sabato 29 settembre 2018
L’ex ministro di Forza Italia, parla di «scelte scellerate e autolesionistiche», di «apprendisti stregoni che ci stanno portando a fondo».
Brunetta: «Governo masochista, così la Lega si allontana da Forza Italia»
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Su questa strada l’Italia andrà a sbattere. Renato Brunetta la vede nera e stronca la politica economica del governo gialloverde. L’ex ministro di Forza Italia, parla di «scelte scellerate e autolesionistiche», di «apprendisti stregoni che ci stanno portando a fondo». Prevede con l’aumento del deficit un taglio del rating che porterà il nostro debito vicino al livello spazzatura e una stretta del credito bancario. Il tutto in nome di una «cattiva spesa pubblica clientelare per dare soldi ai nullafacenti» che non potrà avere effetti positivi sulla crescita. Una politica, sottolinea, che allontana la Lega dal programma del centrodestra, e lo porta a sostenere un’alleanza con «un partito populista, peronista e di estrema sinistra come i Cinquestelle. L’Italia rischia non solo una spaventosa crisi finanziaria, ma anche un’involuzione democratica ed etica. Che il governo e le forze responsabili della Lega ci ripensino».

Onorevole, dopo il venerdì nero sui mercati ora che succede?
Questo governo masochista e tafazzista ha creato un clima negativo e di sfiducia. Da maggio sono scappati 120 miliardi degli investitori stranieri e lo spread è quasi 200 punti sopra. Ma la cosa più tragica che questi dilettanti allo sbaraglio non hanno capito è il collasso delle banche. Gli istituti hanno in pancia molti titoli di Stato, che quando aumenta il rendimento diminuiscono di valore. Quindi il capitale delle banche scende e queste devono stringere i rubinetti del credito. Famiglie e imprese si vedranno ridurre prestiti e aumentare gli interessi. La stretta bancaria si sta accentuando. In una condizione come quella attuale questa manovra non è solo sbagliata: è masochista.

Lei si è detto sicuro di un taglio del rating.
Finora le società hanno tergiversato in attesa del deficit. Ma hanno già codificato i criteri delle loro scelte. Con un deficit intorno all’1,6-1,9% avrebbero dato una previsione negativa, ma tenuto stabile il rating. Dal 2% in su ci sarebbe stato un downgrade di un livello. Dal 2,4% in su un doppio downgrade, che porta il nostro rating a livello spazzatura. Così siamo nel range della doppia retrocessione. In questo caso la Bce non potrà più acquistare titoli italiani. Gli speculatori potranno fare il loro gioco, spread e rendimenti saliranno e il credit crunch si allargherà. E tutto per cosa? Per nuovi investimenti? No, per il reddito di cittadinanza.

L’obiettivo è spingere la crescita.
L’unica spesa in deficit che può far crescere l’economia e quella per investimenti. L’azzardo di pensare che il Pil del prossimo anno arriverà all’1,5% grazie alle nuove misure, dallo 0,9 o 1% che si prevede oggi, è semplicemente ridicolo.

Ma le misure anti povertà, l’aumento delle minime e la riforma della Fornero erano anche nel programma del centrodestra.
Si, ma si partiva dallo choc fiscale della flat tax, coperta dal taglio delle tax expenditures (sconti fiscali), e poi dalla pace fiscale. Solo conseguentemete alla maggior crescita che ne sarebbe derivata si sarebbe messo mano alle altre misure. Questa era la sequenza. Oggi vogliono solo comprarsi il consenso dei ceti non produttivi. E poi il reddito di cittadinanza è un imbroglio. Il mercato del lavoro è opaco in Italia, l’intermediazione pubblica è inesistente, non si sa dove siano i posti vacanti, non c’è la possibilità reale di mettere in contatto domanda e offerta attraverso gli inutili centri per l’impiego e portare al reinserimento lavorativo di chi ottiene sussidio. Così il sussidio diventerà incondizionato, lo prederanno tutti, immigrati, lavoratori in nero, stagionali. E non forze di lavoro. Una misura che moltiplicherà i comportamenti opportunistici.

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