martedì 31 marzo 2020
Le Ong: «Con il pretesto del Coronavirus, arresti e ancora stop al diritto d'asilo. Grave che un Paese Ue sospenda diritti umani»
Lesbo, la "prigione dei bambini" nel campo di Moira

Lesbo, la "prigione dei bambini" nel campo di Moira - Nello Scavo

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Il più grande campo di prigionia d’Europa: mezzo migliaio di persone in carcere per un periodo indefinito, altre 40mila trattenute in condizioni disumane nei cinque accampamenti allestiti dall’Ue sulle isole. Prima con il pretesto della provocazione turca e ora del Coronavirus, la Grecia conferma la sospensione dei diritti umani fondamentali. Con il beneplacito di Bruxelles, che ricambierà con milioni di euro l’ok di Atene a far sbarcare i migranti dalla Libia.
Ufficialmente scade oggi la sospensione di un mese della procedura per l’esame delle domande di protezione, interrotta dopo che Erdogan aveva ammassato sul confine terrestre lungo il fiume Evros migliaia di migranti dal territorio turco. Tuttavia, chi è in carcere dovrà essere processato per immigrazione illegale, richiedenti asilo compresi. Non bastasse, «le ultime decisioni assunte da Unione europea e Turchia non faranno che aggravare ulteriormente quella che è in questo momento a tutti gli effetti la peggior catastrofe umanitaria in Europa». Lo scrivono Oxfam e il Consiglio greco per i rifugiati (Gcr). I 40mila bloccati sulle isole sono una bomba a orologeria. Nei campi, infatti, si trova un numero di persone sei volte superiore alla capienza originaria. Per mettere in guardia i migranti l’Ong italiana Intersos con il progetto “Il Grande Colibrì– PartecipAzione” divulgherà una serie di video multilingue con istruzioni, suggerimenti e avvertenze per gli stranieri che devono vedersela con Atene.
A dispetto della linea dura sull’immigrazione, il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis avrebbe oramai ottenuto da Bruxelles una serie di aperture sul piano politico e finanziario. A quanto trapela, la nuova missione navale dell’Ue nel Mediterraneo non prevede lo sbarco in Italia e a Malta dei migranti salvati al largo della Libia. I naufraghi verrebbero tutti accompagnati in alcuni porti della Grecia. «Nulla può giustificare la detenzione indiscriminata di persone in cerca di asilo, né il rimandarli indietro in Paesi dove rischiano la vita o la loro libertà. Allo stesso tempo gli stati membri della Ue hanno il dovere umanitario di intervenire accogliendo i tanti disperati che sono allo stremo in Grecia», insiste Paolo Pezzati, di Oxfam Italia.
La spinta dell’ultradestra che in Grecia sta coalizzando formazioni da diversi Paesi europei preoccupava di certo Manolis Glezos, che il generale De Gaulle definì «primo partigiano d’Europa». Morto ieri all’età di 97 anni, Glezos era passato alla storia per aver staccato la
bandiera con la svastica dall’Acropoli di Atene nel 1941. Parole e simboli che sempre più spesso vengono branditi impunemente contro i profughi.

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