martedì 29 giugno 2021
Il 14 giugno un mercantile olandese, con sede legale in Italia, ha soccorso 170 persone e poi le ha consegnate ai guardacoste libici. I filmati delle Ong documentano il dramma in acque internazionali
Nuovi esposti contro i respingimenti. Le immagini della cattura in mare
COMMENTA E CONDIVIDI

Sedici ore senza nessun soccorso. Poi il recupero di un mercantile e la cattura da parte dei guardacoste libici. Tutto in acque internazionali, mentre le agenzie Onu continuavano a protestare invano contro la prassi europea dei respingimenti vietati dalle convenzioni internazionali.

Ora un report congiunto di Mediterranea Saving Humans, Sea Watch, e Alarm Phone è diventato un esposto che in queste ore viene consegnato alla procura di Roma.

A confermare la ricostruzione ci sono i filmati e le immagini, oltre alla ricostruzione momento per momento e alle registrazioni radio. Quello che viene definito “respingimento per procura” risale al 14 giugno 2021, quando dopo essere stati salvati dalla nave mercantile “Vos Triton” in acque internazionali, circa 170 persone sono state consegnate dalla nave commerciale alla cosiddetta guardia costiera libica e poi riportate in Libia.

L'avvistamento del barcone con i migranti salpati dalla Libia

L'avvistamento del barcone con i migranti salpati dalla Libia - Seabird / Sea Watch


Seabird / Sea Watch

“I migranti avrebbero dovuto essere sbarcati in un porto sicuro - scrivono le organizzazioni - e non alla cosiddetta guardia costiera libica che li ha riportati nei luoghi di prigionia, conosciuti per sottoporre i detenuti a forme sistematiche di violenza intenzionale, compreso stupro e torture”.

La Vos Triton, che batte bandiera di Gibilterra, è di proprietà della società olandese Vroon, il cui ufficio italiano è responsabile della nave. Nel corso del respingimento Avvenire aveva contattato l’amministratore delegato della compagnia, il quale si era rifiutato di fornire chiarimenti sulle decisioni in corso.

Alcuni migranti in acqua chiedono aiuto al mercantile 'Vos Triton'

Alcuni migranti in acqua chiedono aiuto al mercantile "Vos Triton" - Seabird / Sea Watch

Circa 170 persone a bordo della barca di legno partita dalla Libia avvevano contattato Alarm Phone quand’erano in acque internazionali. Nonostante ripetute richieste a tutte le autorità, dieci ore dopo il primo allarme nessun mezzo di salvataggio statale europeo era stato inviato nell’area, e questo nonostante meno di due mesi prima in un analogo episodio di mancato soccorso 130 persone sono state abbandonate alla deriva lasciandole affogare nel corso del naufragio.

Anche per quella tragedia, che Avvenire aveva ricostruito istante per istante, è stato presentato un esposto alla procura di Roma, chiamata a valutare non vi siano stati profili di responsabilità per omissione di soccorso.

Nella notte tra il 13 e il 14 giugno scorsi, “anche se le autorità, Frontex e l’Unhcr, venivano aggiornate regolarmente via e-mail con tutte le informazioni rilevanti e le posizioni Gps più aggiornate - si legge ancora nella ricostruzione delle Ong -, dopo più di 10 ore non c'era ancora nessuna nave della guardia costiera in arrivo. Nelle prime ore del mattino, Alarm Phone ha cercato di allertare la nave mercantile “Maridive 230”, che si trovava a pochi nautici di distanza, ma non ha cambiato la sua rotta”.

La motovedetta libica affianca il mercantile per catturare i migranti

La motovedetta libica affianca il mercantile per catturare i migranti - Seabird / Sea Watch

Fino a quando sulla scena, presumibilmente inviato su indicazione della centrale di soccorso di Roma che nel corso delle comunicazioni aveva fatto genericamente riferimento a un “rimorchiatore, sopraggiunge il mercantile “Vos Triton”, avvistato da “Seabird”, l’aereo di ricognizione di Sea Watch giunto sul posto nei medesimi momenti. L’equipaggio del velivolo, che ha fotografato e filmato durante il sorvolo, ha chiesto via radio alla “Vos Triton” di soccorrere le persone che nel frattempo si erano gettate in acqua per raggiungere il mercantile. Dopo un’ora il mercantile era riuscito a prendere a bordo tutti. I filmati che oggi pubblica “Avvenire” mostrano le condizioni di pericolo, mentre un gruppo di persone si tuffa dal barcone per raggiungere faticosamente la nave di supporto alle piattaforme petrolifere. Altre riprese dall’alto mostrano i marinai del mercantile prendersi cura dei naufraghi, allestendo dei tendoni sul ponte, così da proteggere il gruppo di stranieri dal sole accecante. Poi però la “Vos Triton” ha riacceso i motori puntando a Sud, in direzione della Libia. Circa un'ora dopo d’improvviso il rimorchiatore si ferma. In quell’istante Seabird avvista una motovedetta libica avvicinarsi alla nave. Il resto possiamo solo immaginarlo. Il bimotore di Seawatch, infatti, era stato costretto a lasciare l’area perché rimasto oramai a corto di carburante.

Poco dopo, ancora una volta, le agenzie Onu hanno ricordato che “la Libia non è un porto sicuro e le persone devono essere soccorse e fate sbarcare in un luogo sicuro”. Ma come era accaduto con l’equipaggio della “Vroon”, anche le autorità hanno risposto con il silenzio.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI