lunedì 27 novembre 2023
Ordigno inesploso. In 200 a tentare l'assalto: vetrine rotte e scritte "Aborto libero". La premier: «Una sede devastata è inaccettabile sempre». Diventa un caso la mancata condanna delle opposizioni
La vetrina distrutta della sede di "Pro Vita & Famiglia"

La vetrina distrutta della sede di "Pro Vita & Famiglia"

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La giornata contro la violenza sulle donne, il clima di condivisione che la ha contraddistinta, sono stati macchiati da alcune note stonate, ma soprattutto da un brutto episodio, l'aggressione alla sede di "Pro Vita e Famiglia" di viale Manzoni a Roma. E a creare un caso ulteriore la condanna dell'episodio venuta solo da una parte dello schieramento politico. La Digos di Roma sta indagando sulla bottiglia con all'interno polvere pirica trovata nella sede dell'associazione, nel corso di un sopralluogo dopo il blitz messo a segno da frange estremiste inseritesi nel corteo. Da una prima ricostruzione la molotov sarebbe stata introdotta all'interno degli uffici attraverso un vetro rotto nella parte superiore della saracinesca d'ingresso, proprio nel corso del blitz. Era stato il portavoce Jacopo Coghe a denunciare il rivenimento di un piccolo ordigno negli uffici dell'accociazione fortunatamente non esploso, dicendosi «sconvolto da questo vero e proprio atto terroristico, volto a intimidirci». Davanti alla sede di viale sono state trovate diverse scritte come "Aborto libero Acab", "Morite scegliamo aborto libero", "Bruciamo i pro vita". Scritte realizzate ieri durante il blitz.
Da quanto ricostruito dalla polizia, quando la testa del corteo aveva già raggiunto piazza San Giovanni, circa duecento manifestanti che si trovavano in coda, alcuni anche a volto coperto, si sono staccati e hanno provato ripetutamente a forzare il blocco delle forze dell'ordine posto a protezione della sede di Pro Vita, cercando di arrivare allo scontro: hanno tolto le transenne e hanno iniziato a lanciare fumogeni e bottiglie di vetro contro l'edificio e le forze ordine.
«La piazza è sempre qualcosa di positivo purché non sia strumentalizzata, cosa avvenuta in qualche piazza dove sono stati gridati slogan che non centravano nulla con le motivazioni della piazza. Penso anche a Roma dove è stata presa d'assalto la sede dell'associazione Pro Vita & Famiglia che nulla aveva a che fare con la manifestazione sulla violenza contro le donne», interviene il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

Ma sul brutto episodio, per il quale tardano ad arrivare condanne dalle opposizioni, decide di intervenire anche la presidente del Consiglio. «Io non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di violenza e intimidazione come quelli avvenuti sabato a danno dell'associazione Pro Vita e Famiglia», scrive sui social Giorgia Meloni. «Voglio interrogare tutti su una questione banale: la violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee? È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara Una sede devastata è inaccettabile sempre. Particolarmente se la si devasta nel nome delle donne violentate, picchiate o uccise. Spero – aggiunge Meloni – che stavolta arrivi, da Elly Schlein, da Giuseppe Conte, da Maurizio Landini e dalla Cgil ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato».

«Se assaltano la sede della Cgil c'è (giustamente) indignazione nazionale. Se estremisti rossi assaltano la sede di una Onlus che aiuta e difende le famiglie, silenzio?», si chiede Matteo Salvini. La solidarietà mia, di tutta la Lega e di tutto il popolo italiano», dice il leader della Lega rivolto a Pro Vita.

Una «nota stonata che si inserisce in un contesto di dolore e drammaticità di una situazione che sta diventando una emergenza per noi», dice il ministro per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati. Considera «inaccettabile che la manifestazione di sabato contro il femminicidio e la violenza di genere si sia lasciata alle spalle le tracce di episodi di quella violenza che si sostiene di voler combattere» la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, di Forza Italia. Un «assalto allucinate», lo definisce il capogruppo al Senato di Fratelli d'Italia, Lucio Malan. «Un fatto grave, ma ancora peggio è il silenzio di certa politica», scrive sui social la deputata di FdI e vicecapogruppo Elisabetta Gardini. «Solidarietà» arriva anche da Maurizio Lupi di Noi moderati insieme a una «dura condanna della la violenza da parte di chi si professa contro ogni forma di aggressione».

In molti chiamano in causa Elly Schlein, ma in tarda mattinata interviene Giuseppe Conte: «Io condanno insieme a tutto il Movimento Cinque Stelle sempre gli atti di violenza, ci troveranno sempre contro. Però non vorrei che questo fosse anche un modo per sminuire una grande mobilitazione, una grande risposta a favore del riscatto delle donne, della massima libertà contro ogni sopraffazione, arbitrio, ogni sopruso».
Ma, dopo la manifestazione di Roma che ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di persone per dire "no" alla violenza di genere sono arrivate anche numerose prese di posizione e distinguo legati alla presenza nel corteo di bandiere palestinesi. Per il ministro alle Pari opportunità, Eugenia Roccella, quella di sabato è stata «una occasione sprecata». «Mi dispiace – afferma - che la manifestazione promossa da Non una di meno, che poteva essere una grande occasione, sia stata sprecata per motivi ideologici». Roccella definisce "grave" l'avere inserito nella cornice dell'evento «la questione palestinese» e a suo dire «la mobilitazione delle donne non deve essere inquinata da ideologia e troppa partigianeria politica».











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