mercoledì 25 gennaio 2023
Il Centro di aiuto alla vita lancia con la Fondazione Gi Group il progetto Diciotto Più. Obiettivo ridare autonomia economica a mamme e papà dopo i primi interventi di solidarietà
La clinica Mangiacalli di Milano, dove ha sede il Centro di aiuto alla vita Mangiagalli

La clinica Mangiacalli di Milano, dove ha sede il Centro di aiuto alla vita Mangiagalli - Fotogramma

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Era uno degli ultimi desideri di Paola Bonzi, l’indimenticabile fondatrice del Centro di aiuto alla vita “Mangiagalli” di Milano che dal 1984 ad oggi ha aiutato mamme in difficoltà a mettere al mondo 24.851 bambini (così dice il dato aggiornato al 19 gennaio scorso). Ebbene: quel sogno ora diventa realtà grazie al progetto “Diciotto Più”, reso possibile dalla collaborazione fra il Cav Mangiagalli e Fondazione Gi Group, realtà di Gi Group Holding sorta per promuovere la cultura del lavoro.

Il progetto prevede la realizzazione di percorsi gratuiti di formazione e di avviamento o reinserimento nel mondo del lavoro, rivolti sia alle madri sia ai padri, con l’obiettivo di rendere le donne e le famiglie, incontrate e sostenute dal Cav, autonome, indipendenti, integrate nella società.

Così s’intende dare risposta ad una sfida che i quasi 38 anni di esperienza “sul campo” del Cav Mangiagalli indicano come decisiva: dai colloqui con le donne che chiedono aiuto, infatti, emerge come nell’80% dei casi le principali difficoltà da affrontare siano di tipo economico-sociale. «Alle donne che gli operatori del Centro incontrano, spesso non solo manca una rete di affetti solida, ma anche una stabilità professionale economica, che accentua le loro preoccupazioni», ricorda una nota diffusa dal Cav.

Come si articola in concreto il progetto? Attraverso un’attività di prequalificazione, Gi Group (società di Gi Group Holding che si occupa di Temporary, Permanent e Professional Staffing) e il Cav Mangiagalli «valuteranno l’occupabilità delle mamme e dei papà, evidenziando punti di forza e aree di miglioramento, orientandoli verso il percorso più coerente (formazione-lavoro), fornendo competenze utili per essere immediatamente occupabili sul mercato del lavoro. La formazione e l’orientamento sono infatti gli strumenti che Fondazione Gi Group pone al centro nella sua missione volta a rendere il lavoro sostenibile e quindi anche inclusivo», prosegue la nota.

«Sono felice di aver realizzato uno degli ultimi desideri di Paola Bonzi: dare vita a un progetto dedicato alla formazione-lavoro, attento in particolare alle esigenze di una maternità difficile», scandisce Soemia Sibillo, direttrice del Centro di aiuto alla vita situato all’interno della Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano e che ogni anno sostiene quasi 1.400 mamme. «Aiutare a trovare un lavoro o riqualificare le competenze attraverso un corso di formazione – insiste la direttrice del Cav – significa anche, soprattutto nel nostro caso, salvare una vita, far accogliere un bambino con minori preoccupazioni, farlo crescere in un ambiente più sereno, ridare dignità alle persone favorendo la loro integrazione nella società».

«Siamo orgogliosi di promuovere questo progetto insieme a una realtà come il Cav Mangiagalli in quanto espressione dello spirito con cui ogni giorno perseguiamo l’obiettivo di avere un impatto positivo sulla vita delle persone attraverso il riconoscimento del valore e del ruolo sociale che ha il lavoro», incalza Chiara Violini, presidente di Fondazione Gi Group. «Sarà un’occasione per noi di mettere a disposizione la nostra expertise per donne e uomini che stanno vivendo una fase delicata della loro vita, andando a rimuovere grazie alla formazione gli ostacoli alla loro employability (la capacità di essere occupabili o impiegabili ndr), ovvero ciò che noi consideriamo il presupposto necessario per il lavoro sostenibile».

Ad oggi le mamme che si rivolgono al Cav Mangiagalli vengono aiutate per un periodo indicativo di 18 mesi, fino all’anno di età del figlio. L’approccio? Mai assistenzialistico. L’obiettivo è renderle parte attiva, rinforzando le risorse personali e familiari, di autonomia e responsabilità. Il nuovo progetto, fedele a questo approccio, è stato battezzato “Diciotto Più”, fa sapere il Cav, «proprio per identificare quel “dopo”, quel futuro che spetta alla famiglia costruire e portare avanti.

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