martedì 9 gennaio 2018
L'accumulo di scarti natalizi acuisce la crisi. Roma ci ripensa dopo la richiesta all'Emilia Romagna, tratta con l'Abruzzo, polemizza col Lazio. Il ministro Galletti: la città rischia nuova emergenza
Roma invasa dai rifiuti, D'Alfonso: pronti a collaborare
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«Ho scritto ieri sera a Virginia Raggi, all'Ama e alla Regione Lazio la lettera che potete leggere qui sotto. Ho ribadito che non ci sottrarremo a una collaborazione istituzionale, ma ho chiesto che vi sia chiarezza su quattro condizioni». Così si legge sul profilo Facebook del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, in un post di questa mattina relativo alla questione dei rifiuti che dal Comune di Roma dovrebbero arrivare in Abruzzo.

Le condizioni elencate dal governatore sono le seguenti: «Il quantitativo dei rifiuti oggetto dell'emergenza, l'arco temporale in cui si dispiegherà, l'itinerario dei camion adibiti al trasporto e l'impatto sulla viabilità minore, una volta che i mezzi usciranno dall'autostrada; il quadro complessivo dello sforzo straordinario che intende attuare il Comune di Roma, per capire in quali termini verrà risolta l'emergenza». Il governatore
annuncia poi che «oggi ci saranno confronti tecnici tra i funzionari della Regione Abruzzo e quelli dell'Ama per verificare anche i costi dell'operazione. L'Abruzzo - conclude D'Alfonso - assicura la massima collaborazione e solidarietà. Non dimentichiamo quanto abbiamo ricevuto dalle altre Regioni e dal Lazio in occasione delle calamità che abbiamo subìto».


L'emergenza
Impianti di trattamento insufficienti, cassonetti che traboccano, strade invase per l'extra carico di imballi e scarti causati dalle feste. Un rompicapo per il Campidoglio, che mentre afferma di avere «retto all'urto» natalizio e di non avere più bisogno della disponibilità delle discariche dell'Emilia Romagna, troppo care, polemizza con la Regione Lazio mentre spera nell'Abruzzo. E il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti richiama la Capitale alle sue responsabilità a fronte «della tanta solidarietà istituzionale da alcune Regioni, penso innanzitutto all'Emilia Romagna come anche all'Abruzzo». Ma l segretario del Pd Renzi ipotizza che dietro al dietro front con l'Emilia Romagna e la cautela a chiedere aiuto all'Abruzzo c'è «qualcuno che ha suggerito alla sindaca Virginia Raggi di non farsi aiutare da un amministratore del Pd».

La raccolta dei rifiuti dunque ancora fatica a raggiungere la sufficienza, nonostante l'apertura del tritovagliatore di Ostia. «Stupisce lo slogan della sindaca - dichiara Natale Di Cola, segretario Fp Cgil Roma e Lazio - secondo cui Roma avrebbe retto, perché a guardare lo stato degli impianti, girando per le officine e conoscendo l'azienda, con oltre il 50% delle macchine inutilizzabili, si direbbe che stiamo sempre nella stessa situazione: la Capitale è a un passo dall'emergenza e si è abituata a un ciclo di rifiuti inefficiente. Regge a stento - dice - solo perché conserva nella pancia degli impianti Ama un'enorme quantità di rifiuti, mandando oltre il 25% a smaltire fuori dal proprio territorio».

E le opposizioni capitoline suonano la carica: «Dopo l'importante lavoro svolto dal presidente del Lazio Zingaretti e dell'Emilia Romagna Bonaccini in seguito alla richiesta presentata dall'Ama, assistiamo attoniti ad un ripensamento del sindaco Raggi che fa gli interessi del suo partito invece dell'interesse dei romani», commentato la capogruppo Pd Michela Di Biase, annunciando che le opposizioni hanno ottenuto sul caso un Consiglio straordinario di due ore e mezza per giovedì 11 gennaio.

E dopo il no dei vertici del M5s al trasferimento dei rifiuti in Emilia Romagna, emerge il "ni" del presidente Pd della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, che nega di aver avuto contatti con il Comune di Roma: «Finora - rivela - abbiamo avuto solo contatti con l'Ama, ma dal versante politico non si è fatto sentire nessuno», spiegato D'Alfonso aggiungendo di aspettarsi da Raggi «un'interlocuzione istituzionale. Dobbiamo capire che tipo di aiuto ci chiedono, di che quantità di immondizia stiamo parlando e per quanto tempo sarebbero necessari gli impianti dell'Abruzzo. Se c'è un problema, non va ridimensionato».

Da parte sua l'assessora all'Ambiente Pinuccia Montanari continua, come nei mesi scorsi, a gettare acqua sul fuoco e ad attribuire le responsabilità del blocco alla regione Lazio: «Al momento Roma raccoglie i rifiuti e prova a conferirli nelle poche strutture della Regione che, però, sono evidentemente insufficienti. Si tratta di un sistema fragile che stiamo rendendo forte e stabile con la richiesta di autorizzazioni per costruire impianti di compostaggio e di riciclo», rivendica Montanari, aggiungendo che «si tratta di una richiesta presentata da Ama alla Regione Lazio lo scorso 22 ottobre ma che Zingaretti ha sbloccato soltanto dopo un mese per un "mancato funzionamento del sistema informatico"». Montanari ammette che «gli impianti di Roma sono insufficienti, ci auguriamo che l'Abruzzo dia il via libera alla richiesta di accogliere rifiuti in impianti di trattamento meccanico biologico». Montanari conclude accusando Renzi e il Pd di sciacallaggio politico.

Dura la replica de la Pisana, affidata all'assessore regionale all'Ambiente Mauro Buschini: «Dispiace che l'assessora Montanari preferisca polemizzare e non dire la verità sul perché l'aggiornamento del piano regionale sui rifiuti non sia stato definitivamente approvato: il Piano Regionale di gestione dei rifiuti è in via di aggiornamento, ma fermo a causa delle mancate risposte di Roma Capitale e della sua Città Metropolitana, che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017, spiega l'assessore della Regione Lazio. La legge, ricorda «impone ai Comuni e alle Province di scegliere i siti di smaltimento e alla Regione di includerli in un piano regionale. Se i Comuni e le Province non scelgono, la Regione non può pianificare. Sarebbe un abuso e un arbitrio». Buschini spiega anche che il Lazio ha siglato con l'Abruzzo un accordo per smaltire i rifiuti della Capitale nel 2014 e lo ha rinnovato fino al 2017. Falso e insopportabile essere accusati di inerzia». E aggiunge: «In ogni incontro che ho convocato, Roma ha sempre negato l'esigenza di una discarica e di impianti, per non fare scelte. E i costi dell'Emilia Romagna (180 euro a tonnellata) li conosceva da tempo».

Dopo lo scambio serrato, arriva il richiamo del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti: «Il Ministero ha promosso in questi mesi un tavolo tecnico con Regione e Comune per affrontare i nodi strutturali che compromettono la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti: da lì è emerso ciò che è chiaro a tutti, ovvero la cronica carenza impiantistica che determina una situazione particolarmente delicata nella Capitale», ha ricordato. «La mia disponibilità a cercare una soluzione non è mai mancata: ma se il ragionamento di partenza è dare un colore politico ai rifiuti si rischia grosso», conclude il ministro.

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