venerdì 14 febbraio 2025
La sottosegretaria forzista della Regione Piemonte: «Abbiamo tutti il dovere di andare oltre le sterili polemiche. Fondamentale restare legati ai mondi di provenienza»
Porchietto: «La disaffezione è forte. La rete porti uno spirito nuovo»

IMAGOECONOMICA

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Serve una rete a livello “orizzontale”, fra operatori del sociale, imprenditori e amministratori, ma è importante anche dar vita a una rete “verticale” con le istituzioni nazionali, in particolare con il legislatore. Una rete del bene comune che Claudia Porchietto, consigliere regionale di Forza Italia in Piemonte (e sottosegretario alla presidenza) ha vissuto - e in qualche modo vive ancora - in modi diversi. La politica piemontese ha dalla sua un passato da assessore regionale al Lavoro e alla Formazione con la giunta guidata da Roberto Cota e una legislatura da deputata nel 2018-2022, ma in questi anni non ha mai smesso di impegnarsi anche nell’associazionismo delle piccole imprese (ha ricoperto l’incarico di responsabile nazionale del dipartimento politiche industriali di FI).

Il suo è un no al professionismo della politica, quindi?

Bisogna intendersi sul significato. Io credo che la politica abbia bisogno di competenza e dedizione, ma nella mia esperienza è fondamentale anche mantenere ben saldo il rapporto con il mondo da cui si proviene, questo consente di finalizzare l’azione politica alle esigenze reali, alle prospettive concrete che un tessuto sociale ed economico esprime. «No» quindi a una politica chiusa in sé stessa, in cui si rifugia chi non ha molto da dire nella vita di tutti i giorni.

Il Papa e i vescovi motivano all’impegno politico. Lei che segnali vede?

C’è stato un periodo che quasi ci si vergognava a presentarsi come persona impegnata in politica. Io vivo invece “orgogliosamente” questo impegno al servizio della mia comunità, non trovo niente di cui doversi vergognare. Anzi.

La buona politica può ripartire dal territorio?

Non la confinerei in un ambito solo. Io ho fatto anche la parlamentare: è stata una stagione breve ma mi è stata utile, e mi è utile ancora oggi, per un bagaglio di conoscenze acquisite, mi riferisco tanto alle relazioni umane quanto agli strumenti, che mi sono di grande aiuto ora che sono tornata all’impegno in Regione.

Dalla Settimana sociale di Trieste è emersa l’indicazione di promuovere a livello locale dei luoghi di collaborazione stabile sui problemi che incidono più direttamente sulla vita delle comunità. Lei che è stata, ed è ancora, impegnata sul lavoro e sulla formazione in una regione cruciale come il Piemonte, che esperienza porta?

Lavorare in sintonia fra istituzioni pubbliche e operatori sociali porta un grande arricchimento reciproco. Avevamo nel periodo 2010-2014 da gestire situazioni di grandi crisi e da noi dipendeva l’erogazione della cassa integrazione per tante famiglie in difficoltà. Venne da noi l’arcivescovo Nosiglia perché volle conoscere da vicino i dipendenti regionali che si occupavano di questo servizio. Collaborazione che abbiamo attivato anche con il cardinale Repole. Grazie al coinvolgimento della chiesa torinese riusciamo a venire a conoscenza di situazioni di particolare bisogno su cui agire in piena sinergia.

Mattarella di recente ha premiato i fondatori di “Piazza dei mestieri”, esperienza nata a Torino che rinnova lo spirito salesiano nella formazione.

Abbiamo collaborato bene sulla formazione e ho imparato tanto da loro. Sono stati per tanti ragazzi dei secondi padri e madri. In alcuni casi, quando i genitori per esigenze di lavoro non potevano accompagnare i figli a scuola e questi rischiavano di finire nell’abbandono scolastico, si sono sostituiti a loro. Dario Odifreddi e Cristiana Poggio, premiati da Mattarella, dicono che i ragazzi debbono essere abituati al bello, perché a lavorare nel bello si impara a costruire cose grandi. Un esempio di come si possa collaborare fra istituzioni e privato sociale, nell’interesse di tutti.

La rete degli amministratori nata da Trieste può servire anche a mettere, appunto, in rete, queste buone pratiche?

Come tutte le esperienze va messa alla prova. Ma certo la politica ha bisogno di uno spirito nuovo,. Andare oltre le sterili polemiche per mettere al centro la collaborazione per il bene comune è un passo che viene chiesto a tutti noi. Anche per vincere la preoccupante disaffezione alle urne.

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