mercoledì 20 luglio 2016
Il presidenti di Anmic e Anmil, Pagano e Bettoni, reagiscono con «indignazione» all'ennesima retata di falsi invalidi a Napoli. «Gettano una cattiva luce su disabili veri che vivono con 800 euro al mese» (Paolo Ferrario)
Falsi invalidi, 17 arresti a Napoli
«Chi imbroglia danneggia chi ha bisogno»
COMMENTA E CONDIVIDI

«Chi imbroglia toglie un diritto a chi ne ha davvero bisogno. È un duplice imbroglio: morale e materiale». Reagisce con rabbia, all’ennesima scoperta, nel Napoletano, di un gruppo di falsi invalidi, il presidente dell’Associazione nazionale invalidi civili, Nazaro Pagano. Questi scandali, infatti, gettano una «cattiva luce» su 2 milioni e mezzo di persone che, invece, hanno realmente problemi e sono costrette a vivere con il magro indennizzo passato dallo Stato.

Ottocento euro al mese

«Questi fatti demonizzano un’intera categoria – prosegue Pagano – che, non dimentichiamo, vive con 270 euro al mese di indennizzo, per un’invalidità del 100% a cui, per chi ne ha diritto, si aggiunge un assegno di accompagnamento di 500 euro al mese. Ora il nostro auspicio è che, le risorse recuperate da chi se n’era indebitamente appropriato, siano restituite a chi ne ha necessità».

«Controlli più stringenti»

Per intensificare i controlli sul territorio, rendendoli ancora «più stringenti», il presidente dell’Anmic propone all’Inps di attivare un «tavolo tecnico» tra tutte le associazioni rappresentative dei disabili e invalidi accreditate presso l’Istituto. «Sono situazioni che ci trasciniamo dal passato e che riguardano specifici ambiti territoriali – sottolinea Pagano -. Negli ultimi anni le verifiche hanno dato buoni risultati anche se è innegabile che qualche cortocircuito si sia verificato. Speriamo vengano al più presto risolti e che questi episodi che, ripeto, danneggiano tante persone veramente bisognose, non debbano più verificarsi».

Lavoro, incidenti “nascosti”

«Profondamente indignato» per le notizie provenienti da Napoli, è anche il presidente dell’Anmil (invalidi del lavoro), Franco Bettoni. Che, però, segnala come l’associazione debba combattere il problema contrario. «Sappiamo – denuncia Bettoni - che accade di frequente che chi subisce un infortunio sul lavoro spesso sia “costretto” a non dichiararlo come tale per non rischiare di perdere il posto, mentre per quanto riguarda le aziende troviamo difficile credere che ci possa essere un loro interesse a dichiarare falsi infortuni le cui ripercussioni ricadrebbero proprio sull’impresa con l’aumento del premio assicurativo».

Denunce sottostimate

Secondo gli ultimi dati Inail riferiti, nel 2015 l’istituto ha ricevuto circa 637mila denunce di infortunio di cui ne sono state riconosciute poco più di 416mila; tali infortuni hanno causato circa 11 milioni di giornate di inabilità con costi a carico dell’Inail e, in media, hanno dato luogo a circa 82 giorni per gli infortuni con menomazioni e 20 giorni in assenza di menomazione. «Temiamo che tali numeri siano addirittura sottostimati – conclude Bettoni - in quanto pesa molto per la nostra categoria la tendenza, sia da parte dei datori di lavoro che degli stessi lavoratori, a non denunciare e a tenere nascosto l’evento infortunistico, mentre sulla diminuzione degli invalidi del lavoro in questi anni ha influito molto anche la riforma dell’assicurazione infortuni e la revisione delle tabelle delle menomazioni, modificate in modo restrittivo rispetto al passato, con la conseguenza che per la stessa invalidità oggi non si riesce più ad ottenere una rendita vitalizia, ma solo un indennizzo in capitale che resta fuori dalle statistiche».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: