venerdì 15 dicembre 2023
Il direttore dei talk di approfondimento del servizio pubblico apre la kermesse di Fratelli d'Italia e parla come militante meloniano. Il Pd invoca le dimissioni, l'ad Sergio chiede una relazione
Paolo Corsini

Paolo Corsini - ANSA

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Uno scivolone che rischia di diventare un vero caso politico. Paolo Corsini, il giornalista scelto dal governo Meloni come direttore dei talk di approfondimento Rai, ieri ha aperto Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia. E lo ha fatto usando il termine «noi» per il partito di Giorgia Meloni, definendosi militante, chiedendo «Come sta il nostro partito?». Poi ha polemizzato con Elly Schlein, senza nominarla, che aveva declinato al dibattito: «Hanno preferito occuparsi di come vestirsi e di che colori utilizzare, piuttosto che confrontarsi», ha detto dal palco, rispolverando la vecchia polemica sulla consulente d’immagine della segretaria dem. Un'esplicita dichiarazione di appartenenza partitica di un dirigente del servizio pubblico che non è piaciuta affatto alle opposizioni, che ne hanno chiesto le dimissioni per incompatibilità col suo ruolo.

L'Ad della Rai Roberto Sergio, a quanto trapela da viale Mazzxini, avrebbe chiesto una relazione alla Direzione del Personale sull'intervento di Paolo Corsini, ad Atreju, chiedendo anche di visionare il video dell'intervento. Critica anche la presidente della Rai, Marinella Soldi: «Credo che un giornalista del servizio pubblico debba garantire un atteggiamento sempre equidistante, a prescindere dal contesto in cui opera. Agli operatori dell'informazione Rai - prosegue la presidente - è richiesto di esercitare la propria professione nel segno del pluralismo e dell'imparzialità, essenziali per aiutare il cittadini a formarsi un'opinione libera da pregiudizi, a massimo vantaggio della democrazia e del Paese».

E Corsini prova a scusarsi: «Quando si estrapolano parole dal contesto in cui sono state espresse, si corre sempre il rischio di prestarsi a facili critiche e strumentalizzazioni. Mi dispiace davvero che alcune mie frasi abbiano generato fraintendimenti», si legge in un comunicato della Rai che cerca di spegnere la polemica, divampata dopo l'"outing sovranista" del dirigente Rai.

«Può un dirigente della Rai aprire la festa di partito e dire pubblicamente "noi di Fratelli d'Italia"?», attacca Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd: «E attaccare dal palco la segretaria dem? La Rai non ha mandato in onda un programma sulla mafia di Roberto Saviano perché lo scrittore napoletano aveva criticato il ministro Salvini. Vorremmo lo stesso trattamento per Paolo Corsini: le sue dimissioni», da direttore dell'approfondimento giornalistico della Rai». «Corsini non può restare un minuto in più in Rai», dice anche il deputato dm Alessandro Zan: «Ad Atreju ha scelto di fare politica, attaccando Elly Schlein come dirigente di Fratelli d'Italia, ruolo incompatibile come dirigente del servizio pubblico. I vertici Rai pretendano le sue dimissioni o la degenerazione dell'Azienda in TeleMeloni sarà certificata».

«Una manifestazione di partito trasformata nell'orgoglio della lottizzazione Rai», commenta Peppe De Crisfofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama, componente della commissione di vigilanza Rai. »Nessuno può vietare a qualcuno di moderare dibattiti politici. Però - dice - va fatto mantenendo una forma, un contegno istituzionale e non da militanti di partito come ha fatto invece ieri il Direttore degli approfondimenti Rai Paolo Corsini. Il Direttore Generale della Rai Rossi, ospite nei prossimi giorni, e l'Ad Roberto Sergio prendano immediati provvedimenti. E Corsini, visti anche i pessimi ascolti, si scusi e si dimetta».

Critico anche il sindacato del giornalisti Rai: «Nella Rai in cui tutti i giornalisti devono essere autorizzati dall'azienda per partecipare a eventi pubblici - dice l'Usigrai - anche se a titolo gratuito e per fini benefici, può un direttore andare sul palco di una manifestazione di partito, col ruolo di moderatore, e cogliere l'occasione per rivendicare la propria appartenenza a quella parte politica e attaccare un partito d'opposizione?». Usigrai chiede «un immediato intervento dell'azienda a tutela dell'autonomia e indipendenza dell'informazione di servizio pubblico, a partire dal ruolo dei direttori che devono essere, insieme ai vertici, garanzia dell'autorevolezza della Rai».





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