venerdì 20 maggio 2016
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«Un ragazzino, un dannato ragazzino. Anche a 86 anni». Alessandro Tessari ricorda l’amico Marco Pannella dalle stanze, che furono di Heidegger, del Raimundus Lullus Institut dell’Università di Friburgo, Facoltà di teologia, dove è libero (e felice) ricercatore, dopo aver insegnato per una vita filosofia all’Università di Padova. E dopo aver seduto a lungo in Parlamento, prima con il Partito comunista, poi con il Partito radicale. Spartiacque fu la tragedia di Moro: «Solo Craxi e Pannella erano per la trattativa, gli altri no. Gli stessi che poco dopo trattarono con la camorra per salvare Cirillo». La voce di Tessari è amara. «Ho visto Pannella l’ultima volta una settimana fa – racconta –. Sono andato a trovarlo a Roma in quel suo sottotetto monacale, dove aveva sempre vissuto, lui che avrebbe potuto arricchirsi senza problemi. Mi dicono: solo un saluto. Rispondo: salgo, lo abbraccio e se mi urla dietro, scappo. Sono rimasto lì tre ore. Gli avevo portato una scatola di sigari, quelli che piacevano a lui». Sigari a un malato di tumore? «Se li è fumati uno dietro l’altro. 'Meglio morir contenti', diceva. Il solito dannato ragazzino». I pregi si mescolano ai difetti, nel ricordo di Tesari: «Tanti anni insieme, litigando con affetto». Il pregio maggiore? «Laicità estrema e assoluta libertà. Esco dal Pci ed entro nei Radicali nel 1978 perché Moro andava salvato e basta. Al primo dissenso faccio per andarmene ma lui mi ferma: 'No, il nostro è un autobus dove si può salire senza biglietto' ». Non se le mandano a dire, Marco e Alessandro. «Ricordo l’ennesima celebrazione di Porta Pia. Gli dico: 'Se continui a invitare quei tromboni di massoni, io allora invito Ruini'». Pannella, grande carisma e grandi contraddizioni. «Delle persone esigeva l’anima. Ti organizzava la vita, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Nei fine settimana pensavi di tirare il fiato a casa tua e immancabilmente arrivava la sua telefonata: vai in quel carcere a manifestare... A Ferragosto presidiava la Camera in beata solitudine. Era così sicuro della sua 'purezza' da accompagnarsi con chiunque, a destra e a sinistra. A tal punto da portare in Parlamento un Toni Negri e una Cicciolina... D’accordo, l’intento era incassare una legge per regolare la pornografia, ma Marco scelse la persona più inadeguata, d’una pochezza sconcertante». Una sorta di guru, dotato di enorme fascino. «Però permetteva ai suoi di dirgli di no. Un uomo libero e difficile». E proprio questa libertà piaceva a Tessari. Soprattutto la libertà di dissentire dal suo «spirito liberale. Veniva dal Club di Roma: 'Non fate figli'. Parlava alla parte colta dell’Occidente ma il mondo era ed è altra cosa. Diciamocela tutta: la grande maggioranza del mondo gay non chiede il matrimonio, non rinuncia al suo spirito libertino. La vera battaglia dovrebbe essere per le coppie che vorrebbero ma non posso avere figli, per le mamme abbandonate a se stesse, per le famiglie. E di questo abbandono storico tutti sono colpevoli, dalla Dc al Pci. In questo, pur pensandola politicamente in modo diverso, mi sento più vicino a Roccella e Sacconi». Povero Marco, con i suoi sigari e senza discendenza egli stesso. «Forse il suo limite maggiore. Non ha figli politici che ne raccolgano l’eredità. Non appena ne produceva uno, e tante grandi intelligenze sono cresciute al suo fianco, ne favoriva l’esodo». Forse un eccesso di autostima: nessuno è alla mia altezza, nessuno può raccogliere la mia eredità. Accidenti a lui, e quanto bene gli volevo; accidenti a quei suoi maledetti sigari, e quanto mi mancheranno... Tessari critica e intanto, tra le righe, rimpiange. «Al bar davanti alla sede del partito non ne potevano più dei suoi sigari puzzolenti che ammorbavano l’aria. Così gli organizzarono una tettoia all’aperto e lo misero lì, con il suo cumulo di mozziconi». Gli mancherà: burbero ma delicato, sempre scomodo. «In un paese normale sarebbe stato senatore a vita. Sono convinto che Emma Bonino abbia implorato Napolitano di non farlo, per non ritrovarselo tra i piedi notte e giorno». Libero ma difficile, adesso libero per davvero. © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista/2 Alessandro Tessari
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