
La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, un luogo simbolo della città e della sua dimensione cosmopolita - Unsplash
Milano è sempre di più una città cosmopolita e internazionale, un cambio di passo che si riscontra nel modo in cui i suoi cittadini guardano ai fatti del mondo. Il 91% dei milanesi, infatti confida nella diplomazia per porre fine ai conflitti e - in particolare - il 54% ritiene accettabile anche il coinvolgimento di Paesi terzi nei negoziati. Tuttavia, l'approccio alle guerre degli abitanti del capoluogo lombardo è pragmatico: rispetto al resto della penisola il 53% (contro il 44% riscontrato nel resto d’Italia) ritiene che ogni conflitto vada valutato nel merito. Non solo, i meneghini – con il 56% dei consensi - si dicono decisamente più favorevoli all’ipotesi di un esercito unitario europeo rispetto agli altri cittadini del Bel Paese, che invece viene promosso solo al 44%, mentre il 38% si dichiara “sempre pacifista” (vs 43% a livello Italia). Solo il 4% si dice sempre interventista.
È quanto rileva una nuova ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, sulle opinioni dei milanesi in merito alla guerra, ai conflitti in corso, alla Difesa nazionale e dalla quale emerge, inoltre, che i principali conflitti in corso preoccupano 3 milanesi su 4 (74%). Lo studio condotto in un momento storico scosso dai conflitti Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese evidenzia una spaccatura tra pacifisti e “pragmatici della guerra”, anche se a Milano prevalgono i realisti dell’intervento. C’è una polarizzazione nelle opinioni sulla guerra. Tra idealismo e fatalismo, lo spirito pacifista dei milanesi emerge anche nella convinzione che qualsiasi guerra sia da evitare (58% vs 64% a livello Italia), al quale si contrappone il 13% più fatalista, convinto che la guerra sia a volte un male inevitabile e necessario.
La diplomazia per risolvere i conflitti? Questa la soluzione che convince tutti. Come nel resto d’Italia, anche per i milanesi la via diplomatica è la soluzione privilegiata: ben il 91% (vs 90% a livello Italia) la ritiene il miglior modo per risolvere i conflitti. In particolare, un 54% è favorevole anche al coinvolgimento di Paesi terzi nella mediazione, mentre per il 37% il dialogo dovrebbe rimanere tra le parti direttamente coinvolte. Solo il 9% sostiene che il conflitto deve proseguire fino a una vittoria militare sul “campo”. In linea con uno spirito prevalentemente pacifista, i milanesi si mostrano tra i più contrari all’ipotesi di inviare soldati europei – e quindi anche italiani – in Ucraina con funzioni di peacekeeping: il 56% si dichiara contrario. Al tempo stesso, quasi un milanese su tre (27%) esprime invece un’opinione favorevole. Tra i conflitti in corso è la guerra tra Russia e Ucraina a preoccupare maggiormente. I milanesi guardano con apprensione ai conflitti in corso: 3 su 4 (74%) si dicono preoccupati, in particolare per quello tra Russia e Ucraina (75%), percepito come più minaccioso rispetto a quello Israelo-Palestinese (71%).
Ma cosa spaventa maggiormente? A Milano, più che altrove (vs 38% a livello Italia), è l’impatto umanitario del conflitto a suscitare le maggiori preoccupazioni: il 48% dei cittadini teme, infatti, soprattutto le conseguenze indirette come migrazioni, carestie o povertà. Seguono, con il 46%, il timore di un possibile uso di armi nucleari e, al 45%, il rischio di un allargamento del conflitto all’Occidente. Il pericolo meno avvertito rimane quello di attacchi informatici (22%). Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, il 33% dei milanesi crede che un intervento di mediazione da parte di Trump possa essere risolutivo, mentre il 22% è scettico sull’efficacia di tale ipotesi. Il restante 45% non si esprime o ritiene che non cambierà nulla.
Sulle spese militari e la creazione di un esercito europeo, Milano è divisa. Se quasi 4 italiani su 10 (il 37%) apprezzano il ruolo che ha assunto l’Italia quale mediatore e pacificatore nei recenti conflitti, maggiori spaccature si evidenziano a Milano per quanto riguarda il tema delle spese militari. Il 24% degli intervistati (vs 30% a livello Italia) ritiene, infatti, troppo alta la spesa sostenuta sia attualmente sia in prospettiva futura, mentre il 32% (vs 28% a livello Italia) la ritiene adeguata e meno di 2 milanesi su 10 (il 17%) sono invece favorevoli ad un aumento. Per il resto, il 27% dei milanesi ammette di non saper valutare la questione. Negli ultimi mesi, a livello europeo, si discute molto dell’ipotesi di portare al 3% del PIL la spesa militare, sia in Italia che negli altri Paesi UE. Su questo tema, le opinioni dei milanesi risultano particolarmente polarizzate: il 45% si dichiara contrario, in linea con il dato nazionale (48%), ma a differenza del resto d’Italia, a Milano la quota di favorevoli è sensibilmente più alta — 36% contro il 29% rilevato a livello nazionale. Un dato che segnala una maggiore apertura, in città, verso l’ipotesi di un rafforzamento della difesa europea. Rispetto al campione nazionale, i milanesi si mostrano decisamente più favorevoli all’ipotesi di un esercito europeo unico: il 56% approva la proposta (contro il 41% su scala nazionale), mentre il 24% è contrario. Sul ripristino della leva obbligatoria, invece, la città si spacca: il 43% è contrario, ma un altrettanto 43% sarebbe favorevole. Il restante 14% non ha una posizione chiara.