venerdì 29 maggio 2020
E a Messina arrivano le prime condanne per gli uomini di Bija: erano accusati di vari reati tra cui, associazione a delinquere, tratta, violenza sessuale, omicidio e tortura
Migranti in un centro di dentenzione libico. Qui finiscono spesso nella mani di trafficanti di esseri umani

Migranti in un centro di dentenzione libico. Qui finiscono spesso nella mani di trafficanti di esseri umani - Ansa

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Un massacro di migranti per vendetta. Ieri sera ministero degli Interni del governo di Accordo nazionale di Tripoli ha fatto sapere che 30 persone, 26 del Bangladesh e 4 africane, sono state uccise per vendetta dai parenti di un trafficante di esseri umani. Quest’ultimo, un trentenne, sarebbe stato ucciso da alcuni migranti, per ragioni ancora non chiare. La vendetta familiare, nella città di Mezdah a 150 km a sud della capitale, ha causato anche il ferimento di altri 11 stranieri, ricoveranti all’ospedale di Zintane.

Il ministero ha promesso di perseguire gli autori del massacro e consegnarli alla giustizia. La situazione dei migranti nel Paese nordafricano sta peggiorando di giorno in giorno, tra la pandemia e la ripresa dei combattimenti.

Intanto, sempre ieri, prime condanne a Messina, per gli uomini di Bija: 20 anni di carcere ciascuno a Mohamed Condè, 22 anni della Guinea, Hamed Ahmed, 26 anni, egiziano e Mahmoud Ashuia, 24 anni, egiziano. Si tratta di 3 “torturatori” di migranti fermati il 16 settembre all’hotspot di Messina. Erano accusati di vari reati tra cui, associazione a delinquere, tratta, violenza sessuale, omicidio e tortura. I tre sono stati riconosciuti da alcuni dei migranti salvati dalla nave “Alex” della Ong Mediterranea, sbarcati a Lampedusa a luglio. Agli investigatori hanno raccontano le torture, le botte e le tante violenze subite.

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