sabato 10 maggio 2025
Ultima tappa del nostro viaggio sulla Romea Strata, dal Baltico all'Austria. All'orizzonte c'è il Monte Lussari, l'Italia e il Friuli Venezia Giulia. Da lì il cammino prosegue fino a Roma

La mattina si presenta fresca mentre mi incammino con Johannes Maier, la mia guida, verso St. Georgen am Längsee. L'aria pulita delle Alpi austriache riempie i polmoni mentre ci prepariamo ad affrontare una delle tappe più impegnative del percorso, che per noi è anche l'ultima: un dislivello di oltre 600 metri in appena 5 chilometri fino alla vetta del Magdalensberg. "Preparati a sudare," mi dice Johannes con un sorriso che tradisce il suo entusiasmo. La sua conoscenza del territorio è impressionante quanto la sua passione. "Ma ti assicuro che la fatica sarà ripagata dalla vista e dalla spiritualità che permea questi luoghi".

Il sentiero si inerpica attraverso un bosco di conifere, seguendo fedelmente i segnavia della Romea Strata. Johannes mi racconta come questi percorsi siano stratificati di storia: "Qui camminiamo sulle orme di pellegrini che per secoli hanno cercato connessione con il divino". La salita è ardua, ma Johannes sa come motivarmi, indicandomi piccoli dettagli della flora locale e raccontando storie di viandanti che nei secoli hanno percorso questi sentieri. La sua capacità di trasformare una camminata impegnativa in un'esperienza culturale è un dono raro.

Raggiungiamo finalmente il Magdalensberg, dove ci accoglie una chiesa dalla storia millenaria. Questo luogo rappresenta un perfetto esempio di continuità spirituale. Prima c'erano i Celti che consideravano sacra questa montagna, poi vennero i Romani con i loro templi, e infine i cristiani edificarono la chiesa che vedi ora. Mi colpisce come la spiritualità abbia attraversato i secoli mantenendo viva la sacralità del luogo, pur cambiando forme e rituali. I dettagli architettonici raccontano questa stratificazione culturale, piccoli simboli che la maggior parte dei visitatori non noterebbe mai.

Dopo una pausa contemplativa, riprendiamo il cammino. Il percorso si snoda lungo sentieri forestali ben segnalati. Da Magdalensberg in discesa abbiamo seguito l'Hemma Pilgerweg verso St. Sebastian.La sua esperienza è preziosa nei bivi, dove mi mostra come identificare il sentiero 171 che ci guiderà fino a St. Sebastian. Dopo ore di cammino, raggiungiamo Maria Saal. La chiesa è un gioiello che mi lascia senza fiato. Iscrizioni e rilievi, rocce incastonate nelle mura di ciò che oggi è un luogo di culto che resistono sin dai tempi dei Romani. La conoscenza storica trasforma quella che sarebbe stata una semplice visita in un viaggio nel tempo.

L'Austria nasconde tesori che solo chi cammina con lentezza può scoprire. Le auto corrono troppo veloci, i turisti guardano solo ciò che le guide indicano. Ma noi pellegrini abbiamo il privilegio del tempo e dell'attenzione. Mentre riprendiamo il cammino verso la nostra destinazione finale del giorno, rifletto su quanto sia fortunata ad avere Johannes come guida in questa avventura. La sua determinazione nell'affrontare ogni salita, la sua pazienza nell'aspettarmi nei tratti più difficili, e soprattutto la sua capacità di trasformare un semplice trekking in un percorso di scoperta interiore ed esteriore, rendono questo pellegrinaggio un'esperienza che va ben oltre il semplice camminare.

Ora che la tappa austriaca si conclude, intravedo il Monte Lussari e il Friuli Venezia Giulia, all’orizzonte: uno di quei luoghi sospesi nel cuore delle Alpi, dove si intrecciano tre confini nazionali e altrettante lingue. Qui, tra i sentieri che portano in quota, si parla italiano, sloveno e tedesco, e questo monte sacro è chiamato rispettivamente Lussari, Visarje e Luschariberg. Una terra di frontiera che non divide, ma unisce — come il mio cammino, fatto di incontri, culture e parole diverse che si fondono in un’unica, profonda esperienza di pellegrinaggio.

(12/Fine)

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