mercoledì 16 aprile 2014
Due coniugi di Roma si sono presentati in procura: «Non vogliamo dubbi»
NEGLI USA «Così abbiamo deciso di restituire nostro figlio»
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Prima la delusione per il tentativo fallito. E poi quella notizia sentita alla tv - il presunto scambio di embrioni al Pertini e una donna incinta di due gemelli con un patrimonio genetico diverso da quello suo e del marito - e il dubbio raggelante: stesso ospedale, stessa data del loro tentativo di inseminazione artificiale. Si sono presentati ieri in Procura per la più legittima delle richieste: sapere se gli embrioni impiantati in un'altra donna, adesso al quarto mese di gravidanza, sono i loro. Mentre i genitori che attendoni due gemelli che non sarebbero i loro figli natural, distrutti dall'assurdità della situazione, aspettano giorno dopo giorno di capire che cosa potrà avvenire.Quelli che non saranno genitori, e che si sentono i più danneggiati dall' intera vicendam, assistiti dall'avvocato Pietro Nicotera, hanno chiesto ai magistrati di effettuare tutti gli accertamenti per "evitare che possano rimanere dubbi lancinanti per tutta la vita su quello che è potuto accadere". Perché il sospetto è che siano proprio loro quelli coinvolti nel presunto scambio di embrioni portato alla luce dalla 'coppia 1', il cui impianto sarebbe avvenuto molto vicino cronologicamente al loro. 'Coppia 3', infatti, si sarebbe a quanto pare sottoposta a sua volta a un test genetico, andato a buon fine, il che escluderebbe di conseguenza 'coppia 4' da possibili scambi. Almeno, questo è quanto trapela in una vicenda nella quale, naturalmente, è prioritario per tutti mantenere il massimo grado di riservatezza.    Nella denuncia, i due mancati genitori oggi sollecitano i magistrati di Piazzale Clodio a effettuare "i provvedimenti necessari" e di "acquisire le documentazioni cliniche attestanti quanto avvenuto, nonché, ove sussistano ipotesi di reato, che si proceda nei termini di legge nei confronti di chiunque verrà ritenuto responsabile dei fatti". La 'coppia 1' (quella un attesa) invece, difesa dall'avvocato Michele Ambrosini, almeno fino a ieri non sembrava intenzionata almeno per ora a rivolgersi alla magistratura. Rimanendo, come del resto tutti gli attori della vicenda, in attesa dei risultati dei test genetici decisi ieri dalla commissione regionale d'inchiesta in accordo con la Asl Rm B e il loro legale. Test che vogliono verificare la compatibilità genetica tra le quattro coppie che si sono sottoposte alla fecondazione assistita al Pertini il 4 dicembre scorso e il materiale biologico dei feti della 'coppia 1' conservato al Sant'Anna di Roma, dove la donna che sarebbe incinta 'per conto terzì ha eseguito una villocentesi. I risultati potrebbero arrivare già nei prossimi giorni. Intanto il ministero della Salute, "visto il ritardo nell' autorizzazione dei centri Procreazione medicalmente assistita", ha reso noto che chiederà alla Regione Lazio di accelerare le procedure di accreditamento e certificazione per applicare in tutti i Centri gli standard nazionali, e "con la stessa attenzione e rigore attueremo la sentenza che ha introdotto l'eterologa, che ha bisogno di regole e procedure certe". "Abbiamo recuperato il ritardo" con un decreto del governatore Nicola Zingaretti dello scorso giugno, la replica della Regione, "e attualmente si sta procedendo, con il massimo impegno e la cautela dovute, a completare le procedure di accreditamento delle strutture".
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