto che in passato, grazie alle favorevoli condizioni della congiuntura e dei mercati». È il giudizio espresso dal vicedirettore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione sulla Nota di aggiornamento al Def.

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