martedì 31 ottobre 2017
La procura di Firenze indaga dopo intercettazioni in carcere del boss Graviano. Ma i legali dell'ex premier contrattaccano: giustizia a orologeria
Stragi del '93: nuove indagini su Berlusconi e Dell'Utri
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Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri sono di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993. Lo scrivono oggi il Corriere della Sera e La Repubblica. La Procura di Firenze, spiega il Corriere, ha infatti chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo a loro carico, dopo aver ricevuto da Palermo le intercettazioni del colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, condannato per le stragi, effettuate nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. "Frammenti di conversazione - scrive il quotidiano di Via Solferino - nei quali i riferimenti al fondatore di Forza Italia, seppure in un contesto di non facile interpretazione, sono abbastanza chiari".
Secondo quanto riporta Repubblica il 10 aprile 2016, nel penitenziario di Ascoli Piceno, al suo compagno dell'ora d'aria,
il camorrista Umberto Adinolfi, Graviano avrebbe detto "mi ha chiesto questa cortesia, per questo c'è stata
l'urgenza", come avrebbero registrato le telecamere della Dia.
"Non porta nessun ulteriore supporto probatorio, la prova è inconsistente e non genuina", perché il boss Giuseppe Graviano "sapeva di essere intercettato in carcere". Lo ha detto all'Adnkronos l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale dell'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, commentando la riapertura dell'indagine. La Procura di Firenze, come scrivono oggi alcuni quotidiani, ha già ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia sulle intercettazioni in carcere del boss Giuseppe Graviano. Nella registrazione delle cimici in carcere, Graviano, parlando con il codetenuto Umberto Adinolfi, il 10 aprile dello scorso anno, aveva detto: "Novantadue già voleva scendere... e voleva tutto", e secondo la Procura il soggetto era l'ex premier Silvio Berlusconi. Poi avrebbe aggiunto, sempre secondo i pm: "Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia... (...) Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni ... in Sicilia ...".
Si tratta di un passaggio chiave di uno dei dialoghi intercettati in cui, secondo l'accusa che ha depositato le conversazioni audio e le trascrizioni nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il capomafia parla di presunti favori fatti da Silvio Berlusconi a Cosa nostra, che la mafia avrebbe ricambiato con le stragi del 1992 e del 1993. Ma per la difesa di Dell'Utri, la parola 'Berluscà non sarebbe mai stata pronunciata, come dimostra una consulenza della difesa depositata nei giorni scorsi dall'avvocato Di Peri nell'ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia. E lo dimostrerebbero, secondo l'avvocato Giuseppe Di Peri, alcune delle intercettazioni in carcere tra Graviano e Adinolfi "in cui - dice Di Peri - i due dimostrano di sapere di essere ascoltati. Ecco perché le prove che sono state inviate, sia a Firenze che a Caltanissetta, non sono genuine. Al vaglio della valutazione del giudice sono inconsistenti".
Puntualmente e come sempre da oltre 20 anni, a ridosso di una competizione elettorale a pochi mesi dalle elezioni nazionali e proprio nel giorno in cui il presidente Berlusconi sarà in Sicilia, a mezzo stampa senza che in alcun modo siano stati previamente avvisati il diretto interessato o i suoi legali, è stata pubblicata, con grande risalto, la notizia di una nuova indagine nei suoi confronti". Lo si legge in una nota dell'avvocato Niccolò Ghedini. "E, come di consueto, mai si potrà sapere chi ha propalato la notizia, ovviamente coperta da segreto, ai giornalisti. E questa sì - prosegue il legale di Silvio Berlusconi - che è un'indagine che non dovrebbe comportare particolari complessità per individuare il o i responsabili. "Sarà interessante verificare se il ministro Orlando vorrà contribuire, mediante i mezzi ispettivi di cui dispone, a far luce sul grave episodio, anche tenuto conto che, a tenore delle stesse fonti giornalistiche il nome del presidente Berlusconi nel registro degli indagati sarebbe stato addirittura segretato dalla Procura di Firenze".

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