mercoledì 2 gennaio 2013
«Un pezzo importante del Pd sulla linea di Vendola. A Monti carta bianca: è lui il Progetto, io sono solo una parte». «L’Udc sarà chiara: nessun arretramento sui valori, nessun compromesso sulla vita Guardiamo da sempre con attenzione lavoro e proposte dell’associazionismo cattolico. E lo faremo di più in questi giorni dove si lavora sulle candidature. (di Arturo Celletti)
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«Oggi questo Paese non ha bisogno di moderazione. Ha bisogno di una vera rivoluzione. Di riforme limpide, cristalline, capaci di mettere in discussione interessi consolidati e di aprire la strada a una vera concorrenza e a un vero dinamismo nell’economia italiana». Pier Ferdinando Casini parte da qui per lanciare la sfida a Pier Luigi Bersani e al Pd. «Se essere progressisti significa non fermarsi davanti ai poteri costituiti bene, noi lo siamo, è la nostra strada. L’abbiamo percorsa durante questi ultimi 13 mesi di governo Monti e su questa vogliamo continuare», ripete il leader dell’Udc. Che affonda il colpo contro l’avversario: «Gli italiani pagano di più luce, gas, acqua rispetto ai cittadini europei perché il sistema è ingessato. Dal sistema di potere delle Regioni rosse e da quello della Lega al Nord».Bersani dirà che anche lui ha sostenuto il governo Monti...Bersani però ha Vendola come principale alleato. E Vendola si presenta davanti alla Cassazione a depositare le firme per abrogare le modifiche all’articolo 18, va in Val di Susa dichiarando guerra alla Tav, alza la voce e frena sulle liberalizzazioni, pretende che la riforma previdenziale venga smantellata. Le minacce del capo di Sel non possono essere derubricate come mosse folcloristiche. Perché non lo sono e perché vanno oltre i confini di Sel: c’è una parte importante del Pd che è su questa stessa linea.Bersani saprà reagire?Ha un compito proibitivo. Tenere la barra dritta e resistere al richiamo della foresta sarà terribilmente complicato.E allora voi come vi muoverete da qui al voto?La gente ha capito che Berlusconi non è più un’alternativa credibile. La vera sfida è tra la sinistra e l’area della responsabilità, tra Bersani-Vendola e Mario Monti. Si fa largo una nuova democrazia dell’alternanza e chi non vuole che il lavoro del governo venga smantellato deve dare forza a Monti e alle liste collegate a lui. Bersani potrà essere premier se non avrà maggioranza alla Camera e al Senato?Dissi a settembre che per noi dopo Monti c’è solo Monti. Dopo quattro mesi le mie convinzioni si sono rafforzate, non indebolite. Per cambiare il Paese serve ancora il Professore al timone.È però auspicabile un grande patto Pd-Monti per le riforme?<+tondo_bandiera>Non Pd-Monti, un grande patto tra tutte le forze politiche. Anche con il Pdl, la Lega, direi anche Grillo. Serve una legislatura Costituente per riformare le istituzioni, a partire da questa malefica legge elettorale che ancora una volta ci condanna a una responsabilità che spetterebbe ai cittadini. Crede che la gente la osservi con diffidenza? Che guardi lei e l’Udc come vecchia politica?Si sta provando a ricostruire la politica e Monti sta lavorando per far camminare la buona politica insieme a esperienze nuove che arrivano dalla società civile. Poi c’è un’altra idea: distruggere la politica, eliminarla, liquidarla senza guardare il buono e il cattivo. A me si può chiedere la complicità in tutto, ma non in questo: la Seconda Repubblica è nata sventolando un cappio in Parlamento contro la politica e come è andata a finire non lo devo certo dire io.Nella lista Udc valuterà la richiesta di apertura alla società civile?La lista Udc dovrà essere valutata solo sui nomi. Metteremo in campo candidati di qualità e capaci di interpretare la richiesta di nuovo che scuote la politica. Ci sarà un rinnovamento profondo, ma non ci sarà la rottamazione di persone che sono state onestamente impegnate in politica e non se ne sono servite.Il Forum di Todi torna a vedersi il 10 gennaio e chiede a Monti considerazione?Oggi c’è un grande bisogno di religiosità nelle persone e nella comunità. E guai se la laicità si basasse su uno sradicamento del senso religioso: non sarebbe una scelta intelligente. E allora l’Udc sarà chiara: nessun arretramento sui valori, nessun compromesso sulla vita... Guardiamo da sempre con attenzione lavoro e proposte dell’associazionismo cattolico. E lo faremo di più in questi giorni dove si lavora sulle candidature.Qual è il futuro di Casini?Dopo tanti anni di vita parlamentare la passione per la politica è sempre forte. Ma ruoli e incarichi mi sono del tutto indifferenti; ho avuto modo di soddisfare le mie vanità, oggi tocca a Monti giocare da protagonista, a guidarci in campagna elettorale. È lui il candidato premier ed è lui ad avere carta bianca: può disporre delle persone e delle risorse. È così: Monti è il disegno, il Progetto; io sono soltanto una parte.Ha un consiglio da dargli?Non credo che Monti abbia bisogno di molti consigli: ha le idee più chiare di quanto molti immaginano. Gli direi però di continuare a essere se stesso. Non vedo Monti nei panni dell’affabulatore, del pifferaio magico che fa promesse in campagna elettorale. E siccome immagino che la fiera delle promesse stia per iniziare, dico che Monti farà benissimo a conservare la sua immagine di diversità.Si parla di una lista di ex Pdl con Monti. Lei la ostacolerà?Se ci fosse davvero la disponibilità di farla sarebbe positivo, ma tocca a chi viene da quell’esperienza muoversi. Io dico solo che nei periodi di svolte politiche si avvicinano persone luminose e piene di convinzioni ideali e tanti opportunisti. Bisogna distinguere perché dei primi c’è bisogno, degli altri no. Monti e Casini si richiamano al Ppe: è auspicabile un gruppo unico dopo il voto?Sarebbe importante per dare un orizzonte, un segnale. Per fotografare un’area coesa non solo programmaticamente. E poi io sono presidente dell’internazionale democristiana... Come potrei non essere favorevole a un gruppo che potrebbe assomigliare a una sezione italiana del Ppe.Nell’agenda Monti si parla di famiglia... Il quoziente familiare è un obiettivo di Casini e di Monti?Esiste una grande questione sociale e civile che è la denatalità: questo è un problema ineludibile. Bisogna aiutare la famiglia e la donna. Con qualsiasi misura. E farlo anche in questo caso con scelte rivoluzionarie. Penso ai padri separati che dormono in macchina e fanno la fila alle mense della Caritas perché non riescono a sopportare economicamente la realtà della separazione. O penso a tante donne sole con figli piccoli che non riescono a conciliare maternità e lavoro. Perché nelle grandi città non esistono asilo nido gratis? Ecco la sfida: costruire una società dell’accoglienza. Noi vogliamo e possiamo farlo.
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