mercoledì 22 gennaio 2025
Con il sì della Consulta, parte la mobilitazione dei giovani nelle piazze e sui social. I promotori: dimezzare i tempi di residenza richiesti per fare domanda. Ma il quorum è un traguardo difficile
Ragazzi migranti a scuola

Ragazzi migranti a scuola

COMMENTA E CONDIVIDI

Sulla cittadinanza si apre il fronte della piazza, ma nei palazzi della politica il discorso non è chiuso. Anzi. Sono 18 i testi depositati come proposte di riforma sul tema in Parlamento (13 alla Camera, 5 al Senato) eppure la discussione non è mai iniziata. Che effetto avrà adesso il sì della Consulta alla proposta lanciata dal comitato promotore, che ha chiesto di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale richiesti inItalia per fare domanda? L’effetto sarà duplice. Da un lato, il via libera della Corte Costituzionale aggregherà verosimilmente pezzi diversi della società civile e della politica, a partire dall’opposizione, interessati a dare un segnale ai cosiddetti “nuovi italiani”, i figli dei migranti nati e cresciuti in Italia che da tempo chiedono di essere riconosciuti come tali. Dall’altro, probabilmente, compatterà chi finora si è opposto a qualsiasi riforma, su tutti Palazzo Chigi e ampi spezzoni della maggioranza, all’insegna dell’immobilismo. Non fare nulla, insomma, per vedere se e quanto l’istituto del referendum (chiesto non solo per cambiare la cittadinanza, ma anche per abrogare alcune norme del mercato del lavoro) riuscirà a smuovere la coscienza del Paese, consapevoli che l’asticella del quorum è molto alta e assai difficile da raggiungere.
«È un traguardo storico, frutto del nostro impegno e siamo felici e orgogliosi per questo risultato». Chi parla è Noura Ghazoui, responsabile della “Rete Conngi”, nata dalla decisione delle nuove generazioni di mettersi insieme, al di là delle appartenenze e degli steccati. Questa sigla raccoglie ormai 45 associazioni, e insieme ad altri network, come “Italiani senza cittadinanza” e “Idem Network”, rappresenta il mondo dei “nuovi italiani”. «Ora dovremo elaborare una campagna comunicativa all’altezza. Vorremmo dire innanzitutto che il cambiamento che chiediamo non è solo per noi, ma per tutto il Paese. Racconteremo le nostre storie, certo, e punteremo su una presa di coscienza generale».

Portare alle urne milioni di persone in tempi di astensionismo imperante è un obiettivo importante, per molti irraggiungibile. I promotori sperano di replicare, in grande, il grande battage mediatico che ha portato in pochi giorni a settembre a sfondare quota 670mila firme (anche online): allora si impegnarono influencer, testimonial, cantanti da Ghali a Zerocalcare. «Insisteremo ancora su di loro, ci focalizzeremo tanto sul tam tam, via social e saremo poi nelle piazze con i gazebo. La politica? Speriamo si mobiliti con noi».

La sera di lunedì, in piazza a Roma, la voce dei comitati promotori, insieme a quella di Riccardo Magi, segretario di +Europa, si è concentrata su alcuni punti in particolare. «Questa è una legge anacronistica, che non rappresenta più l’Italia di oggi - hanno detto i giovani presenti -. In questo senso, il pronunciamento della Corte Costituzionale è sicuramente un passo importante verso la riforma della legge 91 del 1992 e per noi è stato fondamentale aver avuto il supporto di tutti. Innanzitutto, delle persone che hanno firmato e che ci hanno regalato il loro tempo. Adesso lavoreremo, fianco a fianco, con chi ha dimostrato di credere in questa battaglia».

A suonare la carica ieri è stato il leader della Cgil, Maurizio Landini, secondo cui «si apre una primavera di voto e di diritti, una primavera di democrazia e partecipazione». Vista dai palazzi delle istituzioni, la prossima consultazione è un sasso lanciato nello stagno immobile della politica. Le proposte presentate da Forza Italia e dal Pd rimangono, su fronti diversi, le basi di un confronto mai iniziato. Fi ha puntato sullo Ius Italiae, che vuole garantire la concessione della cittadinanza a bambini e ragazzi che abbiano completato un percorso di studi obbligatorio di almeno 10 anni nel nostro Paese, limitando nel contempo l’accesso allo Ius Sanguinis, per i cosiddetti oriundi alla seconda generazione e accorciando i tempi di risposta da parte dello Stato per chi chiede il titolo. Per il Partito democratico, invece, bisognerebbe partire con lo Ius Scholae già dalle scuole dell’infanzia e sul tavolo dovrebbero esserci «tutti gli Ius del mondo», per dirla con i parlamentari che hanno lanciato la proposta. Sulla strategia che verrà seguita, in particolare da Via del Nazareno, Elly Schlein ha ribadito, a proposito di tutti e 5 i quesiti: «Li ho firmati e non faremo mancare il nostro contributo, anche sulla cittadinanza». Segnali di mobilitazione sono arrivati anche dalla società civile. «A giugno saremo chiamati a dare voce a centinaia di migliaia di persone che, pur senza cittadinanza, sono già italiani. Grande sarà il nostro impegno» ha sottolineato ad esempio Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti, di Cittadinanzattiva. Secondo il Forum Disuguaglianze e diversità, «su questo tema si aprirà finalmente un dibattito cruciale non solo per le persone di origine straniera, che grazie alla cittadinanza vedranno riconoscersi diritti fondamentali, ma per l'intero Paese».
© riproduzione riservata

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: