venerdì 20 gennaio 2017
Il vescovo di Teramo «La gente è scoraggiata, le chiese inagibili»
Il vescovo Seccia: «Non vogliamo essere dimenticati»
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Neve e terremoto. Vecchie “ferite” del sisma del 2009, mai del tutto guarite, e nuovi danni. Ma soprattutto la sofferenza della popolazione. La diocesi di Teramo- Atri, pur senza vittime, è tra le più colpite dalla drammatica emergenza di queste ore. Un emblema dell’Abruzzo doppiamente messo in ginocchio, come fa notare il vescovo Michele Seccia che ha già mobilitato tutte le forze disponibili. E che si appella alle autorità: «Non dimenticateci. Dopo l’emergenza, ci vuole un progetto complessivo».

Monsignor Seccia, com’è la situazione?
Critica. Anche se da noi non ci sono morti grazie a Dio, stiamo vivendo un fortissimo disagio. Sia per gli eventi sismici degli ultimi mesi, sia per gli strascichi del 2009, sia per la neve di questi giorni. E intanto i danni aumentano, perché non ci sono stati gli interventi promessi a suo tempo. Lei pensi che in diocesi, stando a una verifica effettuata dopo la scossa del 30 ottobre, avevamo 180 chiese inagibili. Ieri si è aggiunta la parrocchia dell’Assunta a Roseto, dove il campanile è pericolante. Danneggiate anche una decina di case canoniche, con i parroci che sono rimasti fuori, ma nessun prete si è tirato indietro. Tutti sono rimasti con la loro gente.

Ha potuto visitare qualche comunità?
A causa della neve è quasi impossibile. Anche le comunicazioni telefoniche sono difficili. Ieri (oggi per per chi legge, ndr), solo dopo tre giorni sono riuscito a telefonare al parroco di Castelli, un centro che è ancora irraggiungibile. A Montorio tutto il centro storico evacuato. Diverse celebrazioni per san Sebastiano (la cui memoria liturgica ricorre oggi, ndr) sono state annullate. Ma possiamo contare su una grande mobilitazione, sia del volontariato, sia dei vigili del fuoco, sia soprattutto della Caritas.

Che tipo di interventi avete messo in atto?

Una trentina di emigranti hanno trovato rifugio nel Centro Caritas. La parrocchia del Sacro Cuore di Roseto ha messo a disposizione 40 posti letto. La mensa della Caritas sta facendo gli straordinari, distribuendo ogni giorno centinaia di pasti caldi. E abbiamo provveduto anche a una distribuzione straordinaria di coperte e sacchi a pelo. Ma purtroppo ci sono ancora frazioni isolate. E anche il Santuario di San Gabriele è irraggiungibile.

Che cosa chiedete alle autorità?
Chiediamo che siano attivate tutte le sinergie possibili, per non ripetere gli errori del passato. Faccio un esempio. Sotto il peso della neve, il tetto di Sant’Agostino, chiesa storica di Teramo colpita dal terremoto del 2009, sta crollando. Eppure già nel 2015 i lavori erano stati finanziati e i progetti approvati. Ma l’intervento non è mai partito. Perché? Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma la burocrazia frena molto. Questa è una amara realtà. Alle ferite mai rimarginate del 2009 si sono aggiunte quelle di questi mesi e questi giorni.

Soluzioni proposte?
Recentemente ho scritto una lettera alla diocesi in cui raccomandavo di non farsi prendere dallo scoraggiamento. Tuttavia dobbiamo anche chiedere a chi di dovere una adeguata organizzazione per affrontare gli eventi. Non vogliamo essere dimenticati. Noi facciamo quello che si può: il parroco di Campli, dove tutte e quattro le chiese sono inagibili, ha promosso una sottoscrizione, io l’ho estesa a tutte le chiese diocesane, chiedendo ai donatori di indicare per quale struttura donano. Ma serve un progetto complessivo: spero che, a seguito di questa iniziativa, anche le autorità statali, regionali e comunali si facciano carico di ciò che a loro compete, sia in termini di finanziamento, sia per agevolare i tempi burocratici, necessari ma non indefiniti.

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