martedì 3 marzo 2020
Intervista a Elena Bonetti, ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, che parla anche dell'ampliamento della legge antispreco e relativi vantaggi economici, previsto dall'ultimo decreto legge
Elena Bonetti: la solidarietà aiuterà a ripartire

Elena Bonetti: la solidarietà aiuterà a ripartire - Ansa

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Nell’ufficio con vista su una via del Corso meno affollata del solito Elena Bonetti, ministra (di Italia Viva) delle Pari opportunità e della Famiglia, ragiona sull’emergenza coronavirus che ormai da dieci giorni sta attanagliando il Paese. «Sa cosa mi ha colpito in particolare in queste giornate frenetiche? Che stavolta non abbiamo visto ancora attivarsi quei canali di solidarietà visti in passato per altri fenomeni. Non succede perché, con evidenza, in questo caso prevale un sentimento di paura, che è sempre un elemento di blocco. Per questa ragione già nell’emergenza abbiamo voluto dare un segnale».

Bonetti tiene sulla scrivania l’ultimo decreto-legge del governo, quello varato venerdì scorso per venire incontro alle prime esigenze delle regioni colpite. E di quel testo sottolinea un articolo di cui finora si è parlato poco, il 26. «Abbiamo dato una prima risposta urgente – dice il ministro -, per così dire di "ottimizzazione vincolata". Da un lato di sostegno alle famiglie e alle imprese, dall’altro di prospettiva per sostenere le filiere danneggiate, in modo da avere già schierati elementi per la riattivazione futura della fiducia, che deve andare di pari passo con la dimensione di sostegno e di custodia».

E cosa contiene questo art. 26?
Un ampliamento della legge anti-spreco rispetto ai generi alimentari e ai farmaci originariamente previsti. Non a caso vi ho lavorato con Maria Chiara Gadda, deputata che a quel provvedimento ha dato il nome. L’idea è che un’azienda con un’eccedenza di beni di consumo non più commercializzati possa ora donarli in modo più semplice e senza carico fiscale. È una norma che di fatto alimenta l’economia circolare a fini di solidarietà sociale.

Perché farlo proprio adesso?
Perché accanto agli investimenti economici è importante investire in legami di solidarietà, convinti come siamo che essa sia un volano di bene e di valore sociale. L’economia sociale, con i circuiti di dono e gratuità, è una ricchezza del Paese. Si riparte anche da qui. Penso all’appello del cardinal Bassetti, che ha invitato a fare di questa vicenda anche un’occasione per una solidarietà più forte. Ed è una norma che veniva chiesta dalle associazioni del Terzo settore.

Dal suo osservatorio come valuta questa crisi sanitario-economica?
Abbiamo visto che il tema dell’epidemia si combatte anche invitando a diminuire le relazioni fra le persone. Sono impedite persino le funzioni religiose in alcune zone, ed è una scelta che addolora. Questa esperienza ci obbliga a sperimentare forme di umanità e di relazioni differenti, che però ci possono insegnare una cura reciproca. Non stiamo chiedendo alle persone di rimanere da sole perché le abbandoniamo, ma perché si sentano parte di una comunità in modo differente.

Pensa anche a misure concrete?
Stiamo a esempio valutando assieme al Tesoro, in vista del secondo decreto, una forma di sostegno a quelle famiglie in cui i genitori, in queste giornate, sono costretti a non lavorare o a chiamare una baby-sitter perché i loro figli stanno a casa con le scuole chiuse. Vedremo se ci saranno spazi per farlo.

Senta, con la nuova manovra da 4,5 miliardi a cui sta lavorando il ministro Gualtieri non teme che si richiudano gli spazi per il suo Family act?
No, io sono ancora più fermamente convinta che vada portato avanti. Se dobbiamo ripartire dobbiamo mettere in campo le energie migliori del Paese, e le famiglie sono tra queste. Ed è sbagliato contrapporre le esigenze delle imprese a quelle dei nuclei familiari, su questo punto c’è una conciliazione di interessi specifici. L’obiettivo finale è chiaro: ci salviamo se ci salviamo tutti insieme, non c’è alternativa.

Però l’iter è sospeso, inoltre si parlava di nuove frizioni col Pd che privilegia la legge delega sull’assegno unico ai figli.
Ci siamo fermati non per mancanza di volontà, solo come gesto di responsabilità in questa fase. Accanto alle misure necessarie, però, io rilancio la necessità di un incentivo alla valorizzazione delle famiglie perché sono un fattore sociale che già ci ha consentito di far fronte alla crisi economica del 2008. E il presidente Conte aveva proposto a tutti di farsi interpreti di un’azione sinergica sul tema. D’altronde, al tavolo col Pd c’è stata condivisione sull’universalità dell’assegno, senza legarlo a un tetto di reddito, e sulla maggiorazione dal 3° figlio in poi.

Quanto sarà alla fine l’assegno universale: 3mila euro annui o di più?
L’entità la decideremo insieme al Tesoro, dovendo andare a toccare anche le detrazioni per i carichi familiari. È chiaro che l’importo non deve andare a ridurre quanto le famiglie ricevono già oggi, ma anzi ad aumentare.

M5s lamenta: non siamo stati coinvolti negli annunci di Gualtieri.
Dobbiamo puntare ora ad azioni il più possibile condivise e costruite insieme. Per questo ora serve un pieno dialogo non solo dentro la maggioranza, ma anche con le opposizioni, ognuno deve fare la sua parte. Fra una settimana valuteremo se, con le misure adottate, la curva ha iniziato a decrescere o meno. Ci sarà però - e ne sono consapevole - un’onda molto lunga di impatto economico.

Una domanda personale. Lei ha due bambini, come sta vivendo questi giorni da madre?
Li vivo da madre spesso lontana, purtroppo. Con Tommaso e Chiara, 14 e 10 anni, ho aumentato il dialogo a distanza. Oggi hanno fatto la loro prima lezione on line. Ma mi ha colpito soprattutto il loro timore di contagiare i nonni, il loro farsi carico di questa responsabilità. Un piccolo esempio anche per noi grandi.

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