mercoledì 11 ottobre 2017
Il deputato Anzaldi scrive al Comitato olimpico per chiedere di intervenire ed evitare «una incomprensibile ingiustizia» nei confronti dei giocatori di basket africani esclusi dal campionato italiano
Una parte della squadra Tam Tam Basket di Castelvolturno con il loro coach

Una parte della squadra Tam Tam Basket di Castelvolturno con il loro coach

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Ora si cerca una soluzione a livello internazionale. La storia dei ragazzi di origine africana (ma nati in Italia), giocatori di basket nella squadra under 16 di Castelvolturno, approda sul tavolo del Cio. A scrivere al Comitato olimpico internazionale, raccontando il paradosso di giovani che non possono giocare nel campionato italiano proprio perché stranieri secondo la legge italiana e il regolamento Coni e Fip, il deputato Michele Anzaldi. È proprio il parlamentare Pd a spiegare che si sta cercando una soluzione (ancora non trovata) a livello di Federazione italiana di pallacanestro, il cui regolamento prevede che in ogni team possano giocare al massimo due atleti stranieri. Di seguito la lettera integrale.

Gentile Presidente, Gentile Vicepresidente,

in Italia il caso di alcuni giovani giocatori di basket di Castel Volturno in Campania, cui viene vietata l’iscrizione al Campionato, rischia di configurare la violazione dei principi contenuti della Carta Olimpica, il massimo documento dello sport che contiene regole e linee guida del movimento olimpico. In particolare vengono violati gli articoli 4 e 6 del capitolo ‘Principi fondamentali’. L’articolo 4 recita: “La pratica dello sport è un diritto dell’uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport, senza discriminazioni di alcun tipo e nello spirito olimpico, che richiede una comprensione reciproca con uno spirito di amicizia, solidarietà e gioia”. L’articolo 6 recita: “Il godimento dei diritti e delle libertà stabiliti nella presente Carta Olimpica deve essere assicurato senza discriminazioni di qualsiasi genere, come la razza, il colore, il sesso, l'orientamento sessuale, lingua, religione, opinione politica o di qualsiasi altro tipo, origine nazionale o sociale, patrimonio, nascita o qualsiasi altro stato”.

Ecco, in sintesi, cosa sta accadendo. A Castel Volturno, in provincia di Caserta, 40 ragazzi di colore dai 13 ai 15 anni amano il
basket. Sono figli di migranti ormai stabilizzati da tempo, ragazzi che qui sono nati e cresciuti. Hanno talento e passione e soprattutto hanno realizzato un sogno: entrare in una squadra, la Tam Tam Basketball. Ma succede in Italia nel 2017 che questi ragazzi non possano partecipare ai campionati giovanili. Perché? Perché il regolamento italiano lo impedisce. Perché dai 13 ai 18 anni sono considerati stranieri. Quella di cui parliamo, gentili Presidente e Vicepresidente, non è una zona qualunque: è uno dei posti socialmente ed economicamente più complessi e problematici del territorio italiano. Sono terre che vanno sui giornali prevalentemente per la criminalità, la prostituzione, il lavoro nero e lo sfruttamento che sconfina a volte in vero e proprio schiavismo.

Ed è qui che quel regolamento sportivo diventa doppiamente inaccettabile, ingiusto e dannoso: negare a questi ragazzi l’alternativa virtuosa e costruttiva dello sport, significa esporli al rischio dell’illegalità. Ho sottoposto la questione dei ragazzi del Tam Tam BasketBall ai vertici dello sport italiano, Coni e Federazione Pallacanestro, anche attraverso un’interrogazione parlamentare rivolta ai ministri competenti, per chiedere se non sia il caso di prevedere una deroga per l’iscrizione di questi ragazzi: finora c’è stato solo silenzio. A questo punto credo che il Cio dovrebbe valutare se non ci siano i presupposti per un intervento diretto, per sensibilizzare le istituzioni italiane dello sport al pieno rispetto dei principi olimpici. Il no all’iscrizione al Tam Tam rischia di configurare una discriminazione che viola i principi che animano il movimento olimpico.

In una recente intervista uno dei ragazzi, con le lacrime agli occhi e in perfetto italiano, ha detto: "Non è giusto, mi fa arrabbiare, è una ferita al cuore. Sono straniero? Ma se sono nato qui!". Il Cio valuti se non sia opportuno intervenire per evitare non solo un’incomprensibile ingiustizia ma anche una intollerabile miopia sociale e storica. Vi invio in allegato una sintetica rassegna stampa che spiega la vicenda. In attesa di un cortese riscontro, invio cordiali saluti.

On. Michele Anzaldi

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