sabato 24 maggio 2025
Incerto l'esito della sfida più significativa a Genova. Ballottaggi l'8 e 9 giugno insieme ai referendum sul lavoro. Schlein suona la carica e agita il fantasma del voto anticipato
Quando, dove e come si vota: 117 comuni alle urne
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Ecco la nuova sfida nelle urne. Domani e lunedì. 117 comuni. 31 con più di 15 mila abitanti. Tra questi un capoluogo di Regione, Genova. E tre di provincia: Ravenna, Taranto e Matera. Nel votare si potrà scegliere un candidato sindaco e una lista, esprimendo fino a due preferenze di genere diverso. Nei comuni con più di 15 mila abitanti sarà possibile il voto disgiunto; in quelli con meno no. La sfida è entrata nel vivo. Domani seggi aperti dalle sette di mattina alle 23; lunedì dalle 7 alle 15. Gli eventuali turni di ballottaggio si terranno domenica 8 e lunedì 9 in concomitanza con i referendum su lavoro e cittadinanza. E con gli stessi orari previsti per il primo turno. Insomma una buona affluenza al primo turno delle amministrative sarebbe quindi letta come un buon auspicio dai promotori e dai sostenitori dei quesiti, cioè Cgil e partiti di opposizione.

Ma come si vota? Si riceverà una scheda in cui è indicato il nome di tutti i candidati sindaco e, a fianco, le liste che li sostengono. Nelle città al di sotto dei 15mila abitanti, chi prende più voti al primo turno è eletto. La lista del candidato sindaco vincitore ottiene anche i due terzi dei seggi in Consiglio comunale. Nelle città sopra i 15mila abitanti, invece, se nessun candidato ottiene il 50 per cento più uno dei voti validi, si va al ballottaggio tra i due candidati che hanno preso più voti. Veniamo al tema preferenze. Nei Comuni che hanno meno di 5mila abitanti ciascuno può esprimere una sola preferenza, scrivendo il cognome del candidato consigliere o consigliera che vuole sostenere. Nei Comuni più grandi, da 5mila abitanti in su, si possono esprimere due preferenze. In questo caso però bisogna sempre rispettare la regola dell’alternanza di genere: i candidati votati devono essere un uomo e una donna. Altrimenti, la seconda preferenza scritta viene considerata nulla. Resta la possibilità del voto disgiunto. Anche qui c’è una distinzione tra le città più grandi e quelle più piccole. Fino a 15mila abitanti non si può effettuare il voto disgiunto, cioè votare per un candidato sindaco e poi per una lista diversa da quelle che lo appoggiano. Sopra i 15mila abitanti, invece, c’è la possibilità del voto disgiunto. Gli elettori possono scegliere una candidata o un candidato sindaco, e poi votare anche per una lista che non lo sostiene, e anche esprimere le relative preferenze.

Dicevamo 117 comuni al voto. E anche se non ha lo spessore di un test sulla maggioranza di governo e sul peso delle opposizioni, l'appuntamento di domenica e lunedì darà dei segnali. «Sono stata a Genova da Silvia Salis, il giorno prima ad Assisi e sarò a Ravenna», ha detto la segretaria Pd, Elly Schlein spiegando che «tutte le forze alternative alle destre sono unite attorno ad un programma concreto... Stiamo già dimostrando nelle città che governiamo che siamo in grado di andare d'accordo. Un messaggio a Giorgia Meloni. Elezioni anticipate? Schlein non si nasconde: «Spero di sì. Siamo preparati, assolutamente competitivi, la partita è già aperta». Nelle ultime ore di campagna per le amministrative, prima del giorno di silenzio elettorale, i big si sono dati da fare su e giù per l'Italia. Schlein a Ravenna, appunto, il presidente del M5s Giuseppe Conte a Taranto, Matteo Salvini ancora a Genova. Quella di Genova è la sfida più significativa. Il risultato non è scontato. Si confrontano Pietro Piciocchi, sostenuto dal centrodestra, e Silvia Salis, che ha alle spalle tutto il centrosinistra. Più netti i pronostici per Ravenna, città di tradizione progressista, dove un campo larghissimo presenta Alessandro Barattoni, mentre il centrodestra si presenta diviso: Fdi punta su Nicola Grandi, sostenuto anche da Forza Italia, ma non dalla Lega, che corre invece con Alvaro Ancisi. Parti invertite a Matera, dove il centrodestra schiera Antonio Nicoletti, mentre il centrosinistra va in ordine sparso: il Pd non ha presentato una lista col proprio simbolo, ma un suo esponente, il consigliere regionale Roberto Cifarelli, corre sostenuto dai centristi. In corsa anche Vincenzo Santochirico, con un passato da assessore e presidente del Consiglio regionale con il Pd: indicato in un primo momento da un tavolo del centrosinistra, prima ha prima annunciato il ritiro e poi è tornato sui suoi passi presentandosi con la lista "Progetto Comune", che punta a pescare voti nel bacino progressista-riformista. Il M5s è col sindaco uscente Domenico Bennardi (decaduto a ottobre per le dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32). A Taranto, invece, si presentano frammentati sia il centrosinistra sia il centrodestra. Pd e Avs con Piero Bitetti, il M5s con Annagrazia Angolano, Fdi, Fi e Noi Moderati con Luca Lazzaro, mentre la Lega guarda con più attenzione a Francesco Tacente.

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