venerdì 8 maggio 2020
Cinquantuno anni, ammalato da tempo, aveva raccolto il testimone di don Peppe Diana, ucciso dai clan. Tantissime le iniziative realizzate in questi anni. Il ricordo del procuratore nazionale antimafia
Valerio Taglione

Valerio Taglione

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È morto questa mattina Valerio Taglione, uno dei protagonisti della resistenza e della rinascita contro la potentissima camorra del Casertano. Cinquantuno anni, sposato con Alessandra e con due figlie, se lo è portato via un tumore che aveva affrontato con coraggio e voglia di vivere, così come è stato il suo impegno contro i clan e per il riscatto della sua terra. Scout con don Peppe Diana, dopo l'uccisione nel 1994 del parroco di Casal di Principe, assieme a un piccolo gruppo di giovani ne ha raccolto il testimone dando vita alla Scuola di Pace, nata nel Santuario della Madonna di Briano, e poi al Comitato don Peppe Diana, del quale è stato presidente attivo fino all'ultimo. Ha guidato Libera di Caserta per molti anni promuovendo e sostenendo la nascita di tante cooperative che hanno riempito di vita e di valori i beni confiscati ai clan. "Non siamo terra dei fuochi, non siamo terra di Gomorra, siamo la Terra di don Peppe Diana", ha sempre ripetuto con passione civile e guidato da una Fede profonda e concreta, anche nei momenti più difficili e rischiosi, quando il piombo della camorra uccideva vittime innocenti.

"Cari Amici, il nostro Valerio Taglione ha cominciato un nuovo e più lungo viaggio - ha scritto il Comitato annunciando la triste notizia -. Ci ha lasciato stamattina. È stato una guida sensibile e integerrima per tutti. Non ha mai lesinato in fatiche e sempre pronto al sorriso. Ogni battaglia per il bene e per gli ultimi era anche la sua. Ha amato la Vita fino all'ultimo momento. Ci lascia grandi insegnamenti ed è stato un privilegio per noi tutti camminargli accanto. Ciao Valerio". In queste ore il web è inondato di ricordi, messaggi, ringraziamenti per quanto realizzato da Valerio, per il suo impegno. Scout, volontari, sacerdoti, politici, magistrati. Particolarmente commosso il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, molto legato a quel territorio e non solo professionalmente. "Valerio c'era sempre, era un vero riferimento per la sua terra - ci dice -. Una presenza concreta. Mi mancherà tantissimo. Ora dobbiamo impegnarci ancora di più. Lui ora con don Peppe continuerà a sostenerci". "Una perdita enorme per l'antimafia vera", ci dice anche Raffaele Cantone, anche lui figlio di questa terra e spesso al fianco del Comitato. "Un eroe civile che ha costruito speranza e memoria dove era più difficile. Una vita improntata alla lotta alla camorra, praticata quotidianamente, una vita spesa per i giovani e l’educazione alla legalità e ai valori sociali". È la reazione di Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia.

Tante le realizzazioni nate in questi anni, molto ospitate a "Casa don Diana", villa confiscata al clan dei "casalesi", ora centro di incontro e di aggregazione: una biblioteca dell'antimafia, corsi di formazione alla legalità e alla cittadinanza attiva, corsi per le scuole e perfino gli screening medici per alcune forme tumorali. E ogni anno, il 19 marzo, anniversario dell'uccisione di don Peppe, la marcia per le vie di Casal di Principe, all'inizio in pochissimi, ora in decine di migliaia. E Valerio, presenza discreta ma determinante. Sempre pronto ("Estote parati", il motto degli scout) a nuove iniziative. Fino agli ultimi giorni.

"Che meravigliosa avventura - ha scritto nel libro "Frammenti di memoria", che raccoglie tante testimonianze su don Peppe, pubblicato tre mesi fa -, che straordinaria storia di relazioni, di incontri, di amicizia sono stati questi 25 anni, da un tragico sabato di 25 anni fa. Abbiamo avviato nel nome di don Diana un percorso di riscatto, di memoria, di costruzione di comunità alternative alla camorra. Bisognava ritrovare un nuovo senso di identità, un senso di appartenenza, bisognava ritrovare il piacere di abitare queste terre. Abbiamo raggiunto tanti traguardi, abbiamo fatto generare tanti frutti su queste terre". E così concludeva, come suo solito: "Dobbiamo fare ancora di più per queste Terre, dobbiamo proseguire questo cammino “battendo” nuove strade, inseguendo nuovi “sogni”, oggi più che mai “dobbiamo risalire sui tetti e annunciare parole di Vita”.

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