giovedì 28 marzo 2019
Il direttore di Caritas italiana ai delegati delle diocesi in conclusione del 41° Convegno nazionale di Scanzano Jonico: «Molti di noi sul banco degli imputati per il fatto di compiere buone azioni»
Il direttore di Caritas italiana, Francesco Soddu

Il direttore di Caritas italiana, Francesco Soddu

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«I messaggi culturali non sono carità quando, con rabbia e falsità, identificano nell’altro non un fratello ma un nemico, singolo o in gruppo». Lo ribadisce con forza don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, in conclusione del 41° Convegno delle Caritas diocesane di Scanzano Jonico dedicato al tema "Cultura è carità ". E perciò lancia quelli che chiama "sassi di carità" emersi da sette tavoli di discussione degli oltre 500 delegati di 148 Caritas diocesane - che saranno consegnati alla presidenza e al consiglio nazionale dell'organismo pastorale con cui cercare di ripartire da un momento molto difficile.

«In questi ultimi mesi - conferma - molti di noi si sono anche trovati sul banco degli imputati, paradossalmente accusati di azioni che, da buone come sono, sono state, invece, fatte passare per non buone e comunque contrarie al bene comune. Lo dico apertamente, alle donne e agli uomini delle Caritas che negli ultimi mesi sono stati minacciati e insultati e "mentendo hanno detto ogni sorta di male contro di voi", Gesù Cristo dice che siete beati. E aggiungo che hanno tutta la nostra vicinanza, tutto il nostro sostegno».

Nella mattinata dalla tavola rotonda con il vaticanista Gian Franco Svidercoschi e i direttori di Avvenire Marco Tarquinio e dell'Espresso Marco Damilano è emersa la necessità di creare una cultura della carità attraverso testimonianze e testimoni credibili. «In questo momento di crisi della Chiesa, la carità è lo strumento per recuperare fiducia. Ma per creare questa cultura occorrono tre caratteristiche da parte della Caritas: credibilità, universalità del sevizio - che non può disitnguere i bisognosi - e gratuità». Damilano ha chiesto di guardare al ripensamento in atto anche nella cultura laica, da 20 anni imprigionata in schemi individualisti, sulla povertà e di combattere con la testimonianza autentica del Vangelo il "cristianisimo", il cristianesimo dei sovranisti brandito come un'arma. Marco Tarquinio ha invitato gli operatori delle Caritas a continuare a comunicare il bene. «In questo tempo delle parole sbagliate, in cui la bontà e la solidarietà sono criminalizzati, non deve venire meno la vostra opera. Le risposte alle sfide del tempo non si trovano volgendo il capo al passato. Comunicate il bene che fate e date a noi la possibilità di raccontarlo».

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