giovedì 4 aprile 2024
La ministra assente in Aula. La maggioranza ancora più compatta che per Salvini, i sì sono 121. Lei: il voto è chiaro, continuo a fare il mio lavoro
Bocciata la mozione di sfiducia per la ministra con 213 no

Ansa

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Un emiciclo semi-deserto. I banchi del governo semi vuoti (per ora c'è solo la sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento Giuseppina Castiello), soprattutto è assente la diretta interessata, la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Riprende così la giornata a Montecitorio dove va in scena l'esame della mozione di sfiducia - a prima firma del capogruppo del Movimento cinque stelle a Montecitorio, Francesco Silvestri - contro la responsabile del dicastero. Una puntata che termina in maniera ancora più netta di quanto lo è stata per il caso Salvini. La mozione viene bocciata infatti con 213 no e sono 121 i sì. «Il Parlamento in una democrazia e' sovrano. Il voto mi sembra molto chiaro, per cui sono molto tranquilla. Continuo a fare il mio lavoro», il primo commento della ministra.

Favorevoli e contrari

Le posizioni delle opposizioni ormai sono note, con i banchi di Pd e M5s da cui arrivano gli attacchi più duri. A loro dire, i due rappresentanti di governo con i loro comportamenti hanno disonorato le istituzioni (soprattutto nel caso di Salvini). E per quanto riguarda la ministra Santanché, queste le accuse, Meloni e il suo governo ignorano le vicende processuali che riguardano la titolare del Turismo celandosi dietro la bandiera del garantismo.

Ma la maggioranza prova ancora a dimostrare compattezza come ha fatto ieri sera nel caso di Matteo Salvini, precettando i propri parlamentari e vietando -pare – anche le assenze per missioni. Anche se non si placano i dubbi di chi pensa che la ministra Santanché, oggetto di una sfiducia delle opposizioni a causa dell’indagine per truffa all’Inps che la riguarda nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano sulla sua società Visibilia, possano diventare ben presto guai giudiziari peggiori che si potrebbero ripercuotere sulla stabilità e sulla credibilità dell’esecutivo. Certo il caso dei due ministri potrebbe diventare un «pericoloso precedente», è l’opinione di molti, mettendo all’occorrenza nel dimenticatoio il «doveroso garantismo».

Garantismo che arriva oltre che dalla maggioranza anche dai deputati centristi di Italia Viva, con il leader Matteo Renzi che ricorda: «Io sono garantista anche con lei, lo sono con tutti gli avversari. La gente si manda a casa per la politica, vogliamo dire che tutti quelli che sono indagati vanno mandati a casa? È un tema, ma è contro la Costituzione».

Ben più netta la posizione di Azione che nelle dichiarazioni di voto, sottolinea che «non c'è nessuna santa inquisizione, si tratta di tutelare la dignità delle istituzioni» e per questo – dice il deputato Marco Grimaldi - serve un «passo indietro della ministra. È inquietante serrare i ranghi contro questo principio».

Dalla maggioranza invece si torna a giocare con lo stesso schema di ieri per Salvini. «È ovvio che ci sarà un voto compatto della maggioranza. Si vota una mozione sulla quale sono state scritte cose di una inesattezza e di una gravità sotto il profilo politico e giuridico enormi – dice il capogruppo Fdi alla Camera Tommaso Foti - È evidente che si vuole seguire una strada di dare testate anziché di ragionare con la testa».

L’altra mozione di sfiducia contro Salvini

Un finale scontato quello della mozione di sfiducia individuale per il vicepremier e ministro dei Trasporti, nonché segretario della Lega Matteo Salvini per i rapporti stretti negli anni passati tra Carroccio e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Ieri sera, dopo una giornata convulsa a Montecitorio, a sua difesa infatti si sono mossi 211 no, con i sì che non sono andati oltre quota 129. Anche in questo caso, come stamane alla Camera, l’accusato non era presente in Aula al momento del voto e ha scelto di non prendere la parola per difendersi liquidando tutto con una secca frase pubblicata su Instagram in tarda sera: «L’ennesima figuraccia della sinistra, andiamo avanti con il nostro lavoro».

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