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Gli studenti del Mario Pagano di Napoli - ANSA
Un menù ricco e variegato, come sempre da alcuni anni a questa parte, quello delle tracce del primo scritto dell'esame di maturità, quello di Italiano, svoltosi questa mattina per 524.415 studenti (511.349 candidati interni e 13.066 esterni).
Ben 7 temi, che spaziano tra i più diversi argomenti. Difficile per qualsiasi studente minimamente preparato non riuscire a trovarne almeno uno su cui poter scrivere qualcosa di sensato.
Per l'analisi e interpretazione di un testo letterario, quest'anno campeggia la letteratura del '900: Pier Paolo Pasolini per la poesia e Giuseppe Tomasi di Lampedusa per la prosa. Del primo, una poesia autobiografica composta nei primi anni '40: alcune cose persistono nel tempo, ma altre (come i sentimenti individuali) cambiano e si trasformano con il mutare dell'età. Un testo molto bello, che parla di infanzia, adolescenza, maturazione personale, sullo sfondo di una natura che rappresenta la persistenza. Del secondo, un brano tratto dal suo capolavoro, il romanzo Il Gattopardo, però un brano "tagliato male", cioè fuori contesto, e corredato da domande a cui è molto complicato rispondere senza aver letto il libro da cui è tratto, cosa che a scuola non si fa quasi mai. Perché quello della letteratura del secondo Novecento rimane ancora un grosso problema: quasi sempre i programmi svolti si fermano alla letteratura che precede la Seconda guerra mondiale.
Il fatto che quest'anno il Ministero abbia scelto due testi di autori del secondo Novecento (sebbene quello di Pasolini appartenga alla primissima fase della sua produzione) è molto positivo, perché ciò potrebbe avere un effetto di incoraggiamento e di propulsione, spingendo gli insegnanti a fare quello che probabilmente vorrebbero fare, ma a cui non arrivano per svariate ragioni, alcune, peraltro, tutt’altro che pretestuose: a partire, in una didattica di tipo tradizionale, dall’oggettiva scarsità del tempo a disposizione per coprire, nell’ultimo anno, un excursus storico-letterario molto vasto.
Per l'analisi e produzione di un testo argomentativo, tre tracce. Il rapporto tra i leader politici e i cittadini attraverso i mezzi di comunicazione di massa attuali, a partire da un brano sul discorso radiofonico del presidente Usa Roosevelt dopo la crisi del '29.
Un brano di un articolo di Riccardo Maccioni, uscito lo scorso anno su Avvenire, sul tema del "rispetto" (parola scelta dall'Istituto Treccani come parola dell'anno nel 2024). E, ancora, un brano del filosofo Telmo Pievani sull'impatto ambientale ed economico della produzione e del consumo costante di oggetti in quella che viene definita la «tecnosfera materiale» dell'antropocene. Su queste tracce i candidati sono chiamati ad argomentare, cioè a svolgere riflessioni personali sostenute da opportune considerazioni esposte in maniera consequenziale. È una tipologia di prova su cui gli studenti si esercitano nel corso di tutto l'ultimo triennio, e quindi non dovrebbero riscontrare particolari problemi.
Infine, per il tema d'attualità, due proposte piuttosto diverse tra loro. Un testo di Paolo Borsellino dell'ottobre del 1992 (il magistrato sarebbe stato ucciso il 19 luglio di quello stesso anno), in cui l'autore registrava una mutata sensibilità, nei giovani di quegli anni, alla lotta alla mafia e alle questioni della legalità: da qui il suo ottimismo nei confronti delle nuove generazioni, che vedeva come motori di un cambiamento che avrebbe potuto mutare in meglio il volto della società. Il secondo è il brano di un articolo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli sul tema dell'indignazione quale caratteristica, spesso declinata retoricamente, del mondo social.
Qualche maturando sarà rimasto deluso dall'assenza di tracce su argomenti oggi drammaticamente presenti nel dibattito pubblico: la guerra (sui vari scenari: dall'Ucraina al Medio Oriente), la violenza di genere e i femminicidi, gli incidenti e le morti sul lavoro. Ma anche altre realtà come l'intelligenza artificiale. Però è ovvio che tutto non ci può essere. E, in fondo, non è neanche un male che i temi di maturità non siano del tutto corrispondenti alle aspettative dei ragazzi, smentiscano in qualche misura i pronostici della vigilia, possano - insomma - sorprendere un po'.