mercoledì 14 novembre 2018
Più dismissioni e subito quota 100. Come correttivi "clausole" e vendite immobiliari per l'1% del Pil. Monito del Fmi: c'è rischio recessione
Salvini all'arrivo a Palazzo Chigi per il vertice sulla risposta da dare alla Ue sulla manovra (Ansa)

Salvini all'arrivo a Palazzo Chigi per il vertice sulla risposta da dare alla Ue sulla manovra (Ansa)

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Il governo mantiene la linea della fermezza e assicura che la manovra non cambia. Sarebbero stati adottati solo correttivi minimi, secondo fonti della Lega: una clausola per evitare che il deficit 2019 salga oltre il contestato 2,4%, qualora le previsioni di crescita non siano confermate, e anche una nuova operazione di cessione d’immobili pubblici. Una replica, insomma, «di attacco e non di difesa». Arriva in piena 'zona Cesarini', per usare una terminologia calcistica, l’attesa risposta alla Commissione Europea che aveva rispedito al mittente la prima versione del Draft budgetary plan , di fatto la 'versione' europea del documento di bilancio. A quattro ore dalla scadenza della mezzanotte c’è voluto un vertice a Palazzo Chigi e un Consiglio dei ministri prima di poter inviare il nuovo testo, che ricalca il vecchio.

Dunque, i saldi della legge e la stima di crescita per il 2019, fissata all’1,5%, non variano. Una scelta cui si è arrivati utilizzando tutto il tempo a disposizione, complice anche la conferenza sulla Libia: «Delibereremo in Cdm la risposta da inviare all’Ue e confidiamo di inviarla nei termini», ha cercato di rassicurare il premier Giuseppe Conte a metà pomeriggio, di rientro da Palermo. A complicare l’operazione a cui erano chiamati gli alleati giallo-verdi, obbligati a tenere insieme la difesa della propria impostazione e la necessità di non spezzare il filo di dialogo con Bruxelles, sono arrivate le critiche compatte delle principali istituzioni italiane, alle quali si è aggiunto proprio ieri il Fondo monetario internazionale: vista da Washington, l’Italia appare «vulnerabile », con il debito pubblico (resterà «intorno al 130% del Pil nei prossimi 3 anni») come primo nemico da abbattere se si vuole evitare di «trasformare un rallentamento in una recessione».

Pesa, in particolare, la nuova riforma delle pensioni, che rischia di «aumentare la spesa e imporre pesi ancor maggiori sulle generazioni più giovani». Oggetto delle vere preoccupazioni dell’Ue, che proprio su questo potrebbe aprire ora la procedura d’infrazione, il debito è anche la variabile attorno alla quale negli ultimi giorni si è messo al lavoro il ministro dell’Economia. Archiviata infatti l’ipotesi di rivedere la crescita, su cui il Tesoro ha dovuto registrare il muro opposto dai due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, l’obiettivo si è indirizzato verso misure che potessero aiutare a rassicurare gli interlocutori esteri della capacità italiana di far scendere la curva del nostro debito più velocemente di quanto immaginato dall’esecutivo. E così si è quindi scelto di mettere l’accento sulle privatizzazioni. Il capitolo già previsto nella prima versione del Dbp, secondo quanto riferito da fonti ministeriali, è stato rivisto nel nuovo testo che è stato poi spedito a Bruxelles insieme a una lettera. Il governo sarebbe pronto tuttavia a giocare anche un’altra carta, quella delle 'condizioni eccezionali' dovute al maltempo che si è abbattuto questo autunno e che si aggiungono al crollo del ponte Morandi. Ma per dimostrare la propria buona volontà, Roma ha inoltre deciso di mettere nero su bianco la disponibilità a considerare già in manovra tagli automatici di spesa qualora le stime di crescita e l’andamento dell’economia non fossero confermati nelle previsioni: una sorta di nuova 'clausola salva-deficit' che nelle speranze del governo dovrebbe convincere Bruxelles, insieme al sostanziale rinvio alla primavera delle due misure- chiave (Reddito e pensioni), che l’indebitamento netto fissato al 2,4% l’anno prossimo sia davvero un tetto massimo, anche difficile da raggiungere.

Un confronto, quello con l’Europa, che sembra un po’ più a portata di mano grazie anche alle parole concilianti usate ieri dalla cancelliera tedesca Angela Merkel: «L’Italia è un Paese fondatore dell’Ue e ha deciso con gli altri le regole. È importante – ha sottolineato – giungere a una soluzione ed è importante che lo si faccia nel dialogo con la Commissione Europea. Lo ha detto anche il premier Conte». Ufficialmente la linea degli alleati giallo- verdi resta però confermata: quando a sera Salvini arriva, a piedi e in maniche di camicia, a Palazzo Chigi per la prima riunione politica, ribadisce come la «manovra garantisca più posti di lavoro, più diritto alla pensione e meno tasse per tanti italiani». E dunque, aggiunge, «se all’Europa va bene siamo contenti, sennò tiriamo dritto».

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